Castel Gandolfo, grande partecipazione alla marcia per la pace

Per il 69° anniversario del bombardamento del 10 Febbraio 1944 a Castel Gandolfo

«Perdonare si, dimenticare no. Per essere profeti di vita e testimoni della pace». Dal Palazzo Barberini interno alle Ville Pontificie, il luogo da dove Papa Pio XII, alla vigilia del secondo conflitto mondiale, lanciò ai Governanti e ai popoli il suo appello «Nulla è perduto con la pace, tutto è perduto con la guerra» rimasto nella storia dell’umanità così come gli orrori che di lì a poco l’avrebbero devastata, lo scorso 10 febbraio Milvia Monachesi, sindaco di Castel Gandolfo, ha presieduto la cerimonia di commemorazione del bombardamento del 1944 da parte delle fortezze volanti alleate.

Un evento che, fin dalle 9 del mattino, vide la cittadina e il collegio di Propaganda Fide, anch’esso parte del complesso Pontificio di Castel Gandolfo, colpiti dalle bombe a grappolo sganciate dagli aerei che provocarono oltre 500 vittime civili. In una zona appartenente alla nazione neutrale dello Stato della Città del Vaticano, sancita quale extra territoriale dai Patti Lateranensi del 1929.

Con il presidente del Consiglio comunale Maurizio Colacchi, il vice sindaco Giacomo Moianetti, l’assessore Massimo Zega e il consigliere Emanuela Cerino, il Sindaco ha preso parte alla funzione religiosa nella chiesa Santa Maria Assunta di Propaganda Fide, officiata da don Umberto Galeassi, del Cuore Immacolato Vergine Maria di Albano e don Pietro Diletti, della parrocchia Pontificia di San Tommaso di Villanova.

Presenti il vice sindaco di Albano, Maurizio Sementilli e Ada Scalchi, presidente dell’associazione Vittime del Bombardamento di Propaganda Fide che ha, nel suo statuto, l’obiettivo di far proclamare l’evento del 10 febbraio del 1944 crimine di guerra dalla Corte Internazionale dell’Aia.

Poi il corteo con le autorità civili, vaticane, militari e religiose e i numerosi cittadini attraversando viale Pio XI si è diretto a Palazzo Barberini.

Qui Saverio Petrillo, direttore delle Ville Pontificie, ripercorrendo i tragici accadimenti di quel giorno, ha ricordato come lo stesso Palazzo Barberini si trasformò in luogo di accoglienza e soccorso per i rifugiati fino al 4 giugno del 1944. Oltre cinquanta i bimbi nati in quel periodo al suo interno, ha detto nel suo intervento sottolineando il grande impegno del Pontefice nella difesa della città e della comunità tutta. Impegno più volte ricordato nel corso del suo pontificato anche da Papa Paolo VI, allora pro-segretario di Stato e stretto collaboratore di Pio XII.

Nel corso della commemorazione ufficiale il sindaco Monachesi, nel suo onorare la memoria dei tanti innocenti che hanno subito la violenza della guerra, ha letto alcuni passi del libro scritto da Giorgio Badiali, allora bimbo e testimone diretto degli avvenimenti.

Sottolineando come il ruolo delle Istituzioni sia fondamentale, nel dare parola alla memoria, per radicare e far crescere i valori fondamentali della libertà e della democrazia, ha ribadito la ferma volontà dell’Amministrazione di farsi portatrice di vita.

Nel ringraziare gli intervenuti alla cerimonia in ricordo delle vittime, Milvia Monachesi ha annunciato per il prossimo anniversario, il 70esimo, numerose iniziative congiunte con il Comune di Albano, indirizzate soprattutto al coinvolgimento dei giovani «il cui ruolo – ha concluso il Sindaco – dovrà essere sempre di più quello di difendere la pace, conquistata nel tempo con grande dolore e sacrificio».
 

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