L’Italia è un paese razzista? Ci sono 5 casi di razzismo al giorno

L’esasperazione, la crisi, le fake news, le arringhe più o meno credibili dei nostri politici e il bombardamento dei media

L’Italia è un paese razzista? L’esasperazione, la crisi, le fake news, le arringhe più o meno credibili dei nostri politici e il bombardamento dei media circa i continui sbarchi dei migranti possono fornire in qualche modo una spiegazione per i gravi fatti di stampo razzista che si verificano quotidianamente nel bel paese? Sì, perché la strage tentata a Macerata pochi giorni fa (fatto gravissimo) è solo l’ultimo di una serie di tanti episodi e “impone una profonda riflessione sulla pericolosa diffusione del fenomeno del razzismo”, come affermano e 16 organizzazioni ed enti locali che fanno parte del progetto Voci di confine, nato nel 2017 per raccontare il fenomeno migratorio al di là degli stereotipi. Episodi che, nonostante l’Italia abbia un sistema normativo adeguato (leggi 654/1975, 205/1993, 40/1998, DL 9-7-2003 n.215), purtroppo si verificano ogni santo giorno. E vanno dagli squallidi adesivi di Anna Frank attaccati negli stadi in nome di chissà quale goliardia, alle aggressioni da parte di ragazzini in branco al grido di “Sporco negro” (verificatasi a Roma lo scorso ottobre), da ragazzine di colore insultate e malmenate sui bus senza motivo alcuno al grido di: “È inutile che vai a scuola, tanto finirai per strada, tornatene al tuo paese” (risalente allo scorso novembre, a Torino) a giocatori di calcio che fanno il saluto romano nelle comunità colpite dalle stragi nazi-fasciste (è accaduto lo scorso novembre a Marzabotto, nel bolognese).

Fino ad arrivare alle svastiche per imbrattare e sfregiare la memoria, fatto ignobile avvenuto alla scuola Anna Frank di Pesaro (sempre lo scorso novembre). A dirlo sono i dati diffusi nel comunicato stampa delle organizzazioni che aderiscono al progetto e sono decisamente preoccupanti: dei 2.652 episodi di discriminazione rilevati dall’Unar nel 2016, il 69% (più di 1800) riguarda fatti discriminatori per motivi razziali. E la media è di 5 al giorno. E non solo, perché a questi vanno aggiunti i dati sui crimini d’odio: come riportato da Redattore Sociale , secondo l’Odihr (Office for Democratic Institutions and Human Rights) dell’Osce, su 555 crimini d’odio rilevati dalle Forze dell’Ordine in Italia nel 2015, 369 erano relativi a episodi di razzismo e xenofobia. A cui si aggiungono altri 101 casi riportati da organizzazioni della società civile.

La relazione della commissione d’indagine del Parlamento italiano su fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia, e razzismo (nota come Commissione Jo Cox) dimostra infine l’esistenza di una piramide dell’odio alla cui base si pongono stereotipi, rappresentazioni false o fuorvianti, insulti, linguaggio ostile “normalizzato” o banalizzato e, ai livelli superiori, le discriminazioni e quindi il linguaggio e i crimini di odio". Di chi è la colpa se i nostri figli, nel 2018, si rivolgono ad un’altra persona chiamandola “Sporco negro”? Malmenandola? O cercando addirittura di eliminarla? In quali contesti hanno appreso il disprezzo verso gli altri membri della razza umana? In famiglia? A scuola? Nel branco…? Può davvero definirsi soltanto una questione “politica”? Può davvero essere un “modo di pensare” accettabile? Come si può estirpare questa piaga? Tutto ciò sarà mica legato a l’involuzione che l’educazione, la famiglia e la scuola stanno avendo da anni in Italia? Perché nel bel paese, purtroppo, e per tanti motivi, il degrado culturale sta titillando dei livelli indecorosi.

In Italia si legge sempre di meno (lo ha recentemente affermato il nuovo rapporto Federculture, spiegando anche come alcune fasce della popolazione vivano addirittura in uno stato di “esclusione culturale”), le menti più brillanti non occupano posti chiave (e anzi, se ne vanno lontano) e la scuola non funziona più come una volta, anche a causa della totale perdita della sua “autorità” (la cronaca ci racconta sempre più spesso di docenti malmenati dai genitori degli alunni e addirittura di professori sfregiati dagli studenti). E in un degrado di questo tipo, complici l’impunità cui spesso vanno incontro certe azioni e certi soggetti… Si distinguono sempre gli ignoranti e gli stupidi. Che, in preda a idee stupide, inevitabilmente, si riuniscono in branchi di stupidi per fare cose stupide. E a volte gravi. Che non vanno affatto sottovalutate, che vanno punite e magari stroncate sul nascere, ma che soprattutto vanno combattute con intelligenza. Con le spiegazioni. Con l’educazione. Con il sapere. Con la storia.

E in tutto questo famiglia e scuola, che oggi qui dalle nostre parti sembrano la terra di nessuno, hanno un ruolo fondamentale. Per carità, forse la mente di un razzista o di un potenziale xenofobo è talmente limitata da non essere proprio in grado di crescere, ma… chissà, magari innalzando il livello culturale di chi lo circonda, le sue idee e le sue azioni cretine ne uscirebbero un bel po’ limitate; in quanto la sgradevole sensazione della vergogna, spesso può fare miracoli. Di sicuro, come recentemente affermato dall’ex calciatore della nazionale francese, Lilian Thuram, intervistato dal Corriere della Sera sulla questione Anna Frank: “Quando succedono situazioni così gravi non si può fare finta di niente. Bisogna fare qualsiasi cosa per fare capire che non ci si comporta così.”

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