Bocciata la mozione di sfiducia: Zingaretti resta in sella e se la gode

Il centrodestra ne esce male e Forza Italia peggio di tutti, con una sua consigliera che addirittura le vota contro

Niente da fare, ma era il risultato più probabile. Per non dire sicuro. Zingaretti schiva la mozione di sfiducia e resta al suo posto di presidente della Regione Lazio.

I numeri dicono 26 contrari e 22 favorevoli, su 48 presenti (assenti Pirozzi, Cavallari e Ciacciarelli). L’analisi degli schieramenti va oltre e aggiunge che a uscirne male è soprattutto Forza Italia. Da un lato perché una dei suoi eletti, Laura Cartaginese, si è sottratta agli ordini di partito e ha votato contro, mentre un altro, il succitato Ciacciarelli, non ha partecipato al voto). Dall’altro, perché già nei giorni scorsi si era capito che questa era l’aria che tirava, al punto che era balenata la possibilità che la mozione venisse sostanzialmente disconosciuta dagli stessi forzisti.

Giovedì, in particolare, il coordinatore regionale del partito, Claudio Fazzone, lo aveva detto in maniera piuttosto esplicita: “Adesso chiamerò il mio capogruppo e gli dirò che vista la posizione di Cavallari (del gruppo misto e oggi assente al voto, ndr) è inutile andare a fare delle figure del genere in Consiglio. Loro avevano dato per certo che Cavallari avrebbe firmato la mozione di sfiducia, ma davanti alle sue parole ci conviene di più a fare una battaglia sul bilancio e dare risposte certe ai problemi nei comuni e nelle imprese che a discutere di una mozione che non ha i numeri".

M5S: sconfitti ma compatti

Il profilarsi dell’insuccesso aveva contagiato anche i 5 Stelle. La capogruppo Roberta Lombardi si era riposizionata, rispetto all’adesione espressa in precedenza, parlando di “un vero e proprio autogoal che, nato dall'intento del centrodestra di stanare le altre opposizioni, tra cui il M5s, ha finito invece col rivelare per l'ennesima volta le loro divisioni interne. Un esito ancora più paradossale se si considerano i fantasiosi retroscena apparsi in questi giorni su più testate giornalistiche su un possibile governo del cambiamento tra la giunta Zingaretti e il M5s, unica forza di opposizione a dichiarare e a sostenere fermamente sin dall'inizio la propria disponibilità a votare la sfiducia. Visto che anche Forza Italia ha dichiarato che non ci sono più le condizioni per presentare la mozione di sfiducia, chiedo al centrodestra di ritirarla, perché abbiamo già sprecato una settimana di lavoro per questa buffonata rivelatasi una presa in giro per le istituzioni e cittadini. Se il centrodestra si rifiuterà di ritirarla, noi non ci presenteremo in Aula".

Non è andata così. Uno, perché il centrodestra non ha ritirato la mozione. Due, perché sia Luigi Di Maio sia Beppe Grillo hanno suonato la carica. Grillo, in particolare, lo ha fatto alla sua maniera, con uno scoppiettante post su Facebook che però, per rendere al meglio la seconda frase, andrebbe immaginato mentre viene srotolato a viva voce dal suo estensore: “Il M5S ha annunciato che avrebbe votato la sfiducia come è giusto che sia. Sfiduciate la fiducia o fiduciate la sfiducia o l'Elevato non avrà più fiducia!”.

Impegno d’onore o scommessa? Valutate voi. Probabilmente, e non che sia una colpa, il ragionamento è stato del tipo “noi teniamo duro e non ci defiliamo solo perché si prospetta una sconfitta. Oggi perdiamo una battaglia, nemmeno così decisiva, ma intanto mandiamo un segnale di saldezza e di coerenza”.

Sfiducia bye bye: Zingaretti si rafforza

Da parte sua, la vittima designata si ritrova "più viva che pria" e gongola di conseguenza. Ma siccome l’uomo è navigatissimo, si mostra misurato e coglie al volo l’occasione per tirare acqua al proprio mulino. Legando, accortamente, le proprie sorti agli interessi della popolazione. “La cosa peggiore che poteva accadere oggi per la vita dei cittadini del Lazio sarebbe stata la conclusione della legislatura (iniziata con le elezioni del 4 marzo scorso e con la riconferma dello stesso Zingaretti, ndr) alla vigilia della sessione di bilancio. La mozione era un atto legittimo ma un rischio serio per la vita di questa comunità e per questo sono contento che il Consiglio l’abbia respinta”.

Detto questo, è tempo di una frecciata agli avversari: “Ho compreso poco i motivi e la credibilità di questo passaggio per come si era proposto. Sono stato in silenzio per la legittimità delle dinamiche consiliari”.

Ed eccoci alle conclusioni. Che si risolvono, è il caso di dirlo, nel tirare le somme: “La mozione di sfiducia ha ottenuto 26 voti contrari, un dato politico di grandissima novità perché il 26esimo voto non viene da un consigliere che ha sottoscritto il patto d’Aula. Quindi, in Consiglio si è determinata una novità politica molto significativa che stabilizza e rafforza il lavoro del patto d’aula e apre scenari di sviluppo ancora più forti della nostra iniziativa amministrativa”.

Quanto a Laura Cartaginese, per ribadire il nome e cognome della “novità politica molto significativa”, sarà interessante vedere se resterà in Forza Italia o se diventerà pure lei l’ennesima transfuga.

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