Lazio misterioso: Rivodutri, la Porta Alchemica e il faggio di San Francesco

L’Italia è uno scrigno pieno di tesori a tal punto che se ne trovano ovunque, anche nei borghi più sperduti e sconosciuti, come a Rivodutri

Rivodutri (Rieti)

Rivodutri (Rieti)

Un villaggio preistorico venuto alla luce alle sorgenti di Santa Susanna, la Porta Alchemica e il faggio di San Francesco sono le tre attrazioni che rendono questo piccolo borgo del reatino una delle realtà più interessanti da visitare.

Rivodutri, un borgo di 1500 abitanti in Provincia di Rieti

L’Italia è uno scrigno pieno di tesori a tal punto che se ne trovano ovunque, anche nei borghi più sperduti e sconosciuti, che già da soli potrebbero costituire stimoli per attrarre frotte di visitatori da tutto il mondo. Ma questo non accade.  Gli itinerari sono sempre gli stessi. Le località e i monumenti e i musei da visitare sono quei quattro o cinque più rinomati e tante delle ricchezze incredibili restano nell’ombra. Queste bellezze e questi misteri – anche se in alcuni casi del tutto svelati – così ugualmente affascinanti e possono costituire motivo di orgoglio per noi Italiani, che possiamo goderne quanto e quando vogliamo, a nostro vantaggio. Sempre se saremo in grado di venirne a conoscenza e di saperli apprezzare, cosa – quest’ultima- di cui dubito ogni giorno di più.

Il faggio che offrì riparo a San Francesco

Nella Riserva dei laghi Lungo e Ripasottile, sorge Rivodutri, comune del reatino con circa 1300 abitanti, la cui origine risale all’XI secolo. Il paese venne scelto da San Francesco nei suoi pellegrinaggi per essere luogo di pace e tranquillità immerso nella natura. La leggenda vuole che in un bosco sulle pendici del monte Fausola, presso la frazione di Cepparo, vi sia un faggio con dei rami rivolti verso il basso anziché in alto, come normalmente accade, proprio perché durante un forte temporale, la pianta secolare volle lei stessa piegarsi per accogliere il santo di Assisi e dargli un riparo.

La pianta è annoverata tra i monumenti naturali del Lazio e la spiegazione scientifica della sua conformazione pare sia dovuta a una mutazione genetica, fino ad oggi riscontrata solo in altri due esemplari in tutto il pianeta. Un fenomeno che a me pare molto più interessante e spettacolare della inverosimile storia che si preferisce narrare. Capisco che alle menti semplici del 1200 sembrò più “naturale” che un faggio si prendesse cura di un frate, ma oggi?

Questo per sottolineare come certe volte, la mente sia disposta ad accettare spiegazioni assurde pur di dare una risposta basta che sia a ciò che non comprende. Nonostante ciò il faggio è stato inserito tra le mete del Cammino di San Francesco, un percorso di meditazione immerso nella natura. Poco distante dal faggio la Chiesetta di San Francesco al Cepparo, su un altopiano a 1.090 metri di altezza.

Il villaggio preistorico alle Sorgenti di Santa Susanna

Nei pressi di un’altra frazione, quella di Piedicolle, si trovano le sorgenti di Santa Susanna, Monumento naturale dal 1977. Una massa d’acqua capace di una portata di 5000 litri al secondo, una delle più grandi d’Europa. Nei pressi è stato allestito un giardino botanico con un parco giochi con delle panchine e un laghetto popolato da cigni. La sorgente alimenta il fiume omonimo che, dopo aver dato energia a un antico mulino si getta nel Lago Ripasottile e in seguito nel fiume Velino, contribuendo a dare ospitalità a numerosi pesci d’acqua dolce, tra cui le trote, che sono una delle amenità della gastronomia di Rivadutri.

