Covid, seconda ondata prevedibile: ma non abbiamo voluto vedere

Seconda ondata come un’alluvione a Sarno, o il crollo di un palazzo a L’Aquila: non abbiamo voluto vedere il pericolo

seconda ondata

La pandemia alla sua seconda ondata in Italia.

Situazioni straordinarie andrebbero affrontate e gestite da una politica
straordinaria. Ma oggi, dinanzi ad esami di questa grave portata, la
politica scarabocchia compitini buttati là all’ultimo minuto
, una
presunta bella copia di DPR a cui segue l’inevitabile bocciatura.

Risultato. Al disperato che scende per strada per fame e disperazione,
si aggiunge il teppista, l’ultrà della curva senza bandiera a cui non
resta altro nella testa che la strategia del proprio ciarpame culturale.
Distinguere è compito non facile nel calderone confuso delle piazze,
lasciate libere di gestire chiusure e lockdown – regione per regione –
da una colpevole Roma. Non che Londra, Parigi o Madrid abbiano saputo
fare di meglio. Ma in questo caso mal comune non fa mezzo gaudio e
comunque – si salvi chi può – chi dice che questa opposizione, questa
è disponibile, avrebbe saputo fare di meglio?

E non è questione di danaro. Se n’è visto scendere spesso a fiumi o a
pioggia in questo Paese, in tempi di alluvioni, devastazioni di
territori e terremoti, da Governi ubriachi di potere che si sono
succeduti negli anni, al solo fine di accontentare il popolo – chiudere
un occhio per poi raccogliere il proprio tornaconto elettorale.

L’estate e poi la seconda ondata

Perché la politica è altro, è programmazione e buon senso che
dovrebbero dettare l’le regole e l’afflusso di risorse verso chi ne ha
davvero bisogno. Ma trattasi di un gioco di riflesso, ognuno ha il
Governo che si merita.

Vero. Gli Italiani hanno saputo stringere la cinghia dalla primavera di
quest’anno
, hanno ripreso a infornare torte e pane da casa, ai primi
tiepidi raggi di sole si sono sporti a cantare allegramente dai balconi
e appena potuto si sono spogliati di veli e regole sulle spiagge e (col
permesso di Roma) a danzare senza mascherina in discoteca. Tempo di
festeggiare la meritata, faticosa, ritrovata, libertà. Filiere e
comparti nel Paese, partite iva, cinema, teatri, fiere, ristori,
esercizi al dettaglio, si trascinano da tempo immemorabile in vortici di
cronici rimandi di riforme e cambiamenti ormai imprescindibili.

Ma oggi, di chi è la colpa di tutto questo? Del virus? Dell’Inps, dei ritardi
delle banche? O piuttosto del potere di una politica che brancola nel
candore del proprio buio sostenuta tutta intorno da egoismi particolari,
e sacche di ignoranza?

La verità e la realtà sono dietro l’angolo – ma non si vuole mai
fiutare il pericolo o prevedere ciò che è spesso facilmente
prevedibile: un’alluvione a Sarno, un crollo di un palazzo a L’Aquila
come ad Amatrice e oggi un contagio da Covid-19
senza freni in un Paese
in ginocchio.

Colpe e limiti di tutti vanno smascherati, senza aggrapparsi ognuno alla
propria certezza.

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