Mauro Masi: “Un nemico alla Rai”

di Mariagloria Fontana

Laconico, a tratti sembrerebbe quasi sulle difensive, se non fosse che l’ex Direttore Generale della Rai, il prof. Mauro Masi, conosce bene l’anatreptica e l’arte di ottenere ragione, come direbbe Arthur Schopenhauer. Il ritratto che ne esce è di un uomo che non ama profondere parole . Desidera dare la sua versione dei fatti attraverso il libro “Un nemico alla Rai” scritto a quattro mani con Carlo Vulpio , giornalista del Corriere della Sera, con la prefazione di Vittorio Sgarbi, edito da Marsilio, in tutte le librerie dal quattro aprile, in cui lancia dardi infuocati al nemico di sempre Michele Santoro, ad alcuni nomi forti di ‘mamma Rai’ e a molti altri.
In “Un nemico alla Rai” condensa gli ottocento giorni da Direttore Generale. Ma arriviamo subito alle dimissioni che lei diede più di un anno fa. Furono indotte da pressioni interne, da tensioni concernenti i suoi rapporti con il consiglio di amministrazione della Rai o da dinamiche politiche?
R: Mi sono dimesso per scelta personale, non ci fu nessuna pressione esterna. Invece, le tensioni ci sono state, ma erano causate dalla sovraesposizione mediatica. Inoltre mi fu offerto l’incarico di Amministratore Delegato presso la Consap (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici), ruolo che ad oggi ricopro, e accettai.

D: Sulla sua decisione non influirono nemmeno la lettera di richiamo che lei inviò al direttore del tg3 Bianca Berlinguer e all’allora direttore del tg2 Mario De Scalzi?
R: No, assolutamente.

D: Nemmeno il fatto che lei non fosse riuscito, come avrebbe voluto certa politica, nell’intento di mettere a freno alcune trasmissioni e conduttori -giornalisti?
R: Nel modo più assoluto. Le ripeto che è stata una mia scelta. E poi non dovevo mettere a freno nessuno.

D: Nel suo libro attraverso l’intervista che le fa Carlo Vulpio parla di una lobby interna alla Rai composta del sindacato dei giornalisti Usigrai.
R: Loro rappresentano solo il 10% della Rai e, invece, detengono un potere rilevante all’interno dell’azienda. Non dico che siano una vera e propria lobby ma curano i propri interessi più di ogni altra cosa.

D: Sempre in “Un nemico alla rai” scrive che non le hanno perdonato il fatto di essere entrato nel merito della linea editoriale della Rai e che per l’azienda e coloro che ne fanno parte, sarebbe stato meglio essere un Agostino Saccà o un Flavio Cattaneo perché, a suo avviso, quei dg non si occuparono dei contenuti, ma furono solo ‘tecnici’.
R: Sì, in Rai non hanno accettato che io intervenissi sulla linea editoriale, perché c’erano dei preconcetti nei miei confronti.

D: Cosa intende con ‘preconcetti’?
R: Voglio dire che esistevano dei pregiudizi solo per il fatto che io fossi stato nominato dal governo Berlusconi e quindi per tutti ero ritenuto il portavoce di quel Governo e un censore. Invece, la verità è che le regole che io volevo venissero applicate dovevano valere per tutti, senza distinzioni politiche.
D: Non ci fu censura?
R: Quale censura? Con me sono andati in onda tutti i programmi televisivi.

D: Beh ‘preconcetti’…e la telefonata a Santoro appena prima che andasse in onda la puntata incentrata sul rubygate?
R: Santoro, certa politica e i media hanno strumentalizzato la mia telefonata. Il mio gesto fu dettato dalla buona fede. Mi pentii subito, perché a livello di comunicazione chi è in tv vince sempre su chi si inserisce dall’esterno. Io credo in una certa televisione e quella tv che in quel momento stava andando in onda non mi sembrava di qualità né corretta, sarebbe stata la stessa cosa se si fosse trattato di un altro argomento e di una fazione politica diversa. Era una tv che non mi sembrava opportuna nel modo e nello svolgimento. Io credo nell’informazione di un certo tipo e nella qualità della comunicazione.

D: Però la trasmissione di Santoro stava facendo luce sul cosiddetto ‘caso Ruby’ che riguardava anche l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. C’è un processo in corso, non crede fosse giusto indagare?
R: Deciderà la magistratura. Io di Michele Santoro e della sua trasmissione non voglio più parlare.

