Sport, il rugby cede al coronavirus: stagione conclusa, scudetto non assegnato

La palla ovale apre la strada a decisioni analoghe di altre discipline. Ma Gravina (Figc) insiste: “Giochiamo anche in agosto e assegniamo lo scudetto”

Alla fine, il primo sport a rompere gli indugi a causa dell’emergenza coronavirus è stato il rugby: la decisione, che era già nell’aria, è stata sancita dal Consiglio Federale, che ha deliberato la conclusione immediata della stagione 2019-2020 del Top12, che al momento vedeva in vetta i vicecampioni d’Italia di Rovigo. Lo scudetto non sarà quindi assegnato (evento accaduto nella storia solamente due volte, in periodo bellico), e in modo simile sono state bloccate le retrocessioni e le promozioni nella massima serie.

Una scelta che potrebbe essere presto seguita da molti altri sport, come ha sottolineato anche il Presidente del Coni Giovanni Malagò. Sotto i riflettori c’è, naturalmente, il calcio, per il quale tuttavia l’ipotesi di ripartire il 3 maggio appare oggi più lontana, come ammesso dal Ministro competente Vincenzo Spadafora.

Il Presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, però, continua a rigettare l’idea di uno stop definitivo. «Proveremo a fare il massimo per giocare» ha affermato, «anche a costo di chiedere il supporto di UEFA e FIFA e andare oltre il 30 giugno sfruttando anche luglio e agosto». E tenendo conto pure della parallela e altrettanto ferrea volontà del Presidente della UEFA Aleksander Čeferin di far terminare Champions League ed Europa League.

A domanda precisa, poi, il numero uno della Figc si è detto intenzionato ad assegnare il titolo di Campione d’Italia in ogni caso, mentre la possibilità di allargare il numero di team in serie A «non penso sia percorribile». Deo gratias, verrebbe da dire: il calendario, anche a causa delle Coppe europee, è già congestionato con un campionato a 20 squadre, figuriamoci a 22.

Diversa è la situazione di altre discipline cosiddette minori, come il ciclismo o il tennis, che si sviluppano nel corso di un’intera annata: così come per la Formula 1, si potrebbe assistere al rinvio di alcune gare e all’annullamento di altre, nella speranza di portare comunque a termine una stagione “monca” come quella degli sport invernali.

Bisognerà vedere, naturalmente, cosa ne pensa il virus. Il quale ha già causato lo slittamento di un anno di Europei e Olimpiadi (curiosamente, nel caso dei Giochi uno dei tre precedenti riguardava un’altra edizione che si sarebbe dovuta tenere a Tokyo, nel 1940, poi annullata a causa della Seconda Guerra Mondiale).

È quindi prematuro azzardare possibili scenari, anche perché ora l’unica cosa che conta è la salute, come dichiarato da vari atleti e addetti ai lavori, compresi alcuni che hanno dovuto battagliare personalmente con il Covid-19.

La palla ovale ha tracciato il percorso, poi sta alle singole Federazioni e ai singoli organismi. Dai quali ci si aspetta sensibilità e, per ricorrere a una parola ormai impiegata ai limiti dell’abuso, responsabilità.

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