Addio Paolo Rossi, una vita da Pablito e quella vittoria di tutti noi

Verso la fine di quest’orribile, spietato e cinico 2020 se ne va anche Paolo Rossi, rileggiamo la sua storia magica

Paolo Rossi

Paolo Rossi

Verso la fine di quest’orribile, spietato e cinico 2020 se ne va anche Paolo Rossi, l’esile centravanti che fece conoscere e amare agli appassionati di calcio vero quella magica maglia con le strisce verticali biancorosse del Lanerossi Vicenza.

Dal nome comune di Paolo Rossi a…Pablito!

Uomo tranquillo, dal sorriso controllato, pacato anche nelle sue riflessioni da opinionista, nel panorama rumoroso e troppo fisico di oggi. Lui, col nome più comune e meno originale di sempreall’anagrafe dei registri civili Paolo Rossi, ma a quelli della vita vissuta dal Luglio ’82, “Pablito”esce di scena al di la’ di polemiche e strattoni, e senza fare chiasso, ma con un guizzo proprio come era quel suo modo di giocare al football di una volta: rubando un metro al difensore avversario in area di rigore e fare gol da due passi.

Nato e cresciuto come ala destra e trasformatosi in spietato cecchino sotto porta grazie all’allenatore che lo aiutò a crescere, G.B. Fabbri, di Pablito ricordiamo le tante vittorie di club ma una su tutte quella ai Campionati del Mondo di Spagna, con gli azzurri del 1982.

Una carriera altalenante la sua – in salita e discesa, con un mancato clamoroso passaggio al Napoli, i tanti gol in un fantastico e irripetibile piccolo Perugia, le tristi vicende del calcioscommesse, il ritorno da protagonista alla Juve, il trasferimento al Milan e via così.

La grave squalifica, per un uomo pacato e misurato

Una vita intera – nonostante la grave squalifica che gli tranciò la carriera in due tronconi – mai sopra le righe. Dalla nativa Prato fino al tripudio dello Stadio Sarria’ di Barcellona, con quei tre gol da rapinatore al Brasile più forte di sempre: la tragedia per un popolo intero: quell’impresa – sua e dei ragazzi di Bearzot – che lo consacrò poi uomo del Mondiale ’82, i Campionati più felici di sempre, e non solo per aver alzato la Coppa dorata di Silvio Gazzaniga.

Una vittoria di tutti noi quella, un’impresa immersa nei bagni festanti nelle fontane di Roma e di tutta Italia, trascinata dai gol di Pablito e sotto lo sguardo di Pertini che applaude la vittoria sulla Germania da Presidente di tutti gli Italiani – alzandosi in piedi a Madrid, campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo.

Un’Italia benestante, gioiosa e spensierata con Pablito capocannoniere. Immagine di un Paese allegro che sventola tricolori e che oggi sotto il cielo grigio di Dicembre ricorda commosso un suo idolo dal viso semplice.

Pablito, a te che hai fatto piangere quasi un continente intero e il Brasile tutto, grazie per quelle incredibili, indimenticabili emozioni …

…Rossi, Rossi, Rossi …reteee …

Fonte QuiItalia

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