Avvocati, un albo speciale per chi non ha clientela?

L’idea è quella di seguire il modello francese dove c’è un albo per i legali che lavorano per il proprio dominus

Un albo speciale per quegli avvocati, sempre di più, che non hanno una propria clientela ma, per sbarcare il lunario, sono "costretti" a lavorare per il proprio dominus. In Italia, incredibile ma vero, questa tipologia di legali, che ogni giorno diventa sempre più numerosa a causa della crisi profonda del settore, non viene praticamente riconosciuta dal sistema. Nel nostro Paese, infatti, è rigidissima la distinzione tra iscrizione all’Albo/iscrizione alla Cassa.

La proposta lanciata a marzo del 2013 all’VIII Congresso giuridico forense, consiste nel creare un albo speciale che includa gli avvocati alle dipendenze di altri avvocati. In Italia infatti un avvocato, a differenza di quello che accade in Francia, un avvocato non può avere un contratto di lavoro subordinato con il proprio dominus. Una concezione, tuttavia, antiquata della categoria che non è al passo con i tempi. Tempi duri, anzi durissimi per tanti giovani avvocati che non ce la fanno più ad arrivare a fine mese con la loro clientela e, per questo, si trovano alle dipendenze uno studio legale.

La qualifica di praticanti a vita non più tollerabile, occorre cambiare marcia e trovare una forma di tutela nei confronti delle nuove leve. Ma, mentre la proposta dell'albo speciale sembra per il momento essere caduta nel vuoto, la beffa è invece dietro l'angolo.

Il regolamento, datato febbraio 2013, che prevedeva l'obbligo di un contributo minimo da 850 euro (anche per i giovani legali privi di reddito) per il momento è stato bloccato dal Ministero. Ma la partita non è chiusa e l'applicazione del nuovo regolamento, fanno sapere dalla Cassa Forense, potrebbe essere retroattiva (a partire dal 1° gennaio 2013).

Un'ingiustizia nel settore della giustizia. In Itaia accade anche questo.

 

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