Roma, candidati al confronto: prima si danno i gomiti poi “se le danno”

Prima i 4 candidati si sono salutati in un clima cordiale di saluti “gomito a gomito”, ma poi…

Dal Recovery fund e poteri speciali per Roma al tema rifiuti: nella cornice della Casa dell’architettura, in un caldo torrido di luglio, è andato in scena ieri pomeriggio il primo faccia a faccia pubblico tra i candidati sindaco di Roma, scandito da battibecchi, scintille sarcastiche e colpo di scena finale.

Nell’ambito del Festival dell’architettura di Roma i principali candidati per la corsa al Campidoglio – Virginia Raggi (M5s), Carlo Calenda (Azione), Enrico Michetti (centrodestra) e Roberto Gualtieri (centrosinistra) -, si sono confrontati sulle proprie idee e la propria visione per Roma, in vista delle elezioni in autunno.

Prima di salire sul palco per l’inizio del dibattito, i 4 sfidanti si sono concessi alle foto di rito, in un clima cordiale di saluti “gomito a gomito”. Poi quattro giri di domande, moderate della giornalista Ylenia Sina, per ciascuno dei candidati, che hanno avuto 5 minuti a testa per rispondere. Il dibattito è iniziato senza particolari acuti, se non con qualche stoccata ironica.

Raggi: “Roma come una Ferrari, io l’ho fatta correre”

“Credo che Roma sia da paragonare ad una Ferrari e quando sono arrivata era completamente ferma. Io ho ricostruito questa macchina e ho iniziato a farla correre, sostiene Raggi.

Ora dobbiamo farla correre tutti insieme verso un futuro nel quale abbiamo almeno tre appuntamenti molto importanti: i fondi del Recovery plan, il Giubileo del 2025 ed Expo 2030. Tre impegni importanti nell’arco di dieci anni che sono in grado di cambiare completamente la nostra città”.

Ma Calenda replica sarcastico: “Se Roma è una Ferrari è una 348: quella dove non entravano le marce e stava ferma nei piazzali. Sono i servizi di base che mancano: i trasporti pubblici, una raccolta differenziata efficiente, una manutenzione del verde in alcuni casi da jungla urbana – aggiunge Calenda -. È l’unica Capitale che cresce meno del suo Paese. Non si può progettare il futuro senza trasporti, senza decoro urbano, senza sicurezza: non esiste. Noi abbiamo scritto con 500 persone 2 mila pagine di programma diviso per Municipi. Se vai nei giornali internazionali per la crisi dell’immondizia, la tua visione della città è una storia per bambini studiata sui rendering”, conclude Calenda.

Poi Michetti con pacatezza dribbla le polemiche; “Roma è un sogno e va rigenerata: abbiamo bisogno di pacificazione, di dialogo e di semplificazione normativa. Tutto a Roma, nell’antichità, era costruita intorno al cittadino. La Roma di Augusto e di Cesare guardava al dialogo. Noi abbiamo bisogno di questo dialogo, abbiamo bisogno della Roma della Pax augustea. Una Roma della collaborazione perché al centro non ci sono le nostre carriere ma il destino del cittadino di Roma”, afferma Enrico Michetti.

Le repliche di Gualtieri e Calenda

A rispondere, ancora con tono sarcastico, il candidato Pd Roberto Gualtieri: “Non riporteremo Roma all’Impero romano Michetti, non abbiamo questa ambizione”. E ancora “le risorse del Recovery sono l’ultima possibilità per ripartire”. Per Gualtieri si tratta “dell’ultimo treno e a Roma non possiamo permetterci altri 5 anni di inerzia amministrativa. I fatti parlano da soli: la digitalizzazione è ferma e la situazione è disastrosa – sottolinea il candidato dem -.

Il conto dei soldi persi da Roma per l’incapacità di progettazione è così ampio da far uscire il fumo dalle orecchie. Bisogna rimboccarsi le maniche con grande concretezza e con programmi precisi”. Non ci sta la sindaca Raggi che replica con una stoccata: “Mi verrebbe da dire che dopo tante chiacchiere ho dimenticato la domanda”, attacca Raggi, che rivolgendosi ai due ex ministri Gualtieri e Calenda, tuona: “magnificano le loro azioni di Governo, ma a Roma da loro non è arrivata una lira quando erano al governo, e questo è un fatto che loro sanno”.

Un’ora e mezza di toni pacati spezzati da qualche frecciatina al vetriolo e sorrisi ironici. “I cittadini romani non erano cittadini ai tempi dei Cesari ma erano cittadini ai tempi della Repubblica romani. Inoltre non possiamo parlare ai romani del sesso degli angeli, dei Cesari, di quanto siamo buoni e bravi. E’ una cosa ridicola. Sono discorsi buoni per un programma delle 8 del mattino non per un confronto politico”, dice Calenda rivolgendosi a Michetti.

Il candidato de centrodestra, arrivato il suo turno, risponde: “Io non replico alle provocazioni. Il cittadino è sempre stato cittadino di Roma, da Romolo e Remo. Il sindaco deve uscire dalla stanza dei bottoni e stare tra la gente, sentire la città, stare con la gente e per la gente. Il Campidoglio dovrà essere la casa del popolo, dove il popolo viene ascoltato h24 e c’è sempre posto per categorie e corpi intermedi, un canale osmotico tra le esigenze del cittadino e i provvedimenti dell’autorità – aggiunge Michetti -. Il problema della governance è serio. Bisogna avviare un processo di decentramento amministrativo dal Campidoglio ai municipi che dovranno avere risorse sufficienti per governare i processi”.

Michetti abbandona il palco

A pochi minuti dalla fine del confronto, ad accendere gli animi e far esplodere la bagarre il tema caldo dell’emergenza rifiuti, con Michetti che abbandona il palco. “La questione dei poteri non può diventare un alibi su rifiuti o trasporti – inizia Calenda.

Serve innanzitutto chiarezza sulle competenze perché, come sui rifiuti, i cittadini non capiscono mai di chi sono le responsabilità, anche se in questo caso sono condivise tra Comune e Regione”. Gualtieri allora incalza Calenda: “Sono stupito dal tuo cerchiobottismo, nel disastro dei rifiuti non puoi mettere sullo stesso piano il lavoro della Regione che ci rende orgogliosi e quello del Comune”.

Sempre sui poteri speciali, Gualtieri si è detto convinto che la commissione Affari Costituzionale della Camera sia “il treno giusto per intervenire. Spero nell’unità tra forze politiche per non perdere questa occasione. Ma non sarà una soluzione magica. Nel 2017 la Regione ha offerto a Roma dei poteri e la sindaca Raggi li rifiutò sbagliando, noi accetteremo quell’offerta”. Calenda risponde: “quando c’è di mezzo Zingaretti parti” e la sindaca Raggi prima spezza il botta e risposta con una battuta, “litigano”, e poi chiosa “se vi fa piacere dire che è tutta colpa mia va bene, ma la Regione è fanalino di coda”.

Durante il battibecco tra Calenda e Gualtieri, soprattutto, con la Raggi che forniva un suo controcanto, il candidato del centrodestra si alza dalla sedia infastidito, saluta gli sfidanti e allargando le braccia ha abbandonato il confronto in polemica. “Non erano queste le regole, se si hanno 5 minuti a testa si rispettano – ha spiegato l’aspirante primo cittadino – se invece è un contraddittorio dove si viene esclusi allora non funziona così. Se è una rissa me ne vado”. La campagna elettorale per la corsa al Campidoglio si infiamma ed entra nel vivo.

Lascia un commento