Pubblicato il
Carrozzeria abusiva a Frosinone: dietro un’officina clandestina, una bomba ecologica

Nel cuore del territorio ciociaro, in un’area apparentemente anonima della periferia di Frosinone, si nascondeva un’officina che non aveva nulla da invidiare, in termini di operatività, alle carrozzerie in regola. Nulla, tranne la legalità. È qui che la Polizia Locale di Frosinone e il Nucleo dei Carabinieri Forestali hanno portato alla luce l’ennesima attività clandestina che, ben oltre le irregolarità amministrative, configurava un vero e proprio crimine ambientale.
Il blitz, condotto nell’ambito delle operazioni ordinarie di controllo del territorio, ha svelato la presenza di una carrozzeria totalmente priva di autorizzazioni, in violazione della Legge n. 122 del 5 febbraio 1992, che disciplina l’attività di autoriparazione in Italia. Ma il nodo della questione va ben oltre le mancate iscrizioni alla Camera di Commercio o l’assenza di regolare partita IVA. Il vero problema era, come spesso accade in questi contesti, l’assoluto spregio per le norme ambientali.
Vernici e solventi all’aria aperta: la gestione criminale dei rifiuti
L’officina, operativa nonostante la completa clandestinità, era un microcosmo di violazioni. Gli agenti, nel corso dei rilievi, hanno documentato la presenza di rifiuti speciali e pericolosi – resti di vernici, solventi, batterie esauste, filtri – stoccati senza alcuna protezione, direttamente sul suolo, non impermeabilizzato e senza aree di contenimento. Una prassi, questa, che favorisce la contaminazione diretta del terreno e delle falde acquifere. In ambienti dove si lavora con vernici e catalizzatori, la questione delle emissioni in atmosfera non è secondaria.
Ed è proprio su questo punto che l’indagine ha registrato un ulteriore aggravamento: le operazioni di verniciatura, svolte senza alcun sistema di filtraggio e in assenza di autorizzazioni alle emissioni, costituivano una fonte diretta di inquinamento dell’aria, con emissioni di composti organici volatili potenzialmente tossici.
Il pericolo nascosto e la risposta delle istituzioni
La carrozzeria, formalmente inesistente, era in realtà una piccola industria in nero. Oltre alla sanzione amministrativa – pari a 5.164 euro – sono scattate misure ben più incisive: il sequestro penale dell’intera attività, la confisca delle attrezzature e il deferimento del soggetto responsabile all’Autorità Giudiziaria. A suo carico pendono ora gravi accuse ai sensi dell’articolo 256 del Testo Unico Ambientale, con obbligo di bonifica dell’area a proprie spese.
La vicenda riaccende i riflettori su un fenomeno diffuso, ma spesso sottotraccia: quello delle attività artigianali che combattono nell’illegalità, danneggiando non solo l’ambiente ma anche il tessuto economico locale. I danni, infatti, non sono solo ecologici ma anche sociali: concorrenza sleale, elusione fiscale, rischio sanitario.
La tutela ambientale come presidio di civiltà
“La tutela dell’ambiente e della salute pubblica è una priorità assoluta per questa amministrazione”, ha affermato il sindaco di Frosinone, Riccardo Mastrangeli. Un messaggio condiviso anche dal vicesindaco e assessore all’Ambiente, Antonio Scaccia, che ha rimarcato la necessità di mantenere alta l’attenzione e rafforzare le azioni di controllo. Le istituzioni locali, in questo senso, si stanno dimostrando non solo reattive ma strategicamente orientate a una gestione sostenibile del territorio.
Il caso della carrozzeria abusiva di Frosinone non è solo una cronaca di illegalità, ma una fotografia precisa di quanto fragile possa essere l’equilibrio tra sviluppo e tutela dell’ambiente se non sostenuto da controlli efficaci e cultura della legalità. E mostra quanto lavoro ci sia ancora da fare sul fronte dell’educazione ambientale e della responsabilità individuale. Il contrasto ai reati ambientali non è solo una battaglia normativa, ma un tema di civiltà. E a Frosinone, almeno per ora, la legalità ha avuto la meglio.
Condividi questa notizia per primo
Sostieni il nostro giornalismo