Cestini antiterrorismo, un fallimento. Cari vecchi cestoni di ghisa…

Ormai, vedere i sacchetti che giacciono sulle strade è una immagine abituale per i romani, tanto da non farci più caso. E gli amministratori locali?

Sono saliti agli onori delle cronache all'approssimarsi dell'apertura dell'ultimo Giubileo, concepiti come misura preventiva contro il terrorismo: sono i cosiddetti "cestini antiterrorismo", nati dall'esigenza di rendere ispezionabile il contenuto dei sacchi trasparenti. Prodotti da un'azienda del Nord Italia, hanno sostituito progressivamente i vecchi cestoni di ghisa nelle zone centrali della Capitale, in quelle più "sensibili" ad eventuali offese di natura terroristica. 

I raccogli rifiuti di ghisa furono installati nell'anno 2000, in occasione della proclamazione, lo stesso, dell'Anno Santo; rappresentavano una peculiarità del decoro urbano capitolino, una sorta di icona, un po' come i "nasoni", le caratteristiche fontanelle create nell'Ottocento.

E' bastato poco tempo dal loro posizionamento, perché si manifestassero i limiti del modello prescelto come cestino "anti terrorismo".

Innanzitutto la capacità di contenimento è bassa, si riempie in breve tempo, dovendo raccogliere poi tutto, indifferentemente, dal vetro alla plastica, alla carta, nonché materiale organico, scarti di cibo; colmi fino all'orlo, rimangono così saturi, inutilizzabili per diverse ore, e sovraccarichi tendono a scendere verso il suolo fino a liberarsi dal sostegno metallico con spargimento dei rifiuti sulla strada.

L'acqua piovana facilita questo meccanismo, entrando dalla parte superiore aperta del cestino e raccogliendosi sul fondo, determinando un ulteriore stimolo alla rottura. Sono i volatili, in particolare gli uccelli di mare, i gabbiani, i veri nemici dei cestini anti terrorismo.

Attirati dagli scarti alimentari, hanno imparato ad aprire i fragili sacchetti a colpi di becco in breve tempo; ne risulta una visione indecorosa per l'immagine della città di Roma, le cui piazze e vie centrali assumono l'aspetto di una cartolina poco gratificante dal punto di vista igienico ed estetico: cestini riversati a terra con il contenuto sparso sulla superficie, piccioni e gabbiani tutt'intorno.

Questo accade alla luce del giorno, sotto gli occhi di turisti meravigliati e cittadini inermi, e di vigili che più di qualche tiepido tentativo per far desistere i volatili non possono. Ormai, la vista di sacchetti che giacciono sulle strade è una immagine abituale per i romani, tanto da non farci più caso, ma per uno che viene da fuori, non lo è.

Nei giorni scorsi, Vincenzo De Luca, il governatore della Campania, in visita nella città eterna, ha rilasciato una nota in cui biasimava l'Amministrazione grillina prendendo spunto proprio dai cestini trasparenti montati sulle piazze romane, nel caso specifico, piazza San Silvestro: "Come è possibile che nella Capitale d'Italia in una piazza del centro vi siano delle buste di plastica al posto di normali cestini raccogli rifiuti? è una cosa da terzo mondo. Non sono romano, ma in quella circostanza mi sono vergognato di essere italiano", ha dichiarato De Luca.

E gli amministratori locali? I dirigenti Ama? Forse per loro questo dei cestini non è ancora un problema, una questione da porsi e da risolvere. E' difficile credere che siano ciechi a questa realtà. Il Giubileo è terminato da un pezzo, perché non si riposizionano i vecchi cestoni di ghisa, più efficienti e funzionali dei fallimentari cestini trasparenti?

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