Intitolata a Guido Talone una piazza di Artena

La Giunta Comunale lo delibera per ricordare l’eroico giovane

Veramente singolare nella sua tragicità il destino di Guido Talone, prima avvocato poi tenente nella II^ guerra mondiale, quindi vittima dei bombardamenti che colpirono Artena il 31 gennaio 1944. Proprio a lui, eroico giovane, la Giunta Comunale di Artena ha intitolato una piazza della città: quella adibita anche a parcheggio che si trova in via Filippo Prosperi, adiacente la sede del Palazzo Comunale. Nato ad Artena il 30 aprile 1914 da Augusto e Matilde Bucci,Guido Talone si laureò in Giurisprudenza a soli 26 anni. Scoppiata la seconda guerra mondiale, fu inquadrato come tenente nella divisione Torino-Fanteria con l’Armir, la sfortunata armata italiana che operò sul fronte russo e fu decimata dal freddo e dalle indicibili sofferenze patite nella ritirata.

Nel 1942 Guido, durante un’incursione dei soldati russi, molto meglio equipaggiati dei nostri, rimase colpito gravemente con la perforazione di un polmone, tanto che credendolo morto, gli fu tolto l’elmetto e la piastrina e poi fu gettato in una fossa comune. Dopo alcune ore, un compagno si accorse che era ancora vivo e lo portò a spalla nell’ospedale da campo dove miracolosamente si riprese. Fu rimpatriato e ricoverato all’ospedale di Ventimiglia, poi i superiori decisero di farlo tornare in convalescenza ad Artena, presso la sua famiglia per favorirne la guarigione. Ma il destino crudele si accanì contro di lui.

Il 31 gennaio 1944 la parte alta di Artena fu bombardata dagli alleati e morirono i fraticelli riparatisi presso la Chiesa di Santa Maria. Fu colpita anche la famiglia di Guido a causa di una bomba scoppiata nel rifugio antiaereo di fronte alla sua casa. Guido, per salvare il padre ferito, mentre lo trasportava al pronto soccorso, fu gravemente colpito da una granata. In condizioni disperate fu ricoverato nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. Lì rimase in vita per sei mesi fino al 6 luglio di quell’anno, quando spirò. Straordinariamente nel 2010 fu ritrovata la sua piastrina che gli avevano tolto quando lo credevano morto e, tramite Giancarlo Musso e Ferdinando Sovran è stata riconsegnata alla sua famiglia.

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