Marino verso le elezioni. E se a vincere fosse un modello alternativo?

Il quadro politico della Città di Marino chiarirà presto quali saranno gli schieramenti che si fronteggeranno alle elezioni amministrative

Marino elezioni

Panorama del Comune di Marino (Roma)

Il quadro politico della Città di Marino, da mesi immersa in un magma complesso tra alleati, presunti tali e fratelli-coltelli al limite del fratricidio politico, giungerà a breve in un punto di caduta decisivo per comprendere quali e quanti saranno effettivamente gli schieramenti che si fronteggeranno alle elezioni amministrative della prossima primavera (o fine estate che sarà). Il dibattito, infatti, resta ancora sotterraneo e in realtà circoscritto ai crocicchi dei vari candidati o aspiranti tali.

A Marino della politica partitica si vedono solo ombre confuse

Se infatti c’è ancora una base di centrodestra pronta a viaggiare unità, la battaglia ai vertici a Roma continua a manovrarla l’ex sindaco Adriano Palozzi, consigliere regionale e quadro nazionale del partito di Giovanni Toti, “Cambiamo”, pronto a far pesare sul piatto della bilancia la sua luogotenenza castellana e i buoni rapporti con i vertici regionali degli altri partiti. Questo nonostante fatichi a fare sintesi col candidato perdente delle elezioni 2016, Stefano Cecchi, volto ventennale, protagonista di tutte le stagioni belle e meno belle del centrodestra sul territorio e da quattro anni autoricandidatosi primo cittadino, sottraendosi di fatto al ruolo di capo della minoranza di centrodestra.

Quel centrodestra dalle cui segreterie romane ad oggi aspetta ancora una benedizione che peraltro tarda ad arrivare. Il duello da quelle parti  è dunque tra Palozzi e Cecchi con l’ex sindaco in vantaggio e pronto a  rimettersi in gioco nella partita del centrodestra che l’uomo di fiducia di Toti intende a tutti i costi tenere unito per tornare almeno a guadagnare un turno di ballottaggio. Un’operazione non riuscita nel 2016 a causa proprio della frattura  operata dalla destra guidata allora da Sabrina Minucci, la quale corse in solitaria, frammentando la coalizione che aveva governato a Marino dal 2006 a fine 2015.

Ad oggi l’unico scissionista nel campo di centrodestra è il candidato populista Fabio Martella, simpatico artigiano da tutti conosciuto in città come Rapetta, il quale continua da tempo a produrre video in diretta su Facebook con l’intento di parlare alla pancia della città.

Il candidato del Partito Democratico

Il Partito Democratico, da parte sua, a Marino ha anzitempo – e sospettosamente – presentato una candidatura dal nome altisonante, quello di Gianfranco Venanzoni.

Un nome, quello del giovane Venanzoni, che tuttavia più che unire, ad oggi, ha solo frammentato ulteriormente il già eternamente litigioso centrosinistra marinese. Anche perché in un’area “centrale” e, potremmo dire “di governo” si è inserita l’unica candidata donna, l’avvocato Gabriella De Felice, da molti giudicata outsider, in realtà pronta a sparigliare il campo con una proposta che, dalle prime anticipazioni, sembra somigliare molto a un campo popolare, liberale e riformista.

In pochi ancora l’hanno pensato, ma proprio la donna a capo della coalizione civica ambiziosamente battezzata “Marino 2030”, fino ad oggi accostata ora al centrodestra, ora alla ex sindaca di centrosinistra Rosa Perrone, (durante la cui sindacatura, dal 1996 al 2000 fu giovanissima segretaria generale del Comune) potrebbe divenire in realtà lo sparring partner ideale, pronta al dialogo trasversale su temi calzanti del territorio, da anni rimasti pochi più che soltanto sulla carta quali questioni urbanistiche o sanitarie, come una nuova valorizzazione dell’Ospedale di Marino, tema sul quale peraltro la De Felice si è già esposta.

Giulio Santarelli e le verità scomode

Anche perché proprio la Città di Marino, come ricorda l’onorevole Giulio Santarelli nel libro “Le verità scomode”, appena pubblicato per l’editrice Ponte Sisto, è da sempre laboratorio politico e buon anticipatore di dinamiche sovracomunali. 

Nel 1961 fu l’esperimento ben riuscito del modello di “centrosinistra”, guidato da un 25enne Santarelli, a dare la spinta al processo poi messo in atto in ambito nazionale da Aldo Moro e Pietro Nenni.

Una storia scritta sui libri. Difficile credere che l’arguto senatore Bruno Astorre, segretario regionale del Pd nel Lazio, non abbia prefigurato tali accattivanti sfumature, soprattutto in una fase di assoluto rimescolamento delle carte come quello che in Italia (e ovviamente anche nel Lazio e a Marino) sta prendendo forma proprio in questi giorni.

C’è da giurare che saranno in tanti a contendersi il banco. Ma sarà solo uno (o una) a giocare la carta vincente. 

Luigi Sette

Lascia un commento