Roma, i capolavori di Venturino Ventura, straordinario architetto dimenticato

Innamorato di Roma, Venturino Ventura la disseminò di capolavori in formato palazzina, con scale a chiocciola esterne e terrazzi dalle forme inconsuete

Piazzetta Morgagni, Roma

Piazzetta Morgagni, Roma

Quasi tutti i giorni attraverso piazza Morgagni. E quasi tutte le volte rallento il passo e mi guardo intorno a osservare gli edifici in vetro, ferro e cemento che isolano dall’ambiente intorno, caotico e confuso, una piccola piazza nella quale si incunea una strada pedonale che ha il fascino, per chi va a piedi, della scorciatoia che improvvisamente si manifesta davanti a te per condurti chissà dove.

Incuriosito, ho deciso di documentarmi su questo luogo totalmente avulso dal contesto dell’ambiente intorno, un’oasi di tranquillità curata in ogni minimo particolare ed ecologicamente sostenibile, dove il cielo si specchia nei vetri dei palazzi, gli alberi immobili sono scheletri di metallo bianco, le panchine pensate per momenti di socialità o semplicemente per riposare o consumare un rapido pasto, le illuminazioni a led sono alimentate con energia rinnovabile da fotovoltaico.

Tutto questo è il risultato di una riqualificazione della piazzetta che ha quasi cancellato un progetto di Venturino Ventura, un architetto dimenticato che, nella Roma postbellica, ha creato cose mirabili. Venturino nacque a Firenze nel 1910 e morì a Roma nel 1991. Nonostante una produzione elevatissima di palazzine unanimemente accreditate di grande qualità architettonica e progettuale, tutti realizzati tra gli anni ’50 e ’60 nei quartieri Flaminio, Parioli, Pinciano, Salario, Nomentano, Della Vittoria e Trieste, fu inghiottito dall’oblio e di lui non si parlò praticamente più.

Innamorato di Roma e da lei adottato, la disseminò di capolavori in formato palazzina, con scale a chiocciola esterne a interrompere la monotonia delle facciate, terrazzi dalle forme inconsuete, fioriere e binari per tendaggi. Tutte creazioni che oggi si possono ammirare in vari angoli della città e che trasudano creatività e rispetto della natura alla quale l’estro di Ventura le assoggetta. C’è una palazzina all’angolo tra via Montanelli e via Nicotera, a Roma che ha i tratti del sogno. Fateci caso, se capitate da quelle parti.

È un parallelepipedo che scorre parallelo al marciapiede, ma la facciata è atterrata rispetto alla strada, cosa che garantisce maggiore tranquillità e riservatezza. Alla palazzina si appoggia un pino marittimo che oltrepassa il tetto, appoggiandosi quasi ai balconi della casa.

Addirittura, in un balcone, c’è un buco che permette a un ramo dell’albero di attraversare il cemento e continuare a svilupparsi in altezza. In un’epoca di grandi abbattimenti che coinvolgono soprattutto queste piante, simbolo di Roma, Venturino sembra quasi farsi portavoce del grido di dolore della natura e del rispetto che ad essa si deve.

I balconi ampi e circolari richiamano il pileo di un fungo, ma allargando i confini dell’immaginazione, ci si potrebbe vedere la chioma di un albero che si fonde alla vegetazione ospitata su ogni singola terrazza rotonda a nascondere la cruda e anonima essenza del cemento.

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La palazzina di via Bruxelles

E poi c’è la palazzina di via Bruxelles in cui la fusione con la natura viene portata a livelli estremi, quasi maniacali. Difatti la costruzione fu progettata per contenere un alto cipresso, che attraversava i balconi tramite un foro della misura adatta (oggi ben visibile, in assenza dell’albero), mentre una struttura elicoidale interna che collega i vari piani fra loro, richiama quella inconfondibile del DNA. Ci sarò passato migliaia di volte davanti e non l’ho mai notata, così particolare e così sapientemente integrata nell’ambiente circostante.

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La palazzina di via Bruxelles

Insomma, Roma non cessa mai di sorprendere, ma non smette neanche di offrirsi come terreno fertile all’estro geniale di artisti di ogni genere e di ogni tempo, da quelli più antichi a quelli moderni, peculiarità che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la sua infinita capacità di stimolare la creatività dell’animo umano in ogni sua espressione.