La sanità italiana è al collasso. In dieci anni ha subìto 37 miliardi di tagli

A pagarne le conseguenze è stato soprattutto il personale medico perché il 50% dei soldi mancanti sono stati tolti alla spesa per i dipendenti

In 10 anni tagliati 37 miliardi di euro. Nell’ultimo decennio tutti i Governi hanno contribuito a sgretolare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la maestosa opera pubblica costruita per tutelare la salute delle persone. Con il nuovo Esecutivo a breve impegnato nell’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2019 e, soprattutto, nella stesura della Legge di Bilancio, la Fondazione GIMBE pubblica un report sul definanziamento 2010-2019 del SSN al fine di stimare, al di là dei proclami, la reale entità delle risorse necessarie a rilanciare la sanità pubblica. 

Il finanziamento pubblico alla sanità ha subìto un taglio di 37 miliardi di euro: circa 25 miliardi tra il 2010 e il 2015; oltre 12 miliardi nel 2015-2019. A pagarne le conseguenze è stato soprattutto il personale sanitario perché il 50% dei 37 miliardi mancanti sono stati tolti alla spesa per i dipendenti. In particolare hanno fatto cassa il blocco del turnover, ossia il blocco dell’assunzione di nuovi medici per sostituire i pensionati, e il mancato rinnovo del contratto che doveva servire ad allineare le retribuzioni dei medici italiani agli standard europei.

La Fondazione Gimbe da anni ribadisce che se è certo che non esiste un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del SSN, è altrettanto vero che manca un esplicito programma politico per il suo salvataggio. 

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