D: Beh, non ne vuole parlare, ma gli dedica un intero capitolo dal titolo eloquente: “Sant’oro” e pubblica in appendice tutte le lettere del giornalista inviate a lei e al cda.
R: Chi vorrà sapere come si svolti i fatti acquisterà il mio libro e lo leggerà.

D: Lei ha querelato “Il Fatto Quotidiano” per l’articolo firmato da Carlo Tecce in cui scriveva della presunta trasmissione creata per la sua compagna Ingrid Muccitelli e che poi non andò in onda ?
R: Non me lo ricordo. In questi anni abbiamo querelato molti giornalisti che scrivevano cose false. Probabile.(c’è una causa in corso con il quotidiano diretto da Antonio Padellaro per un articolo a firma Marco Lillo su una villa ad Anacapri, nda)

D: Anche se non ne vuole parlare, durante l’anteprima di “Anno Zero” Santoro ha detto replicato alle anticipazioni sul suo libro pubblicate dal “Giornale” di Vittorio Feltri che riguardavano la rinuncia ai 17 milioni di euro da parte del giornalista di “Servizio Pubblico”.
R: Ha detto solo delle grandi banalità che non voglio commentare.

D: Luigi Bisignani uomo potentissimo legato a molti personaggi e ambienti, condannato per la tangente Enimont nel processo Enimont, indagato e condannato nell’inchiesta per la P4 (ha patteggiato a un anno e sette mesi, nda) e del quale, il sindaco De Magistris, allora magistrato, nel 2007 richiese la perquisizione della casa che costò al magistrato lo spostamento da Catanzaro e la sottrazione delle inchieste. Con Luigi siamo amici da una vita, possiamo definirci “amici di famiglia”. Lo conosco da tantissimi anni e non devo giustificare le mie amicizie con nessuno.

D: Lei dedica un capitolo anche alle intercettazioni di cui fu protagonista. Però è naturale che se ci si sente di frequente al telefono con una persona come Bisignani poi ci si ritrovi intercettati.
R: No, non è normale. Giuridicamente non è legale. Il diritto italiano non lo prevede. È una cosa che accade solo nel nostro Paese. Inoltre come potevo sapere che Luigi fosse indagato in quel momento per la P4? In italia le intercettazioni son un unicum, negli Stati Uniti non accade che una persona che sta dicendo delle cose penalmente irrilevanti venga intercettata e poi si ritrovi la conversazione pubblicata.

D: In Inghilterra lo scorso anno scoppiò uno scandalo per le intercettazioni ordinate dai dirigenti e giornalisti del tabloid di Rupert Murdoch ‘News of The World”, molti dei quali furono arrestati e il giornale chiuse.
Si trattava si intercettazioni che violavano volutamente la privacy ed erano ‘ordinate’ per poi pubblicare pettegolezzi su vip e calciatori ecc. Ritengo che non si ha nulla da temere dalle intercettazioni se non si ha niente da nascondere.
R: Il problema non è questo. La privacy, di chiunque, va sempre rispettata e tutelata. Io non voglio che si sappiano le mie cose personali che in più sono penalmente irrilevanti. Attraverso questo tipo di comunicazione chiunque può essere messo all’indice e condannato. Il singolo cittadino viene triturato da certa stampa, perché è un taglia, cuci e incolla di stralci di affermazioni. Le intercettazioni sono un problema di comunicazione che passa attraverso la stampa e va oltre la stampa stessa. Non ritengo che sia un problema causato dalla magistratura che, invece, fa il suo lavoro e della quale ho estremo rispetto.

D: Sartori sul Corsera ha scritto che fra le priorità del Paese c’è quella della ristrutturazione e depoliticizzazione della Rai. In tal senso, non crede che il cda della Rai andrebbe riformato?
R: Non credo che la priorità della Rai sia la composizione del cda. Semmai, sarebbe più utile una nuova serie di regole per la Governance della Rai. È la Governance che deve essere riformata.

D: Si vocifera che entrerà in politica.
R: Mai dire mai.

D: Berlusconi è un suo vecchio amico.
R: Sì, lo conosco dal 1994. Lo ritengo il leader politico più carismatico che l’Italia abbia mai avuto, poi la sua figura di uomo può piacere o meno, ma è un amico e lo stimo.

D: Se entrasse in politica sarebbe nel pdl di Berlusconi naturalmente?
R: Glielo ripeto, mai dire mai. Nella mia vita ho percorso molte strade e le sfide non mi spaventano.

Lascia un commento