Infermieri killer in corsia. Con loro, ospedali luogo di morte per neonati e anziani

La vicenda dell’ infermiere killer 69enne accusato della morte di cinque anziani ricoverati nella casa di cura Villa Alex di Sant’Angelo Romano

Infermiere di famiglia, paziente allettato e busto dell'infermiera

Ce ne sono diversi di infermieri killer, sempre operativi nei nosocomi di tutto il mondo, e rendono gli ospedali luoghi ad alto rischio di sopravvivenza, nel caso si dovessero incontrarli. Tra gli uomini c’è Alfonso De Martino, l’infermiere di Satana, accusato di aver ucciso tre pazienti all’ospedale San Giuseppe Albano a Roma fra il 1990 e il 1993. Antonio Busnelli, che nel ’93, fu accusato di 28 omicidi anche se si sospettò ne avesse compiuti molti di più al Fatebenefratelli di Roma.

Il famoso Angelo Stazzi, infermiere 69enne accusato della morte di cinque dei sette anziani ricoverati nella casa di cura Villa Alex di Sant’Angelo Romano. In quella clinica, Stazzi lavorò dal dicembre 2008 al settembre 2009 e venne condannato nel dicembre 2011 a 24 anni di carcere anche per la morte della collega (ed ex amante) Maria Teresa Dell’Unto, uccisa per un prestito non saldato. Uccideva gli anziani per lo più in fase terminale o malati di Alzheimer, in cambio di pochi euro, qualche vestito o una piccola mancia da parte delle agenzie di pompe funebri.

Le donne serial killer agiscono esattamente come gli uomini

L’infermiera scozzese che ha ucciso 7 neonati riapre il caso delle donne serial killer. Sono abbastanza simili ai loro “colleghi” maschi, in termini di freddezza e malvagità. Usano una professione che dovrebbe portare sollievo ai malati, per commettere delitti quasi invisibili. Gli ospedali, con loro dentro, sono un luogo “sicuro” di morte, per neonati e anziani.

L’infermiera ha ucciso freddamente 7 bambini

Apprendo dal Tg1 che un’infermiera neonatale di 33 anni, Lucy Latby, è stata condannata per l’omicidio “persistente, calcolato e a sangue freddo” di sette bambini e per aver tentato di ucciderne altri sei. Si tratta di cinque maschi e due femmine, assassinati quando lavorava presso il Countess of Chester Hospital, a sud di Liverpool, tra il 2015 e il 2016. Ha iniettato nelle vene dei neonati aria o latte nei loro stomaci, attraverso i sondini, interferendo coi tubi respiratori o avvelenandoli con l’insulina.

La sentenza è giunta dopo 22 giorni di drammatiche udienze e discussioni tra i giurati. La donna aveva sempre respinto le accuse ma le prove sono state schiaccianti. Alcuni altri bambini, che erano stati lasciati alle sue “cure” vennero salvati grazie al personale medico, dopo avere manifestato crolli fisici inspiegabili. Grazie ai suoi metodi perversi che non lasciavano tracce nel fisico dei bambini, quelle morti risultavano incomprensibili ai medici. Ora tutto è più chiaro.

Non avrò mai figli, non mi sposerò, non saprò mai cosa vuol dire avere una famiglia

La vicenda ha lasciato interdette molte persone per la crudeltà e l’efferatezza dei gesti della infermiera. Lucy, tra l’altro, sembra la classica brava ragazza dal volto acqua e sapone, un’aria verginea nello sguardo la farebbe paragonare più a una Madonna di Botticelli che alla crudele assassina di neonati. Durante il processo il procuratore Nick Johnson ha mostrato ai giurati delle note trovate dalla polizia a casa dell’infermiera, che gettano una luce sinistra sulle motivazioni degli omicidi: “Non merito di vivere. Li ho uccisi di proposito perché non sono abbastanza brava a prendermi cura di loro”.

Lucy aveva scritto anche: “Sono malvagia, sono stata io”.  Il suo avvocato ha detto che il biglietto è stato scritto da una “donna angosciata e disperata”. Una frase sembra chiarire molto della volontà di Lucy è quella che recita così:” Ho una paura travolgente… Non avrò mai figli e non mi sposerò. Non saprò mai cosa significhi avere una famiglia”. Quello che lascia comunque costernati è che di fronte ad un problema psichico si scelga la via della distruzione delle vite altrui invece che cercare una soluzione per sé stessi. Quasi come se Lucy non volesse che le altre donne potessero godere di quella felicità che a lei veniva negata. Non è chiaro però da chi e perché.

Uno dei più efferati ed estranianti casi di serial killer

Il caso si configura come quella di una serial killer, come ha detto la Bbcla più efferata nel prendere di mira bambini nella storia britannica recente.” Le sue azioni non sono state impulsive. Ogni omicidio è stato calcolato e portato a termine con raziocinio spaventoso.  Tanto più se pensiamo che si tratta di una donna giovane, una infermiera e di neonati che a lei erano stati affidati. I colleghi hanno cominciato a sospettare che qualcosa non quadrasse per via del numero eccessivo di casi di malore inspiegabile e di decessi fra i bambini.

