Pandemia, esce il libro inchiesta di Report: documenti inediti e originali

L’intervista esclusiva a Giulio Valesini, uno degli autori del libro e giornalista di Report

Sigfrido Ranucci

Sigfrido Ranucci

Esce oggi l’attesissimo libro La grande inchiesta di Report sulla pandemia, di Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini con un’introduzione di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report.

L’intervista all’autore del libro La grande inchiesta di Report sulla pandemia

Abbiamo intervistato uno degli autori, Giulio Valesini per parlare di questa preziosissima pubblicazione, che può aiutarci a comprendere e interpretare i due anni più faticosi e complessi della storia contemporanea.

Questo è il testo definitivo sui due anni surreali e spaventosi che abbiamo vissuto. Dai ritardi della Cina sulla comunicazione, al mancato aggiornamento del piano pandemico, fino ad Astrazeneca tra conferme di sicurezza e ritiri convulsi, o Moderna per il quale emerge che andava somministrata una dose e non due.

Il libro contiene due anni di lavoro di Report in 300 pagine, in cui alterniamo -sia nel registro che nei toni- aspetti scientifici e altri passaggi più narrativi, ma anche il racconto di come si porta avanti un’indagine di questo tipo.

Uno dei capitoli più sconvolgenti è quello sul rapporto dell’Oms che denunciava l’impreparazione italiana nell’affrontare l’emergenza sanitaria, di una gravità assoluta. Ranucci e Report, tutta la nostra squadra, hanno avuto il merito di dire finalmente che non è vero che l’Italia ha gestito al meglio la pandemia. Abbiamo pagato un prezzo altissimo e ci sono responsabilità che andranno accertate.

Un paese che non impara dai propri errori

Diciamo che il libro, una mega inchiesta, contiene anche una sorta di aspetto metagiornalistico.

Sì esatto. Ciò che più tengo a dire è che dentro i lettori troveranno tutti i documenti e le fonti originali, molte inedite, delle nostre inchieste. E’ un libro che vorrei facesse da memoria collettiva per il paese. L’Italia è un paese a cui manca la memoria. Piangiamo i morti ma non cambiamo le cose per i vivi. Accade per le alluvioni, i terremoti, le infrastrutture pericolanti. La vicenda del piano pandemico è emblematica in tal senso. Andava aggiornato, tutti gli organismi internazionali chiedevano agli stati di aggiornarli. Avvertivano dell’imminente arrivo di una pandemia e l’Italia ha fatto finta di niente. Noi sappiamo che un’altra pandemia arriverà e quindi quando l’attenzione su questa da Covid-19 scenderà, dobbiamo essere pronti e imparare da ciò che abbiamo sbagliato. La retorica dei medici e infermieri eroi, certo è vero che sono stati eroici, è servita a coprire questa assenza di una classe dirigente e istituzioni responsabili. La foglia di fico dell’inettitudine di questo paese. Il paese non ha bisogno di eroi ma di una gestione che funzioni.

Il denaro del Pnrr destinato alla sanità è una cifra imbarazzante.

Infatti sono convinto che purtroppo ancora non abbiamo imparato la lezione data questa esperienza.

Chiudiamo infatti il libri con un capitolo sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Un problema serissimo che segna circa diecimila morti l’anno negli ospedali italiani. Assumiamo troppi antibiotici, anche indirettamente in ciò che mangiamo e il risultato è una assuefazione a queste sostanze. C’è anche un problema di produzione. Abbiamo raccontato di un batterio nato in India e arrivato fino in Italia. In India vengono prodotti farmaci a bassissimo costo ma senza sostenibilità ambientale. In Italia poi ci sarebbero protocolli di prevenzione che però non vengono osservati. E la mancanza di investimenti in questo tipo di prevenzione ha un costo in termini di vite umane.

L’atmosfera claustrofobica del dibattito italiano

L’atmosfera in Italia è diventata claustrofobica, chiunque si ponga delle domande è bollato come no-vax, in un’opera di discredito continua, ottusa e criminalizzante. Invece il giornalismo, come la filosofia, si basa porsi domande. Se Socrate non fosse andato per le piazze a fare domande non avremmo la cultura occidentale.

Porre delle domande non significa essere complottisti, si deve uscire da queste categorie. Ribadisco che tutta la redazione di Report è vaccinata. Report ha svolto inchieste che hanno dato il la anche alla magistratura di Bergamo. La procura di Bergamo indaga per sua stessa ammissione sul piano pandemico anche grazie alle nostre inchieste. Se il servizio pubblico riesce a porre queste questioni significa che lavoriamo bene, e soprattutto siamo orgogliosi di aver contribuito.

A meno che non vogliamo dire che anche la magistratura sia complottista. Perché sono stati secretati i contratti sui vaccini?

Sono domande lecite. Basterebbe così poco, rendiamoli pubblici. Secondo noi si è anche investito troppo poco sulla ricerca di una cura per il Covid -19. Perché non curare chi si ammala oltre a vaccinare chi è sano? Siamo grati alla vaccinazione ma è mancata la volontà di lavorare anche sulle cure”.

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