La strage silenziosa dei suicidi: A Roma 200 morti l’anno

“I maschi sono più cruenti e preferiscono l’impiccagione, il salto nel vuoto e le armi da fuoco; le donne scelgono l’avvelenamento, i tagli e l’annegamento”

A Roma ogni anno ci sono circa duecento sucidi, ma i tentativi sono almeno dieci volte di più. Poco meno della metà sceglie di uccidersi lanciandosi nel vuoto, mentre rispetto alla media nazionale sono diminuite le impiccagioni. Restano fuori dalle statistiche, però, i casi di suicidio tra gli immigrati o i senza fissa dimora. A dirlo, in un'intervista con l'agenzia Dire, il direttore del Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, Maurizio Pompili.

Il Servizio effettua un migliaio di visite l'anno, e un altro migliaio sono le chiamate alla linea d'ascolto. "Spesso semplici domande come 'dove senti dolore' o 'come posso aiutarti' risultano vincenti – spiega Pompili- Il nostro lavoro è offrire una mano a persone in crisi che vivono nella sofferenza, che pensano al suicidio o hanno tentato di suicidarsi". I metodi per suicidarsi sono diversi tra uomo e donna. I maschi sono più cruenti e preferiscono l'impiccagione, il salto nel vuoto e le armi da fuoco; le donne scelgono l'avvelenamento, i tagli e l'annegamento.

Secondo Pompili "mentre la mortalità si è ridotta in tutte le altre cause, dagli incidenti stradali alle malattie, nel suicidio non sono state messe in atto misure preventive, come il riconoscimento precoce dei soggetti a rischio o la formazione nelle scuole e nelle famiglie. Il suicidio non è mai qualcosa di improvviso, ma è sempre preceduto da una serie di avvenimenti che possono essere indicativi".

Le statistiche ci dicono che in Italia ogni anno sono circa 4 mila le persone che si tolgono la vita. La maggior parte sono uomini. Negli ultimi anni, infatti, a causa della crisi economica, c'è stato un aumento del 12 per cento di suicidi nella fascia d'età tra i 25 e i 69 anni. Ma in Italia il suicidio è la seconda causa di morte nella fascia d'età dai 15 ai 29 anni.

E si registrano casi di ragazzini tra i 10 e i 14 anni. "Questi rappresentano qualcosa di terribile – sottolinea Pompili – Dal 1970 al 2008 in quella fascia d'età si sono suicidati 354 bambini, ma la cifra in questi restanti nove anni è aumentata". Per Pompili, infine, "anche i mass media hanno delle responsabilità, perché si interessano ai suicidi soltanto in funzione dell'audience, rischiando di raccontare la notizia in modo romanticizzato che può innescare l'effetto Werther, ossia fenomeni imitativi".  (Ag. Dire)

 

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