Ristoranti “Pro Green pass” contro ristoranti “No Green pass”: una guerra fratricida

Diffusi su Telegram i nomi dei locali che non tengono conto dei divieti. I contrari al pass rispondono con aggressioni fisiche e verbali

Green pass ristoranti

Green pass ristoranti

Dopo mesi in cui la faccenda sembrava essere sfumata nel mare di manifestazioni relative ai provvedimenti anti-Covid, che si sono susseguite, si torna a parlare della protesta, aizzata dai ristoratori di tutta Italia, che a gennaio 2021 si erano perentoriamente rifiutati di aderire al coprifuoco e ai divieti delle zone a colori: “Io apro”. La prima protesta attiva in tempi di pandemia, orientata a far recepire un messaggio forte ai vertici della società politica. E naturalmente lo si fa nel primo giorno di entrata in vigore del nuovo decreto che rende obbligatorio il green pass per consumare all’interno di un ristorante.

L’organizzazione delle proteste

La ristorazione non è ovviamente l’unico settore economico a essere colpito dalle nuove regole, ma è qui che per ora si concentrano le maggiori proteste. E il canale di trasmissione prediletto è quello sottoposto a meno controlli. Su telegram, app di messaggistica, gli utenti ristoratori hanno infatti aperto pagine regionali, in modo che di provincia in provincia potessero essere organizzate le serate di protesta (ovvero l’ingresso ai ristoranti in maniera libera).

La battaglia dei ristoratori “pro Green pass”

Gli utenti si stanno organizzando per diffondere i nomi dei locali che lavoreranno non tenendo conto dei divieti. Rifiutando cioè l’obbligo di esibizione del pass e di tracciamento dei clienti. Una chiamata al popolo, che sta ricevendo un seguito importante già nelle prime ore. Tanto che un anonimo si è preso la briga di creare una mappa aperta su google. Gli utenti avranno così la possibilità di segnare, di volta in volta, i locali aderenti all’iniziativa, in modo da renderla fruibile a tutti.

Gli attacchi dei ristoratori contrari al Green pass

Le mobilitazioni portate avanti dai ristoratori contrari all’obbligo della certificazione verde si sono invece rivelate più violente. Nota la vicenda del ristoratore versiliese Amelio Fantoni, aggredito perché aveva promosso una piccola iniziativa pro Green Pass. L’idea era quella di scontare del 10% le consumazioni di chi sarebbe arrivato al suo tavolo con la documentazione sanitaria richiesta. Come Andrea e Mirko, fratelli agrigentini al timone del locale “La Rotta nella città della Valle dei Templi” che, dopo aver deciso di anticipare di qualche giorno l’attuazione del provvedimento nel loro locale, si sono trovati a dover far fronte a una tempesta di recensioni negative (false) sulla loro pagina Google, che sono riusciti a far cancellare solo dopo alcuni giorni e un importante tam tam mediatico, questa volta a loro favore.

Guerra tra ristoratori

Su un fronte quei ristoratori che si rifiutano categoricamente di aderire alle misure adottate dl governo, in quanto vincolo alla libertà e all’andamento regolare della propria attività lavorativa. Sul’altro quelli che hanno dichiarato di volersi attenere alla legge in vigore per salvaguardare un interesse comune: la salute a livello nazionale. Una guerra fratricida in cui manca unione di intenti e in cui invece a trionfare sono solo la polemica e il disappunto.

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