Piante in vaso per combattere il caldo, la strampalata idea del Campidoglio

Che diavolo succede nella testa di coloro che assurgono ciclicamente ad amministratori di questa città (e non solo di questa)?

La vicenda degli alberi piazzati in alcune fermate bus per offrire ombra, riporta drammaticamente alla solita considerazione: ma che diavolo succede nella testa di coloro che assurgono ciclicamente ad amministratori di questa città (e non solo di questa)?
Mutamenti ormonali?
Delirio di onnipotenza?
Confusione?
Forse un virus nascosto nelle stanze del potere?

I Ciclamini di Montanari

Cosa induce una persona anche con un certo background culturale, magari anche con una certa esperienza, a prendere decisioni che la rendono ridicola agli occhi della comunità?
Perché, una volta eletti, si perdono equilibrio e buonsenso a favore di sciatteria e superficialità?
Pensiamo alla “famosa” Pinuccia Montanari, assessore all’ambiente dell’amministrazione Raggi.
Un curriculum da paura: laureata in filosofia, giurisprudenza e giornalismo, da sempre impegnata nella sostenibilità ambientale, incarichi prestigiosi di ogni genere.
E che fa una volta in Campidoglio?
Si accanisce come una furia devastatrice sullo spartitraffico della Colombo dove pianta e ripianta i ciclamini come fosse una questione personale tra lei e loro, poi si inventa “alberiperilfuturo”, compiendo una distruzione di massa di alberi che muoiono tutti per mancanza d’acqua e che dire delle petunie penzolanti sulle chiome dei pini a venti metri d’altezza, del triste vitigno a piazza Argentina e di tante altre risibili idiozie inspiegabili in una persona con cotanto palmarés?

Gestire l’emergenza caldo con ramoscelli non aiuta

Ora abbiamo Sabrina Alfonsi, anche lei con un bel CV : laureata in antropologia, consulente aziendale nel campo della formazione professionale in ambito ambientale, ex Presidente di Municipio, insomma non certo una sprovveduta.
Eppure, anche lei viene “contagiata” dal misterioso morbo e allora giù a capitozzare alberi di ogni genere e ripiantarne altri che poi subiscono la stessa fine di quelli di Pinuccia (vedasi, ad esempio lo scempio del Giardino della Giustizia perpetuato ben due volte) e ora si inventa il “piano del verde di emergenza” ovvero la piantumazione di poveri alberelli alle fermate dei bus che dovrebbero fornire ombra a coloro che sono in attesa del mezzo.
Piante striminzite in vaso la cui ombra, con eccezione di due palme (la terza pare più un bonsai che una pianta normale) a Largo di Torre Argentina, nella maggioranza dei casi, è inesistente o fruibile da una o due persone al massimo.
Senza contare che lo scorso anno, una iniziativa simile ha portato alla morte degli alberi per mancanza d’acqua.
Dunque, ci risiamo.

Dalle piante al sociale la situazione non cambia

Pare una maledizione che si abbatte si chiunque assurga a guida della “res publica”.
Perché, sia chiaro, non è che gli altri assessori siano esenti dal contagio.
Guardate le politiche sociali, tanti per dirne una, totalmente latitanti (fatevi una passeggiata a Viale Pretoriano…), sia nella passata amministrazione che in quella presente.
Sono problemi complessi quelli di Roma, è innegabile, ma non sembra questo il modo migliore per affrontarli.
I cittadini sono stanchi delle prese in giro e la fiducia nell’amministrazione sprofonda paurosamente.
Non sarà una strimpellata con la chitarra che cambierà le cose.
Meglio deporre gli strumenti musicali e lavorare con testa e mani.
Pensare e agire.


Sotto le chiome di un pino trattato con endoterapia e non abbattuto, potrebbe, chissà, portare maggior consiglio…