La ministra Fedeli: “Le regole ci sono, i bulli vanno bocciati”

La ministra annuncia provvedimenti drastici: chi compie atti di bullismo “deve essere sanzionato fino a non essere ammesso agli scrutini finali”

Dopo gli intollerabili episodi di Lucca (terribile quel “Si inginocchi, professore”) e di Velletri (“Te faccio scioglie nell’acido, prof”), la ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Valeria Fedeli ha espresso tutto il suo disappunto in un intervento a TGCOM24: Minacce, offese, violenze verso i docenti sono inaccettabili. Serve una linea rigorosa responsabile di attuazione delle sanzioni che sono già previste dal regolamento. Di fronte a fatti come quelli avvenuti a Lucca, a Velletri e anche oggi chi compie quegli atti va sospeso. Il Consiglio deve valutare”.

Dove possono arrivare le sanzioni? Beh, lo studente responsabile di tali gesta “deve essere sanzionato fino a non essere ammesso agli scrutini finali. Il tema è che le regole ci sono e vanno applicate. Non si possono accettare comportamenti come questi. Ci sono due temi sui quali mi sono impegnata dal 2017, uno è la prevenzione: da ottobre dello scorso anno ho inviato in tutte le scuole il piano nazionale per educare al rispetto e ho operato affinché si rilanciasse con l'insieme delle associazioni delle famiglie il patto di corresponsabilità educativa tra scuole e famiglia. I genitori devono comprendere e sostenere la decisione della scuola. Quando si delegittima la funzione dei docenti e quindi quella dell'istituzione scolastica si sta delegittimando anche la funzione dell'adulto che sta in famiglia, quindi del genitore”.

Prevenzione, educazione, punizioni, rapporti con le famiglie. Le cose da fare per contrastare questo fenomeno fuori controllo sono davvero tante e importanti. Ma vanno fatte e in fretta, cara Ministra, perché una scuola in queste condizioni è davvero impresentabile agli occhi dei cittadini. E chissà quali adulti può produrre… Per di più, quel “le regole ci sono e vanno applicate” fa pensare sempre alla solita vecchia Italia. Che forse è ora di cambiare.

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