Perché guardiamo ogni lunedì sera Temptation Island Vip

Perché anche se leggiamo Albert Camus ci piace guardare Temptation Island Vip?

Un tempo c’erano le telenovelas argentine che mia nonna guardava con continuità, un altro i romanzi Harmony, un periodo i più generici film romantici, oggi una media di tre milioni di italiani guarda in tv il programma in onda su di Canale 5 ogni lunedì sera: Temptation Island Vip, ‘’il viaggio nei sentimenti’’ come lo definiscono gli stessi autori,  il reality in cui coppie ‘’vip’’ si  separano per tre settimane in due villaggi su un'isola affrontando le insidie di tentatori e tentatrici single  mettendo alla prova la solidità della loro relazione. Il pubblico del programma, che nella versione ‘’classica’’ è stato il più visto dell’estate scorsa, è trasversale. A guardare un programma di questo genere non sono solo le classi medio basse, anzi, non c’è più, semmai ci fosse stata, una differenza tra chi è  culturalmente più preparato e chi no. Non dovrebbe meravigliare, ricordiamo che il grande Carmelo Bene era solito guardare di notte e apprezzare, soffriva di insonnia, le televendite di Wanna Marchi.

Cosa ci piace, perché anche se leggiamo e amiamo Albert Camus non possiamo fare a meno di guardare un programma televisivo tanto trash?

Perché siamo noi, ci riconosciamo e tutto quello che ci è familiare ci affascina e decidiamo se immedesimarsi o prenderne le distanze. Poco importa che le storie siano vere o montate, chi scrive è profondamente convinta che siano autentiche e ‘’valorizzate’’, certo, dal gruppo degli autori.

Lo spettatore osserva donne appetibili che tentano, mettendo a rischio le relazioni, uomini che desiderano soltanto lasciarsi andare al desiderio, donne fidanzate che piangono disperate che sostengono di non conoscere quell'uomo con cui condividono la casa, l'amore, la vita. Sono soprattutto, anche se non sempre, gli uomini a cadere in tentazione, a mettere in scena la più banale ovvietà delle relazioni amorose: l’uomo è cacciatore, la donna è preda. Perché diventiamo inconsapevoli voyeur?

 È la classica formula della tragedia classica, la catarsi dello spettatore si compie guardando altri che agiscono al posto suo, decidendo o meno di lasciarsi andare alle pulsioni. È  il mistero dell'amore che va in scena e che da spettatori mettiamo alla prova e sondiamo, è quell'amore che è ''una storia di fantasmi'' per dirla con lo scrittore David Foster Wallace,  che vogliamo vedere in tv, la parte ''oscura'' del/la nostro/a amato/a che desideriamo mettere alla prova.

Sono diversi lustri che la tv è cambiata, non è detto che sia cambiata in meglio, ovvio, lo ha capito prima di tutti Maria De Filippi che ha trasformato una ‘’candid camera’’, cioè l’arte di mettere in scena a sorpresa l’umanità ordinaria e coinvolgerla, in protagonista di un programma televisivo, che sia la ricerca dell’anima gemella, vedi alla voce Uomini e Donne, o che sia l’aspirazione a diventare un cantante, Amici, o, come in questo caso, mettere alla prova il proprio partner.

È passato molto tempo dai 15 minuti di celebrità profetizzati da Andy Wharol e oramai quel tempo si è dilatato fino a diventare ben più di due ore televisive. La tv ha scavalcato ogni pudore, ogni etica e morale con il ‘’caso Scazzi’’ in cui andarono in scena il dolore e la morte, la Sciarelli nel programma che conduce, Chi l’ha visto, non risparmiò nulla. Nella tragedia greca, però, il sangue e la morte violenta non andavano mai rappresentati, in questa era invece sì. Tutto va in scena.

 

Certo, sarebbe bello se un giorno tre milioni di persone si appassionassero alla storia d’amore tra Francis Scott Fitzgerald e Zelda Fitzgerald, leggessero il loro carteggio o se avessero la curiosità di scoprire la relazione ‘’moderna’’ tra Jean Paul Sartre e Simone De Beavoir, ma per ora ci accontentiamo di Temptation Island Vip. Qualcuno la chiama ‘’pornografia dei sentimenti’’, a me piace pensare che quella di Temptation Island Vip sia una geografia, una toponomastica dei sentimenti con una bussola che ci indirizza su dove vogliamo andare, ci fa sorridere e ci fa, persino, riflettere.

 

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