Lazio misterioso: a Sermoneta un Quadrato magico di parole, il Sator di Valvisciolo

Nei dintorni, a Sermoneta, borgo medievale dal fascino particolare, si può visitare il Castello Caetani e vicino, il Parco di Ninfa

Abbazia di Valvisciolo (Sermoneta)

Abbazia di Valvisciolo (Sermoneta)

A Sermoneta c’è un Quadrato magico di parole unico al mondo. Un enigma non completamente risolto, che risalirebbe alle origini del Cristianesimo e venne adottato dai Templari come sigillo dell’Ordine monastico ma potrebbe anche essere una formula magica contro il male e le difficoltà.

A Sermoneta l’Abbazia di Valvisciolo

Parliamo di un mistero presente nel Lazio che piacerà agli appassionati di enigmi e rebus. Giacché si tratta di interpretare qualcosa che ancora dopo secoli, non si riesce a spiegare completamente. Andiamo all’Abbazia di Valvisciolo, presso Sermoneta, in provincia di Latina, dove tra il XII e il XIII secolo alloggiarono i Cavalieri del Tempio, altrimenti noti come monaci Templari, uno dei primi e più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani medievali.

Un ordine religioso così ricco e potente da risultare inviso a papi e imperatori

La nascita dell’ordine si colloca nella Terrasanta al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche scoppiate dopo la prima crociata indetta nel 1096. Cresciuto nei secoli in potere e ricchezza, l’ordine si inimicò il re di Francia Filippo il Bello. Gli addebiti mossi ai Templari erano talmente infamanti: eresia, idolatria e sodomia, che papa Clemente V, da poco trasferitosi ad Avignone e quindi sottoposto a una sostanziale pressione da parte della corona di Francia, decise di aprire un’inchiesta il 24 agosto 1307.

La dissoluzione definitiva avvenne nel 1312, a seguito della bolla Vox in excelso di papa Clemente V, che sospese l’ordine in via amministrativa. In seguito Jacques de Molay, Gran Maestro dell’Ordine, ritrattò le sue dichiarazioni, in pratica accusandosi. Ciò lo condannò al rogo assieme al compagno di prigionia Geoffrey de Charnay, ma non senza prima aver maledetto sia il Re che il Papa che, infatti poco tempo dopo morirono entrambe.

Il Quadrato del Sator o Quadrato magico

Di questi Quadrati del Sator ce ne sono a Roma, a Cirencester in Inghilterra, nel castello di Rochemure, a Oppède, a Puy-en-Velay, nella cappella di Saint-Claire, a Siena, a Collepardo (Frosinone), a Santiago di Compostela, ad Altofen in Ungheria, a Riva San Vitale in Svizzera, ad Aosta, ad Ascoli Satriano (Foggia), a Capestrano (L’Aquila), ad Arcè (Verona), a Ficarra (Messina) e altri ancora.

Nel quadrato sono riportate le seguenti parole: Sator arepo tenet opera rotas. Sono sempre le stesse parole in qualsiasi luogo del mondo in cui sia stato rinvenuto un Sator. In Francia, in Spagna, in Inghilterra, in Ungheria, in Italia o in qualsiasi altro paese. Dopo decenni di studi ancora non si è arrivati a spiegare il significato di queste parole. Ma qual è la particolarità del Quadrato magico? Sovrapponendo una parola all’altra si ottiene una frase palindroma, cioè che rimane identica letta in qualsiasi verso.

Le parole del Quadrato magico del Sator si possono leggere allo stesso modo in orizzontale (dalla prima alla quinta riga) o in verticale (dalla prima alla quinta colonna), o in orizzontale dalla quinta riga alla prima (da destra verso sinistra) o in verticale (dal basso in alto) dalla quinta alla prima colonna. Alcuni studiosi pensano che sia una specie di scongiuro per prevenire disgrazie o una sorta di formula magica per guarire da un male o per superare qualche difficoltà.

Dio regge le opere del creato

La parola sator significherebbe Dio, mentre tenet significherebbe domina o regge, rotas opera significa le opere del creato e arepo, parola probabilmente proveniente dalla lingua celtica, significa aratro.

Sono state tentate alcune soluzioni, come in un rebus. “Dio domina e regge le opere del creato e ciò che la terra produce”. Un’altra versione potrebbe essere: “Il seminatore sul suo carro dirige le ruote”. Un’altra: “Il seminatore che giudica dirige con cura le ruote”. Un’altra: “Dio dirige e giudica l’intero universo”. E ce ne sarebbero altre ancora. Secondo alcuni altri studiosi, il Quadrato del Sator sarebbe diventato nel Medioevo una sorta di sigillo dei Cavalieri Templari.

