La promessa a Simon Pietro

di Il capocordata

L’episodio evangelico (Lc. 5, 1-11) che ci verrà offerto dalla liturgia della domenica quinta del T.O. mostra un interesse del tutto particolare per l’ecclesiologia: secondo il pensiero di Luca, la chiesa è il frutto del lavoro degli apostoli. Il punto di vista ecclesiologico che caratterizza questo racconto si traduce in una preoccupazione principale, di ordine dommatico, e in una preoccupazione secondaria di ordine parenetico. La preoccupazione principale appare nel desiderio di fondare su una volontà espressa da Gesù prima della Pasqua il potere connesso con il primato e con la missione affidata agli apostoli. Dopo una prima presentazione di Simone e dei suoi collaboratori, Luca indica come “pescatori di uomini” coloro che, tra la gran folla dei discepoli, diventeranno presto gli apostoli. Tuttavia, l’interesse principale verte precisamente sul posto e sul ruolo che spettano nella chiesa a Simon Pietro. In quanto principe degli apostoli, egli si trova al centro del racconto.

Anche una preoccupazione secondaria anima tutto il racconto. Per Luca il vero miracolo sta nel fatto che il comportamento di Gesù e la sua parola abbiano reso Simone e gli altri discepoli disponibili al servizio apostolico con la forza della grazia. Ecco ciò che la pesca miracolosa, unita alla parola di Gesù, contribuisce a realizzare: proporre sempre l’esempio di uomini che, avendo lasciato tutto, consacrassero la propria vita all’attività apostolica.

Gesù insegna (vv. 1-3)

Luca descrive in primo luogo una scena sulla riva e una scena di insegnamento. L’evangelista mostra la folla disposta ad ascoltare. Maestosamente Gesù, levato in piedi, stava sulla riva del lago, nell’atteggiamento di chi insegna annunciando la Parola di Dio, facendo osservare che la predicazione apostolica non è che il prolungamento di quella di Gesù. La barca di Pietro serve da pulpito a Gesù: con questo si prepara quanto dirà il seguito del racconto sull’ordine che verrà dato a Simone. Questa barca è figura della chiesa, piccola comunità che galleggia sull’abisso e compie l’esodo. Da quest’unica barca si rivolge a tutti e da lì tutti ascoltano la sua parola, perché lì lui stesso è ascoltato e c’è larga benedizione di frutti.

L’ordine di Gesù e il miracolo (vv. 4-7)

Se la pesca notturna, in genere più favorevole, era stata infruttuosa, poteva sembrare che quella compiuta di giorno non avrebbe avuto miglior successo. L’ordine di Gesù, rivolto a dei pescatori di professione, appare un po’ offensivo, oltre che insensato: non conoscono bene il loro mestiere e non è forse di notte che si pesca? Tuttavia Simone si mostra pronto ad ubbidire: la parola di Gesù deve essere eseguita. Con i suoi aiutanti, Pietro cala dalla barca la lunga rete che, come un muro, deve restar verticale nell’acqua, col bordo superiore che galleggia grazie a dei pezzi di sughero, mentre la parte inferiore è appesantita dal piombo. L’obiezione di Simone (v. 5) non ha soltanto lo scopo di sottolineare la docilità verso la parola del “maestro” che possa servir d’esempio a tutti coloro che nella chiesa sono incaricati di una responsabilità; essa concorre anche all’effetto letterario (“sulla tua parola”), mettendo in luce il carattere paradossale dell’ordine dato da Gesù e così pure la grandezza del miracolo che sta per aver luogo.

La narrazione insiste sull’aspetto miracoloso della pesca: una quantità enorme di pesci da far rompere le reti, la necessità di un aiuto, vengono riempite due barche che quasi affondavano. Il miracolo deve preparare una “trasposizione” dell’attività dei pescatori su un altro piano, quello del ministero apostolico. La pesca miracolosa ha chiaramente lo scopo di dare a Simone e ai suoi compagni sicurezza e coraggio per il compito apostolico che Gesù assegna a Simone: “d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (v. 10).

Effetto del miracolo e promessa a Simon Pietro (vv. 8-11)

Simon Pietro si prosterna davanti alla maestà e alla potenza divina di Gesù: di fronte al Signore avverte vivamente il suo nulla di creatura. Quello che provano lui e i suoi compagni è spavento, terrore di trovarsi davanti ad un’azione divina inaudita nel mezzo del loro lavoro quotidiano. Rivolgendosi a Gesù, Simone lo chiama “Signore”, titolo che esprime la sua trascendente maestà divina più chiaramente che non quello di “Maestro”, e si confessa davanti a lui come “un uomo peccatore”. Se Pietro era un peccatore, noi pure, suggerisce Luca, noi che siamo nella chiesa, siamo dei peccatori. Davanti alla verità di Dio e al suo dono di misericordia, l’uomo scopre la propria verità. Si sente lontano e si vede perduto: sa di non essere quello che deve essere e si sente indegno.

Gesù deve anzitutto rincuorare Simone, preso da spavento, dicendogli di non temere, prima di farne il suo discepolo e di annunciargli il suo futuro apostolico. La parola di Gesù, “pescatore di uomini”, è una profezia che annuncia l’attività apostolica di Simone e compie già quello che annuncia: Simon Pietro deve abbandonare il suo mestiere di pescatore e occuparsi ormai di “prendere degli uomini”. L’espressione “pescatore di uomini” mostra che l’attività di questi “pescatori” non farà altro che cambiare oggetto. E il compimento di questa dichiarazione comincia ad effettuarsi al presente: non ha forse appena imparato per esperienza il risultato che può produrre la docilità ad una parola di Gesù? Il racconto si conclude riportando la reazione di Pietro e dei suoi compagni: lasciarono tutto e lo seguirono (v. 11). La promessa che Simone riceve, determina lui e i suoi compagni a mettersi alla sequela di Gesù. Lo scopo primordiale della pesca miracolosa non è l’invitare i testimoni a farsi discepoli, ma di prepararli al loro compito apostolico e di indicare loro in che cosa esso consisterà. In questo episodio e attraverso di esso, Luca ha voluto farci vedere la chiesa della fine del periodo apostolico e la chiesa di tutti i tempi; ha voluto mostrarci che questa chiesa era fondata sulla missione affidata da Gesù a Pietro e ai suoi compagni nell’apostolato, ma anche che essa doveva al Signore le forze indispensabili al compimento del suo compito missionario.                                                             

Bibliografia consultata: Schurmann, 1974; Fausti, 2011.

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