L’infermiera era stata fermata e rilasciata su cauzione per ben due volte tra il 2018 e il 2019. Non si riuscivano a trovare prove convincenti sul suo operato. Già nel processo tuttavia s’è visto chiaramente che il profilo di Lucy era quello di una donna con evidenti problemi mentali che aveva giocato a far finta di essere Dio, come aveva detto il pubblico ministero.

Lucy non è assimilabile alle madri che uccidono i figli

In un primo momento ho pensato che il caso di Lucy fosse assimilabile a quelle delle madri che uccidono i propri figli. L’equazione donna=madre mi aveva fuorviato. In effetti in Lucy non c’è niente di materno, se non l’aspirazione ad avere una famiglia, sopita completamente dalla vendetta verso le altre madri che ce l’hanno. Lucy agisce come una serial killer, metodica, fredda, ossessiva. Il fatto che uccida neonati non credo abbia a che vedere con il suo istinto materno, sicuramente represso o nascosto o deviato.

Le madri che uccidono sono persone in preda alla disperazione, tant’è che poi tentano il suicidio e parecchie lo attuano. Forse pensano a lungo all’omicidio del figlio ma non c’è soddisfazione di una pulsione nel farlo. Come invece c’è in Lucy nell’attuare il suo piano di vendetta. Quindi stavo commettendo un grave errore, frutto dei condizionamenti culturali sul femminile.

In Italia altri due casi di infermiere serial killer del recente passato

Lucy è più assimilabile ad altri casi di donne serial killer, spesso, guarda caso, infermiere come lei. La prima che ho ritrovato negli archivi di Google è Daniela Poggiali. Infermiera a Lugo di Romagna, accusata di aver assassinato la paziente di 78 anni, Rosa Calderoni la mattina dell’8 aprile 2014, con una iniezione di due fiale di potassio, all’Ospedale Umberto I di Lugo. Per il Pm quella della Calderoni potrebbe essere stata solo l’ultima morte di un a lunga scia, almeno una novantina, second una perizia statistica che la riguardava.

Poi c’è Sonya Caleffi, condannata a 20 anni di reclusione per aver ucciso cinque pazienti con iniezioni di aria all’Ospedale Manzoni di Lecco. Ha dichiarato al giudice che lo faceva per farsi notare dai superiori, quando interveniva prontamente per salvare i pazienti dal problema che lei stessa aveva causato con le iniezioni. Il giudice, pur riconoscendo dei disturbi di personalità della donna, l’avevano ritenuta perfettamente lucida e consapevole al momento dei fatti.

Le donne serial killer sono sempre delle infermiere: è una costante

Waltraud Wagner, Irene Leidorf, Stefanija Mayer e Maria Gruber  vennero condannate rispettivamente all’ergastolo, a 20 e 15 anni per aver ucciso fra il 1983 e il 1989 ben 20 pazienti con dosi letali di medicinali o versando dell’acqua nei loro polmoni in Austria.

Lucy de Berk è una infermiera olandese condannata all’ergastolo per aver ucciso diversi pazienti, anziani e bambini, con dosi letali di sostanze stupefacenti. Il tribunale dell’Aia la riconobbe colpevole di quattro omicidi e tre tentati omicidi. Era stata incriminata per la morte di tredici persone, cinque ragazzini e otto anziani, in tre ospedali dell’Aia in cui aveva lavorato dal febbraio del 1997 al settembre del 2001.  

Il peggiore di tutti, che ha ispirato un certo Hannibal Lecter

Stephan Letter aveva 28 anni, infermiere nell’ospedale bavarese di Sonthofen, quando venne condannato per aver ucciso con iniezioni letali ventisette pazienti. Nella storia della criminologia tedesca Stephan Letter è il peggiore serial killer del dopoguerra. Forse il cognome vi riporta alla mente un altro criminale inventato dal cinema, nel Silenzio degli Innocenti (1991), un tale Hannibal Lecter?  Il tribunale riconobbe colpevole Stephan, dell’uccisione premeditata di 12 pazienti, dell’omicidio di altri 15 e di tentato omicidio in altri cinque casi. Per provocare i decessi dei pazienti a lui affidati, avvenuti tutti tra l’inizio del 2003 e la meta del 2004, somministrava prima sostanze narcotizzanti, poi iniezioni di farmaci che provocavano una paralisi muscolare, con il conseguente blocco della respirazione.

La giustificazione di alleviare le sofferenze dei pazienti nascondeva il business con le agenzie funebri

Edson Izidoro Guimaraes, accusato di aver ucciso 132 pazienti ricoverati all’ospedale Salgado Filho di Rio per rincassare le commissioni di una agenzia di pompe funebri. Affermò che la sua intenzione era solo di alleviare le sofferenze di malati di Aids e di altre gravi affezioni in stadio terminale togliendo loro le maschere d’ossigeno oppure procedendo con una iniezione letale.

Orville Lynn Majors  era infermiere nell’unità di cure intensive dell’ospedale di Clinton, dove tra il 1993 e il 1995 si era verificata un’allarmante epidemia di morti di pazienti anziani: 130 persone tra i 56 e gli 89 anni che sembrano stare bene poco prima di una iniezione. Le autopsie delle salme esumate ha rivelato che alcune delle morti sono imputabili ad una iniezione di cloruro di potassio, una sostanza che può bloccare l’attività cardiaca.

*Foto di repertorio