Grazie Nelson Mandela

di Remo Sabatini

“Quando un uomo ha compiuto quello che ritiene essere il suo dovere nei confronti della sua gente e del suo Paese, può riposare in pace”.
La storia di quest'uomo eccezionale si potrebbe riassumere con le sue stesse parole pronunciate qualche tempo fa.

Nelson Mandela se n'è andato ieri sera. Da mesi, ormai, le sue condizioni non facevano sperare nulla di buono fino a che uno dei più grandi uomini che il mondo abbia mai conosciuto ha smesso di lottare.
Negli ultimi anni sono stato spesso in Sudafrica e anche durante l'ultima visita di settembre si respirava quella vaga tristezza legata alla salute precaria dell'ex Presidente. Quasi fossero tutti suoi figli, il popolo sudafricano continuava a sperare in un qualche miracolo di completa guarigione.
Madiba, come è chiamato affettuosamente dai suoi connazionali, ha restituito un Paese al mondo. Le sue infinite lotte contro l'ingiustizia e la segregazione razziale sono consegnate alla Storia.

Nato in un villaggio nel Sudafrica orientale che lascerà intorno ai vent'anni, il giovane Nelson si laurea in legge e successivamente si dà alla politica per contrastare il cosiddetto ordine costituito vigente nel Paese. Con l'African National Congress è un susseguirsi di scioperi e manifestazioni. Arrestato più volte e rilasciato successivamente, si arriva al 1964 quando, fermato dalla polizia, è accusato di alto tradimento e sabotaggio. La condanna è terribile, ergastolo! Robben Island, di fronte a Città del Capo, sarà la sua prigione per 27 anni. Nel febbraio del 1990, il detenuto numero 46664, lascerà il carcere all'età di 71 anni.

Debilitato fisicamente anche grazie ai lavori forzati, il vecchio leone non si perde d'animo. Durante la prigionia il suo nome non sarebbe mai stato dimenticato e anzi avrebbe acquistato notorietà ulteriore e forza. Divenuto presidente del partito, comincia la “battaglia del perdono” alla ricerca dell'unità nazionale. Nel 1993 è premio Nobel per la pace insieme al Presidente F. Willem De Klerk (l'ultimo Presidente bianco del Sudafrica dell'Apartheid). L'anno successivo, durante le prime elezioni democratiche del “Paese Arcobaleno” che vedranno al voto per la prima volta anche i neri, Mandela diventa Presidente del suo Paese a furor di popolo. De Klerk sarà chiamato da Mandela e nominato vicepresidente. La via era stata segnata.

Qualche tempo fa, durante un giro in auto nel vecchio quartiere povero di Città del Capo, avevo chiesto al mio amico Alistar, sudafricano di colore che, con la sua famiglia, aveva vissuto anche il periodo buio dell'apartheid, quali fossero i suoi sentimenti rispetto ai bianchi che, praticamente fino a ieri, lo avevano privato della libertà e della dignità di uomo. “Come fai a non provare odio nei confronti di chi ti ha fatto così male?” Alistar, accennando un sorriso, mi disse che “certo, abbiamo passato brutti periodi, molto brutti. Ma poi, continuò, ci rendemmo conto che la vendetta non avrebbe portato a nulla e che avremmo, invece, dovuto cominciare a lavorare insieme per ricostruire questo Paese meraviglioso. Solo insieme, sottolineò e il sorriso si fece più serioso, avremmo potuto farcela”.

Con Woods Makeba, un altro amico sudafricano che vive in una delle Township intorno alla False Bay, c'è un'amicizia che la lontananza non affievolisce. Ho avuto il piacere di essere suo ospite nella “casa” fatta di lamiere e con un pavimento che non c’è dove mi aspettavano sua moglie e la bambina. La dignità e l’estrema ospitalità e pulizia seppur in condizioni di vita così estreme, con un bagno, si fa per dire, ogni 1000 persone, racconta lo spirito di questo popolo fatto di tanti popoli che tra mille difficoltà guarda avanti e combatte come il suo vecchio Presidente che non c'è più.

Ecco lo spirito, ecco la grandezza di un uomo che era un gigante, ecco l'eredità che Nelson Mandela ha lasciato alla sua gente, al suo amato Paese che lo piange e che, da oggi, è un po' più solo.

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