Airbnb, la Corte europea deciderà se tassare il famoso sito di prenotazioni

Secondo Federalberhi il colosso americano degli affitti brevi avrebbe omesso di pagare al fisco italiano 430 milioni di euro

Chi è che non sa cosa sia Airbnb? Ricordiamolo: si tratta di un famoso sito su cui si prenotano appartamenti vacanza anche per brevissimi periodi. La maggior parte delle abitazioni vengono proposte da privati, quindi le uniche spese di intermediazione sono quelle addebitate da Airbnb (che guadagna una piccola commissione su ciascun affitto).  Stiamo parlando centinaia di migliaia di appartamenti in 190 Paesi e quasi 35mila città in tutto il mondo. E fino a qui tutto chiaro. Ma esiste una piccola questione: ancora oggi Airbnb non incassa nel nostro Paese le proprie commissioni di servizio, e, di conseguenza, non paga le imposte reali, lamentando un “ingiustificato” ostacolo all’attività sul mercato. 

Sarà la Corte di giustizia dell’Unione europea a doversi pronunciare sulla cosiddetta “legge Airbnb”. La decisione del Consiglio di Stato (ordinanza 6219/2019 del 18 settembre) segna un punto a favore del portale telematico nel contenzioso con l’agenzia delle Entrate e lo Stato italiano. Ma l’ultima parola non è ancora scritta. 

Intanto tra chi è intervenuto a fianco dell’Agenzia delle Entrate compare anche Federalberghi, la principale organizzazione imprenditoriale del settore turistico ricettivo in Italia. L’associazione di categoria degli albergatori (ricorda Aktreconomia) stima perciò, sulla base delle informazioni rese pubbliche da Airbnb, in merito alle commissioni che incassa su ogni locazione, che da settembre 2017 ad oggi l’intermediario avrebbe “riscosso affitti per oltre 2 miliardi di euro ed abbia omesso di trattenere e versare al fisco italiano circa 430 milioni di euro”.

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