La cosa più sensazionale però è che in questo Parco Naturale è venuto alla luce un abitato perilacustre dell’epoca del Bronzo, ovvero del XII secolo, a ridosso della strada. I reperti protostorici furono rinvenuti nel 1928 in occasione di alcuni interventi di bonifica, durante i quali si trovarono trecento frammenti fittili pertinenti a vasellame domestico da stoccaggio (dolia), da cucina (olle e fornelli), da mensa (tazze e ciotole), tutti reperti che bene si inquadrano in un contesto abitativo.

Interessante il rinvenimento di alcuni tronchi di legno fossilizzati paralleli al fiume e pertinenti ad un villaggio palafitticolo perilacustre. Comparvero anche le tracce di alcune opere di bonifica, tra cui dei canali artificiali. Stando agli indizi di combustione il sito venne devastato da un incendio, forse già nella prima età del Ferro. Dopo averlo scoperto gli storici sono riusciti a identificare questo villaggio con quello che veniva chiamato Carsula e che, secondo lo storico greco Dionigi di Alicarnasso, sorgeva lungo la Via Curia, corrispondente alla via Ternana di adesso, 14 km dopo Rieti.

Alcuni membri della Pro Loco di Rivodutri

La Porta Alchemica nel centro del borgo ricorda l’altra di Roma

Passeggiando nel centro storico di Rivodutri, sulla via Umberto I, ci si accorge di un arco solitario ornato di strane sculture ed iscrizioni, posto di fronte ad un piccolo giardino, completamente estraneo agli edifici circostanti. Si tratta della Porta Alchemica, collocata qui in tempi recenti. L’arco è uno dei pochi elementi artistici di Rivodutri sopravvissuti al terribile terremoto del 31 dicembre 1948, che devastò il paese provocando il crollo delle abitazioni più antiche, compreso l’edificio su cui il portale era incastonato.

Gli esponenti della famiglia Camiciotti, che possedevano il palazzo e l’adiacente giardino, erano noti per le loro ricerche esoteriche e per la pratica delle cosiddette scienze occulte.

L’arco presenta simboli legati al mondo dell’alchimia, e ricorda molto da vicino l’assai più celebre Porta Magica di Piazza Vittorio a Roma. In entrambe i casi non è stato ancora possibile risalire all’autore. Bisogna sapere che nel seicento queste pratiche erano molto diffuse.  Comunque a Roma in piazza Vittorio venne collocata nel 1888, una Porta Alchemica risalente agli anni tra il 1655 e il 1681.

Il marchese di Pietraforte

Questa Porta che viene anche detta Porta Ermetica o Porta dei Cieli viene attribuita al marchese di Pietraforte Massimiliano Savelli Palombara (1614-1685) che l’aveva fatta costruire per porla, assieme ad altre quattro porte, nella sua residenza di Villa Palombara, nella campagna orientale di Roma, sul colle Esquilino. Proprio in corrispondenza di dove sorge adesso Piazza Vittorio e i palazzi in stile umbertino post risorgimentale, costruiti dai piemontesi.

Quando venne smontata, nel 1873, era l’anno di espropriazione della villa da parte del Comune di Roma, per la demolizione della stessa a causa dei lavori di costruzione del nuovo quartiere Esquilino e la contemporanea realizzazione del giardino di piazza Vittorio. La porta è incassata in un blocco di terra e tufo, unico resto del sito originario, con accanto due statue raffiguranti il dio egizio Bes, di difficile datazione, rinvenute negli scavi del Quirinale di fine Ottocento. Il marchese di Palombara era un personaggio brillante e raffinato letterato, appassionato di alchimia ed esoterismo, interesse che condivideva con Cristina di Svezia, della quale fu devoto amico e fedelissimo di corte, durante il soggiorno romano dell’ex sovrana.

I significati dei simboli incisi sulla porta sono sempre gli stessi

I segni incisi sulla porta romana, secondo il suo proprietario, sarebbero indicazioni preziose per la trasformazione in oro di ogni materiale o per l’elevazione spirituale allo stadio nobile dell’individuo vile. I simboli planetari sono associati ai metalli, piramidi, cerchi, iscrizioni in latino ed ebraico e una stella a sei punte, il sigillo di Re Salomone.