Il primo Sator risalirebbe a Pompei

Il primo esemplare del Quadrato del Sator fu scoperto nel 1925 a Pompei.  Quindi risalirebbe prima dell’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo. Tra l’altro non fu l’unico Sator scoperto a Pompei, per cui si tratta di qualcosa di diffuso nella cultura romana. Ma se così è quali spiegazioni sono possibili? Era una iscrizione legata alla fede cristiana all’epoca ancora osteggiata? Entrare in una cattedrale e trovare queste parole così enigmatiche, con questo gioco di letture incrociate, che sembra un prodigio enigmistico, di qualcosa che si sa essere molto, molto importante e che non si può spiegare. La mente vola cercando di capire, immaginando misteri, segreti, storie occulte e magnifiche dietro quell’iscrizione.

SATOR
AREPO
TENET
OPERA
ROTAS
Il Sator

L’Abbazia di Valvisciolo ha un Sartor differente, unico al mondo

Quello di Sermoneta si trova nell’Abbazia di Valvisciolo. Un graffito di minuscole dimensioni sui resti dell’intonaco, lato occidentale del chiostro. Tuttavia il Sator di Valvisciolo costituisce un esemplare unico al mondo. Al crittogramma è unita una simbologia delle linee concentriche, curve o rette, propria dei misteriosi reticoli celtici. In sostanza si tratta di una integrazione tra la Triplice cinta e il Sator.

Le lettere iniziali delle parole che formano il testo del celebre “quadrato magico”, SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS, qui sono inserite in un cerchio suddiviso da cinque anelli concentrici e da una sorta di stella a cinque punte, che a sua volta delimita un settore per ogni parola. Attorno all’iscrizione, sono inoltre visibili enigmatiche scritte in antichi caratteri onciali ed altri accenni di segni simili (un cerchio più piccolo). 

È interessante infine notare come sulla stessa parete dov’è graffito il Sator siano presenti (qualche metro sulla sinistra e sempre su tracce d’intonaco) numerosi esempi di Nodo di Salomone (metafora del cammino esoterico verso la conoscenza di sé e verso la Verità) e persino un Centro Sacro (Omphalos) in una variante “complessa” ed “insolita”. Al posto del quadrato si vede un rettangolo con sviluppo verticale, formato da venti piccoli quadrati semplici e con rette oblique interne tracciate in maniera piuttosto irregolare.

Il Sator e gli altri simboli di Valvisciolo

L’Omphalos, ritenuto affine alla triplice cinta ma più raro, rappresenta la metafora dei valori di giustizia e di equilibrio. Questi, nell’ambito della dottrina misteriosofica templare, costituivano acquisizioni fondamentali lungo il cammino di auto-perfezionamento e di conoscenza di sé.

L’Abbazia di Valvisciolo conserva dunque un vero e proprio campionario di quella simbologia sacra che è comunemente ricondotta all’Ordine del Tempio. La qualità grafica dei simboli fa pensare che non tutti facciano parte della costruzione originale ma siano stati aggiunti da mani terze. Quasi a voler lasciare un messaggio in un’epoca di diffuso analfabetismo come un codice segreto per adepti. Alcuni segni sono anche incompleti, come se fossero incisi di nascosto e rivolti ad altri pellegrini eletti, in grado di comprendere.

Qualunque sia la verità, non si può tuttavia attribuire con certezza il Sator e gli altri simboli di Valvisciolo al periodo di frequentazione templare di questi luoghi, vale a dire, approssimativamente, tra il XII e il XIII secolo: la loro paternità rimane tutt’oggi sconosciuta.

Nei dintorni del Sator di Valvisciolo

A Sermoneta, borgo medievale che conserva intatto un fascino particolare, si può visitare il Castello Caetani. Una delle diverse famiglie laziali che ha avuto diversi Papi e tutt’ora ha i suoi eredi in Italia. Nei pressi di Sermoneta e ne abbiamo già parlato qui sul Quotidiano del Lazio (Lazio misterioso: la Grotta dei Templari a Bassiano, affrescata dai Fraticelli, del 13.11.2023), c’è il borgo di Bassiano dove sorge una Grotta affrescata dai Fraticelli di San Francesco, anch’essi perseguitati per motivi opposti a quelli dei Templari. Erano vocati alla estrema povertà e questo era insopportabile per la Chiesa di Roma, che li scomunicò e li fece sterminare.

Nei dintorni alcune città fantasma come le rovine megalitiche di Norba, nei pressi della moderna Norma o il Parco di Ninfa, dove i ruderi sono stati assorbiti dallo splendido giardino all’inglese, forse tra i più belli d’Europa. Gestito dalla Fondazione Roffredo Caetani, si tratta di un luogo meraviglioso, unico nel suo genere. Assolutamente imperdibile, quindi, per gli appassionati di medioevo e di luoghi romantici.

Foto di Maurizio Andreose