Carabinieri di Roma: indagine “Ombre”

Maxi operazione antidroga dei Carabinieri tra Roma, Latina e Rieti

Sono 53, in totale, (35 nel corso delle indagini) le persone arrestate dai Carabinieri di Roma nell’ambito dell’operazione antidroga denominata “Ombre” conclusa questa mattina con la notifica di 18 ordinanze di custodia cautelare e perquisizioni a Roma, Rieti e Latina. I Carabinieri hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal Gip presso il Tribunale di Roma, Dott. Alessandro Arturi, che ha accolto specifica richiesta nel senso formulata dal P.M. Dott. Giuseppe Cascini. Si è altresì dato esecuzione a complessive 18 perquisizioni locali tra Roma, Frascati, Rieti e Latina presso le abitazioni di proprietà o nella disponibilità degli arrestati, individuando e ponendo sotto sequestro 11 auto e motocicli.

A carico dei soggetti è stato configurato il reato associativo previsto e punito dall’art.74 del DPR 309/90. I provvedimenti scaturiscono dall’indagine denominata “Ombre”, avviata dalla Stazione Carabinieri di San Basilio nel maggio 2011, in seguito ad alcuni arresti su piazza. Quartiere, quello di San Basilio, all’interno della quale i componenti del consesso criminoso avevano istituito un vero e proprio mercato permanente di cocaina, accreditandosi quale fonte costante di approvvigionamento per i consumatori provenienti dalle più svariate zone di Roma e del circondario. Il gruppo, organizzato gerarchicamente e con ruoli ben definiti seppur con interscambiabilità relativa, operava 12 ore al giorno (dalle 14.00 a notte fonda), sette giorni su sette, con dinamiche sperimentate e ben consolidate, finalizzate ad eludere il controllo delle Forze dell’Ordine.

I due capi della gang avevano previsto tutto. Ogni giorno, presso tutte le strade di accesso al quartiere, venivano posizionate le “vedette”. Associati che, pagati 1000 euro al mese per turni di 6 ore, avevano il compito di avvisare con parole convenzionali l’arrivo e la dipartita delle pattuglie delle Forze di Polizia. Un urlo, una frase, e tutto il gruppo interrompeva in pochi secondi le attività, che riprendevano una volta allontanatesi le divise. Lo spaccio veniva invece realizzato nelle zone comprese tra Via Montegiorgio, Via Corinaldo e Via Pievebovigliana, nei lotti di edilizia popolare contrassegnati dai numeri 48, 49, 50. Ma anche in questo caso le metodologie erano ben accorte e consolidate: il pusher non deteneva la droga sulla persona, ma in anfratti ben nascosti all’interno dei campi e delle immense palazzine del quartiere. Sul luogo veniva peraltro acceso il fuoco in un bidone, strumento di tempestiva distruzione dello stupefacente, in caso di imprevisti interventi delle Forze dell’Ordine. Ricevuta dal cliente la somma contante, il pusher si allontanava per prelevare lo stupefacente occultato, per poi ritornare sul posto e concludere la contrattazione. I pusher operavano per quantità di droga cedibile: c’era chi era deputato allo spaccio dei quantitativi maggiori da 5 grammi, detti “mani”, e chi ai quantitativi minori da 0,4 grammi, detti “pezzi”. Il capo dell’organizzazione aveva previsto tutto: dalla pulizia della piazza dello spaccio ad inizio turno, al briefing prima dell’inizio attività, ai turni di riposo settimanale dei sottoposti, ai pasti veicolati sul posto di lavoro al fine di non interrompere lo spaccio, sino all’assistenza legale ed economica agli associati colpiti da provvedimenti cautelari.

Non sono mancate le discussioni sulla opportunità di interrompere l’attività di spaccio in occasione delle abbondanti nevicate che hanno colpito la Capitale nel febbraio 2012. Il gruppo voleva sospendere le attività, il numero due della gang autorizza, ed il Capo è stato costretto ad intervenire. L’indagine, condotta da maggio 2011 a giugno 2012, ha consentito puntuali e costanti riscontri all’ipotesi investigativa: 35 gli arresti in flagranza, centinaia le segnalazioni ex art.75 DPR 309/90, due pistole con silenziatore sequestrate; il tutto corroborato dall’episodio più indicativo, il 24 aprile 2012: dopo un appostamento durato alcuni giorni, i militari di San Basilio individuano un campo dove, ben sotterrate, vengono rinvenute e sequestrate circa 1700 dosi di cocaina, già pronte per lo spaccio, e circa € 16.000 in contanti. Alcuni numeri indicativi del fenomeno: 860 le persone controllate nel corso dell’indagine, 130 le dosi medie giornaliere piazzate ai clienti (50.000 nell’intero periodo), con un incasso medio giornaliero di €.5.400 (pari a circa 2 milioni di euro annui).

Spaccio talmente frequente e sistematico da indurre l’Autorità Giudicante a paragonare la fila dei clienti fermi in attesa della loro dose, a quella degli automobilisti in coda presso un distributore di carburante. E spaccio che non si ferma nemmeno davanti a dei bambini, come documentato in una circostanza dagli operanti, allorquando un cliente riceve la propria dose tenendo sulle spalle un bambino in tenera età. Nella mattinata dell’11 febbraio 2013, la risposta dello Stato: circa 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, con l’ausilio di un elicottero dell’Elinucleo di Pratica di Mare, dei Cinofili di Ponte Galeria e dell’8° Reggimento Carabinieri Lazio, hanno cinturato il Quartiere, arrestando 15 dei 18 destinatari della misura. Gli altri 3 sono stati prelevati a Roma Tor Vergata, Rieti e Latina. Destinazione carcere per 15 di loro, arresti domiciliari per gli altri 3. Nel contesto dell’attività, in virtù del disposto di cui all’art.12sexies del D.L. 306/92, i militari dell’Arma hanno sequestrato 11 tra motoveicoli ed automezzi (tra cui un’Audi Q5, una Mercedes Classe A, due Quad, tre maxiscooter Yamaha TMax), poiché aventi valore incompatibile con le dichiarazioni dei redditi presentate dagli arrestati, quasi tutti disoccupati.

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