Colleferro, il sindaco Sanna: “Da città dell’immondizia a Capitale dello Spazio”

Il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna, conclude il mandato e in una lunga intervista racconta 5 anni di lavoro, in cui, afferma, ha cambiato la città

Colleferro zona rossa

Pierluigi Sanna, sindaco di Colleferro

Colleferro, il sindaco Sanna racconta i 5 anni di mandato, l’emergenza Covid-19, il notevole cambiamento della città e l’esigenza di condividere progetti e risorse con i sindaci del territorio.

“5 anni fa siamo entrati in un Comune dove tutto a parte la nostra forza di volontà era contro di noi. La situazione economico finanziaria era disastrosa, la condizione ambientale, pesantissima. Era contro di noi la negligenza che abbiamo trovato in tutti i settori della pubblica amministrazione. Ed era a nostro sfavore la mancanza di lavoro e di risorse che si sentiva particolarmente in una città che invece era stata abituata negli anni ad essere Città del lavoro, Città della produzione e quindi anche della ricchezza.

Pierluigi Sanna, sindaco di Colleferro: un percorso in salita

Quindi è stato per noi un percorso tutto in salita che però ha dato alla mia squadra e a me in quanto primus inter pares, grandi soddisfazioni. Noi abbiamo ripianato il bilancio comunale pagando milioni di euro di debiti e salvando i lavoratori.

Colleferro è la città della fabbrica. Paolo VI quando venne per la sua visita pastorale ci definì Città del lavoro. Invece ad un certo punto siamo diventati città dell’immondizia. Oggi finalmente siamo Città della cultura e ci prepariamo ad essere la Capitale europea dello Spazio. Penso che un salto in avanti ci sia stato.

Colleferro, storia recente di successi e depressione

La chiusura delle grandi fabbriche e l’apertura della discarica e degli inceneritori probabilmente hanno prodotto quegli effetti negativi. Oggi però rimangono solo nella nostra memoria perché io penso di aver cambiato notevolmente la città. Probabilmente gli anni 90 sono stati gli anni della depressione per Colleferro.

Con pochissimi soldi e una squadra di ragazzi eletti per la prima volta in 5 anni ho ottenuto:

la raccolta differenziata porta a porta e fondato l’azienda pubblica che raccoglie i rifiuti per nove comuni. Abbiamo chiuso la discarica, chiuso gli inceneritori e vinto il titolo di Città della Cultura, come pure quello di Città che ospita i seminari interculturali e la scuola europea dello Spazio.

Colleferro e la qualità della vita

Inoltre abbiamo ampliato in tutti i luoghi pubblici, la possibilità dei cittadini di svolgere qualsiasi attività rivolta alla qualità della vita.

Ho speso 2 milioni di euro in impianti sportivi, 2 milioni di euro in edifici culturali e ho comprato il Parco del castello. La città ne chiedeva da 20 anni la fruibilità e soltanto io con l’esproprio sono riuscito a dargliela. Sto realizzando 9 chilometri di pista ciclabile e ho definito il percorso jogging nella parte alta della città. Di fatto ho elaborato un piano regolatore perché ho approvato il masterplan e tutte le delibere attuative.

Colleferro e l’emergenza Covid. La salute dei cittadini e dell’ospedale

L’emergenza Covid l’abbiamo combattuta tutti insieme: sanità, istituzioni comunali, forze dell’ordine e associazioni di volontariato. Tutti gli uomini e le donne che compongono queste 4 branche hanno collaborato fraternamente e con grande solidarietà. Questo ha consentito agli operatori della Asl, al Comune, alle associazioni di volontariato, Croce Rossa, Protezione civile, l’associazione dei Carabinieri in pensione e le forze dell’ordine, di svolgere un grande lavoro che ha portato ottimi risultati . Colleferro non ha avuto morti di Covid, ha avuto solo 16 contagiati, peraltro non in un focolaio cittadino ma in altri luoghi. Quindi la gestione dell’emergenza è stata a dir poco soddisfacente dal mio punto di vista.

L’ospedale di Colleferro ha poco personale

L’ospedale ha tenuto molto bene perché ha una buona direzione e buoni primari. Sul sistema ospedaliero in generale però dobbiamo dire che la situazione non è splendida. Vive da anni una carenza di personale che lo rende una buona macchina ma non quanto dovrebbe.

Il tema è la gestione del personale non nel numero ma nella giusta collocazione, presidio per presidio. Perché l’impressione che abbiamo noi sindaci non è quella della mancanza del personale, ma che il personale sia concentrato a Tivoli, la sede centrale della Asl. La nostra percezione è quella di una gestione centralista e non federalista. Non mancano uomini e mezzi ma sono acquartierati nel quartier generale.

