Roma, oggi 14 novembre la sentenza sull’omicidio di Stefano Cucchi

Dopo dieci anni di indagini e false deposizioni oggi 14 novembre la sentenza sull’omicidio di Stefano Cucchi

Oggi nel carcere di Rebibbia a Roma, dopo dieci anni di indagini e depistaggi, verrà pronunciata la sentenza per i cinque carabinieri accusati della morte di Stefano Cucchi.

I cinque imputati sono accusati di reati che vanno dall'omicidio preterintenzionale al falso e calunnia.

L'omicidio preterintenzionale

L'omicidio preterintenzionale, spiega Anselmo l'avvocato della famiglia Cucchi, è considerato e punito molto severamente dai tribunali italiani; quando si tratta di omicidio preterintenzionale, qualsiasi siano le complicanze che insorgono, la morte resta attribuita a chi ha la responsabilità iniziale di aver leso l'integrità della vittima. Insomma, per la legge italiana coloro che avrebbero pestato il trentunenne lo hanno messo nella condizione di subire tutte le complicanze mediche che lo hanno portato al decesso.

Quello che la sentenza dovrà stabilire definitivamente è il legame tra le lesioni dovute al pestaggio e la morte del ragazzo. Infatti, precisa la difesa di Stefano, l'avvocato Anselmo, tutte le conseguenze come l'arresto cardiaco e la vescica neurologica, sono originate dal pestaggio.

Le condanne richieste

Le condanne richieste sono di 18 anni per Alessio Di Bernardo e Raffaele D'alessandro, con l'accusa di omicidio preterintenzionale, che lo avrebbero picchiato. Francesco Tedesco è accusato anche lui di omicidio preterintenzionale, anche se avrebbe interrotto il pestaggio. Per Tedesco sono stati chiesti invece tre anni e mezzo di reclusione per falso,e  sempre per falso chiesti otto anni per il maresciallo Roberto Mandolini. Tedesco, per nove anni non parlò e poi dichiarò di essere stato minacciato dai colleghi e che per lui questi nove anni erano stati "un muro insormontabile". 

Ricordiamo che l'arresto di Cucchi è avvenuto il la sera del 15 ottobre 2009 e la sua morte il 22 ottobre 2009. Il dato epocale è il fatto che in questa storia atroce, il 21 maggio del 2019, L'Arma dei Carabinieri e il Ministero della Difesa si sono costituiti parte civile.

La sorella Ilaria dice di essere grata a tutti coloro che hanno sostenuto la famiglia Cucchi in questi dieci anni e che “Stefano non è solo, non è stato dimenticato”. 

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