Sanità: una radicale riforma del SSN per gestire i Pronto Soccorso

Si potrebbero sperimentare forme di cooperazione con il sistema sanitario privato autorizzato per Pronto Soccorso privati per i codici meno gravi

Pronto Soccorso Ospedale San Camillo

Pronto Soccorso dell'Ospedale San Camillo di Roma

Prendo spunto da un recente fatto di cronaca che ha investito il PS dell’ Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna e che ha visto soccombere – senza essere visitato dopo sei ore di attesa in quanto codice non grave al triage – un anziano di 85 anni con dolore epigastrico. Deceduto poi quando il paziente, irritato per l’attesa e la mancata visita, aveva abbandonato la postazione sanitaria per rivolgersi ad altro nosocomio a Budrio in provincia di Bologna.

Non voglio entrare nel merito dei fatti specifici di questo triste episodio di cronaca sanitaria che saranno oggetto sicuramente di approfondite indagini ed audit, né conosco nel dettaglio i fatti. Ma, avendo lavorato per tanti anni in un affollato Pronto Soccorso romano con pesanti e stressanti responsabilità di front office per i pazienti chirurgici, qualche considerazione più ampia la voglio fare sulla attuale situazione penosa e pericolosa del sistema della emergenza ed urgenza nel nostro SSN. Vorrei parlare, così come si fa nella industria della Filiera del sistema dell’emergenza e urgenza.

Non tutti sanno che il ruolo di frontman al Pronto Soccorso (sia medico che chirurgico) è oggi materia quasi da superman (sia medico che infermiere ovviamente) e devi essere molto ma molto preparato ed equilibrato per cavartela. Questo vale a maggior ragione nelle grandi città metropolitane, dalle enormi masse di pazienti che ti piovono addosso. Quindi, è logico pensare che i più esperti non ci vogliano andare (è faticoso e stressante), inoltre la paga è bassa.

Dea (Dipartimento Emergenza e Accettazione)

Infatti, tutto il grande imbuto territoriale della emergenza-urgenza territoriale oggi va a finire pedissequamente in ospedale nei PS/DEA (dai medici di medicina generale MMG, medici specialisti ambulatoriali, guardia medica, ambulanze 118). Negli ultimi anni, il filtro territoriale è venuto progressivamente meno, anche per le tante incombenze burocratiche e contemporaneamente la qualità e la quantità dei medici che lavorano al PS o DEA si è abbassata perché sottopagati, invecchiati, dimissionati, fuggiti.

Il sistema della emergenza urgenza del SSN che oggi vede il suo perno negli ospedali (Pronto Soccorso h24, DEA 1 livello H24, DEA 2 livello h24) è da riformare urgentemente e va prontamente ricondotto (insieme alle guardie mediche ed alle autoambulanze medicali 118) alle Asl territoriali, quanto meno dal punto di vista amministrativo e organizzativo, oltre che informatico e digitale.

In alternativa è un fiorire e duplicarsi (costoso) di singole iniziative specialistiche di esami strumentali e consulenze, spesso senza costrutto e che vede il MMG (medico di medicina generale), sempre più marginalizzato e ininfluente, soprattutto nelle città metropolitane. Con danno alla fine per il paziente.

Io ho lavorato per anni in condizioni spesso molto disagiate e stressanti facendo leva fino a che la mia salute me lo ha consentito, sulla forza della mia giovinezza e sulla mia crescente esperienza. Ho formato e contribuito a formare decine e decine di professionisti sanitari (medici e infermieri) alla urgenza ed emergenza, anche dal punto di vista empatico, comportamentale, deontologico e professionale.

Ma ho potuto fare questo solo e soltanto perché animato dalla mia forza di volontà, dal desiderio etico di servire la collettività e lo Stato. Non ho praticamente mai visto uno sforzo organizzativo ampio e complesso per migliorare in radice la filiera del processo. Mai. E’ la pura verità, ma non voglio farne una colpa al solo management: siamo stati letteralmente travolti da uno tsunami di tipo sociale e geriatrico e dal venire meno di un sistema territoriale nella assoluta inerzia del potere politico di regione e parlamento.

La filiera del processo della emergenza e urgenza nasce nel territorio, a casa del paziente e nel suo luogo di lavoro. Il PS è la parte finale della filiera e idealmente non ci si dovrebbe neanche arrivare in una società evoluta come la nostra.

Decadenza lenta e progressiva del Sistema Sanitario Nazionale

In oltre 30 anni ho assistito ad una decadenza lenta ma progressiva del SSN nel versante della emergenza ed urgenza perché siamo ancora legati ad un modello che a mio giudizio è diventato obsoleto anche alla luce delle tanti criticità che pone l’ invecchiamento della popolazione e le policronicità.

Basti pensare che nel solo VI Municipio di Roma che ha una popolazione censita di oltre 260.000 residenti, i grandi anziani ultra 85enni sono oltre 6.500 e quelli over 65 anni sono oltre 40.000. Per non parlare del grande peso sanitario sul sistema della emergenza urgenza che hanno gli stranieri, molte volte irregolari e illegali, ma sempre suscettibili di cure ex art. 32 della Costituzione.

Quindi, molto semplicemente va ricondotta tutta questa filiera alla sola Asl Territoriale che si occuperà di organizzare, remunerare, approvvigionare tutti i PS e DEA e di uniformare tutta la filiera in una unica rete informatica digitalizzata che vada dal MMG al medico della ambulanza, all’ infermiere del Triage al medico del box chirurgico, medico e ortopedico del PS e al medico specialista ambulatoriale territoriale.

Centralizzare il SSN

La centralizzazione del sistema renderebbe più semplice e coerente tutto il processo della emergenza e urgenza e permetterebbe di evitare sprechi, duplicazioni, ecc. Permetterebbe anche di applicare un diffuso e capillare sistema di gestione della qualità dei processi della filiera. Permetterebbe anche di evitare i fenomeni di imboscamento del personale che prima viene assunto ai PS/DEA e poi dopo qualche mese viene trasferito dalle Direzioni Sanitarie ai più comodi reparti e ambulatori.

Inoltre, un mio vecchio pallino sarebbe quello di sperimentare in almeno tre o quattro Regioni delle forme di cooperazione con il sistema sanitario privato autorizzato ma non accreditato per la realizzazione (mediante fondi mutualistici ed assicurativi e relativa fiscalità agevolata) di veri e propri Pronto Soccorso privati per i soli codici a bassa complessità. Sarebbe cosa secondo me utile ed opportuna su cui si potrebbe aprire una riflessione sociale e politica, ma non ideologica.

Chi vivrà vedrà.

Francesco Russo 

francesco.russo@uniroma2.it