Lazio, pronto soccorso in tilt: richiesto un piano contro il sovraffollamento

I pronto soccorso nella Regione Lazio sono in tilt a causa del sovraffollamento delle strutture che rallenta i ricoveri

Polizia vigila nei Pronto Soccorso

Pronto Soccorso

Pronto soccorso in tilt. Chiunque sia andato almeno una volta al pronto soccorso che “sa quando entra, ma non sa quando esce”. Questa è la dura realtà dei pronto soccorso anche nella regione Lazio, dove i tempi di attesa sono di circa 12 ore per quasi il 43,7% delle persone in attesa di un ricovero.

Pronto soccorso in tilt: oltre 15 minuti di attesa in codice arancione

I dati forniti dalla Regione riportano che circa un milione e 406 mila accessi nelle 50 strutture presenti sul territorio. Di queste circa i due terzi, che erano in codice arancione, hanno dovuto attendere circa un quarto d’ora prima di essere visitati. Come riporta la stessa Regione Lazio “il 66,8% dei pazienti con codice 2 hanno atteso oltre 15 minuti per la visita e il 38,3% con codice 3 (azzurro) oltre 60 minuti”. Questo disagio è strettamente legato all’effetto a imbuto. Difatti, “la permanenza prolungata in Pronto soccorso in attesa del posto letto di ricovero è la principale causa del sovraffollamento“.

Con questi dati si è ritenuta necessaria la “revisione dl Piano regionale per la gestione del flusso di ricovero e del sovraffollamento in pronto soccorso“, come si legge nella lettera mandata a tutte le Asl e aziende ospedaliere della Regione.

Dunque, le strutture dovranno recepire il piano così revisionato entro il 30 novembre, mentre entro il 31 dicembre dovranno deliberarne uno proprio. In mancanza di provvedimenti la Regione Lazio chiederà “l’intervento del prefetto di Roma per l’emergenza del blocco barelle del sovraffollamento dei Pronto Soccorso“.

Come si legge e ha denunciato il quotidiano Il Tempo, a Roma Capitale durante l’inizio della settimana sono state contate circa 40 ambulanze ferme presso i pronto soccorso. Circa mille 600 persone si sono presentate presso le strutture e di queste 500 erano in attesa di un ricovero.

Le criticità non risparmiamo nessuno ospedale: dall’Umberto I al Sant’Andrea, fino al San Giovanni e al Pertini.