Questo è uno dei motivi per cui io ho avanzato la proposta di scissione e di annessione alla Asl Roma 6 o a Frosinone.

Colleferro e l’ambiente, l’economia dell’immondizia ha sostituito l’economia della fabbrica

C’è stato proprio un piano perché l’economia dell’immondizia potesse sostituire come nuovo volano, l’economia della fabbrica. Così la discarica e l’inceneritore sono diventati un mezzo di riconversione, scarso. Scarso perché alla professionalità e alla ricerca e alle capacità produttive che erano le qualità del lavoro in fabbrica, con tutte le sue negatività naturalmente, è stata preferita una industria molto basilare: butti via e bruci rifiuti.

Quella roba la popolazione non l’ha mai digerita fino in fondo. Noi siamo riusciti in 10 anni di battaglie popolari e poi in 5 anni di amministrazione a ribaltare il tavolo. La Regione Lazio ci ha ascoltati, anche con animo solidale perché i lavoratori degli inceneritori sono stati tutti ricollocati nelle società pubbliche regionali. Non so quante amministrazioni lo avrebbero fatto. La Regione ha mantenuto la promessa che aveva fatto a me e Colleferro ha cambiato volto dal punto di vista della gestione ambientale.

Sull’ambiente abbiamo rivoltato il tavolo

E’ partita la bonifica di Arpa 2, l’inceneritore si è fermato e la discarica è stata chiusa ufficialmente. E’ partita la raccolta porta a porta dei rifiuti. E’ nata Minerva e ormai siamo usciti a pieno titolo da quel tipo di economia e siamo passati ad un’economia diversa. Oggi è orientata alla logistica ed è orientata alle fabbriche senza ciminiere, perché noi città industriale rimaniamo. Non è che pensiamo di diventare Città d’arte anche se abbiamo fatto una grande opera di valorizzazione del patrimonio artistico di architettura liberty e razionalista. Ma noi eravamo la città delle tute blu e rimaniamo la città delle tute blu. Soltanto che abbiamo un modo di lavorare diverso perché la logistica non è impattante dal punto di vista delle ciminiere come lo era la chimica. Come lo era la ferroviaria e come lo erano altri settori della vita industriale, al tempo della Bpd.

Il sindaco Sanna: “Noi colleferrini siamo tosti”

Io dico che noi siamo stati particolarmente abili a rialzarci dopo ogni tragedia eppure di tragedie ne abbiamo avute tante. Dallo scoppio del ’38 alla tragedia della guerra passando per tanti altri eventi catastrofici negli anni più recenti. Eppure ci siamo sempre rialzati perché come Colleferrini siamo tosti. La nostra fibra è quella di centinaia di ceppi diversi che si sono mescolati attorno alla città fabbrica.

Il Covid ci ha messo a dura prova ma non per questo ci ha annichiliti. Noi abbiamo il dovere morale ed etico di rimboccarci le mani e ripartire, anche perché abbiamo tutte le carte in regola e anzi siamo già ripartiti. I colleferrini sapranno rimettersi in carreggiata. Sapranno farlo in ogni campo della vita pubblica, della vita economica e della vita culturale e spirituale  della comunità. E sapranno dimostrare quanto questa piccola città a sud della provincia di Roma può far parlare di sé quando mette a frutto le sue capacità e le sue peculiarità intellettuali e professionali.  

Vinceremo solo pensando alla condivisione delle risorse

Parlare di sé non è vanità, ma è invece capacità di produrre, capacità di creare ricchezza, capacità di creare benessere sempre all’interno di un quadro di miglioramento della qualità della vita. Perché l’unico nostro obiettivo è alla fine migliorare la qualità della vita del territorio, dei cittadini di Colleferro e del territorio intero. Noi siamo convinti che il territorio vada visto nella sua interezza, i confini comunali sono una limitazione. Ragioniamo come territorio e come macro area che collabora insieme, produce e condivide la ricchezza. Questa è una grande scommessa che ho lanciato. Colleferro era la città dell’egoismo e la nostra ricchezza non volevamo condividerla con i Comuni del territorio.

E’ un modo stupido di amministrare, abbiamo il dovere di guardarci intorno e di dire che quello che c’è di buono a Colleferro va condiviso e messo a sistema con gli altri Comuni. Il nostro ragionamento nei confronti di tutte le azioni straordinarie che facciamo, deve essere un ragionamento a vasto raggio. E che parte dai 3 comuni della Provincia di Frosinone che confinano con noi passando per tutti i Monti Lepini e arrivando fino almeno al territorio prenestino. Se ci salviamo, ci salviamo tutti insieme”.

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