Nel tentare di dare un’interpretazione alla simbologia incisa sulla porta, comunque, si torna sempre al concetto filosofico e anti-materialista dell’alchimia. Il processo di “trasmutazione” interessa non tanto i metalli quanto invece le qualità spirituali dell’Uomo. I rilievi raffigurati sugli stipiti e sull’architrave (che andrebbero letti dal basso verso l’alto) traccerebbero quindi le tappe di un percorso esoterico individuale. In sostanza si si tratterebbe di una graduale trasformazione dell’intelletto da uno stato di “vile” di incoscienza ad una dimensione “nobile” di consapevolezza, caratterizzata dall’equilibrio raggiunto dalla triade corpo-anima-spirito.

Nella Porta Alchemica ricorrono molti dei simboli classici della cultura esoterica. Tra essi spicca la figura di Mercurio (Hermes), primo agente della Pietra Filosofale, sintesi del maschile e femminile e metafora di perfezione, di equilibrio tra gli opposti. 

Questa porta, come l’altra di Rivodutri, restano comunque un impenetrabile enigma o forse non c’è niente da decifrare che non sia già chiarissimo, anche se deludente.

Mentre si ammira questa singolare opera d’arte, senza dubbio una delle più curiose dell’intera Sabina, si ha veramente la sensazione di essere di fronte ad un vero e proprio libro scolpito nella pietra. Sensazioni simili, peraltro, a quelle regalate dalla visita ad altri luoghi “magici” del Lazio descritti nel portale, quali ad esempio il Sacro Bosco di Bomarzo, l’Abbazia di Valvisciolo e la Certosa di Trisulti.  

Le Chiese di Rivodutri, dove sarebbero accaduti altri fenomeni “miracolosi”

Rivodutri conserva gran parte il suo aspetto antico grazie agli edifici del Quattrocento e del Cinquecento. Tra questi la parrocchiale di San Michele Arcangelo, patrono del paese, dove si trova una pregevole tela settecentesca raffigurante Gesù crocifisso, con San Giovanni, Maria Addolorata e la Maddalena. Mentre l’altra Chiesa della Madonna della Valle, molto visitata, venne eretta nel luogo in cui, nel 1652, la Vergine apparve a tale Alessio Damiani.

Si tentò quindi di trasferire nella chiesa del paese l’immagine della Madonna che però, miracolosamente, fu rinvenuta nella chiesa originaria. L’episodio, dicono, si verificò varie volte. Nacque allora l’idea di trasportare altrove, insieme all’immagine, l’intero blocco di pietra sul quale era comparsa la Madonna e di costruire sullo stesso l’attuale santuario settecentesco. Come si vede il borgo è piccolo ma ne ha viste di tutti i colori.

Nei dintorni la Valle Santa, un borgo fantasma, il paese di Lucio Battisti e i resti di una villa romana

I due laghi della Riserva sono ciò che resta dell’antico Lago Velino, e ora circondati da canneti e da bellissimi campi coltivati. Un altro piccolo specchio d’acqua non lontano è il Lago di Valentina a soli 13,5 km dal borgo.  Nella Valle Santa, ovvero la Piana di Rieti, si trovano quattro santuari francescani: l’Eremo di Greccio (22,5km) con accanto il borgo di Greccio. Il Santuario di Santa Maria della Foresta a 17,7km, il Convento Santuario di San Giacomo a 6,3 km vicino a Poggio Bustone, dov’è nato l’amatissimo cantante Lucio Battisti a soli 5 km.

Infine il Santuario di Fonte Colombo a 21,2km. Nei dintorni diversi borghi molto belli meriterebbero una visita a partire da Labro, completamente ristrutturato o Cantalice, Contigliano, Cittaducale, Colli sul Velino, l’Abbazia di San Pastore e il borgo fantasma, del tutto abbandonato di Reopasto. In località Grotte San Nicola si trovano poi i resti della Villa del senatore romano Quinto Assio, oggi sito archeologico.

Foto della Pro Loco Rivodutri