Roma. Riapre al pubblico l’Arcispedale di Santo Spirito in Saxia, il più antico d’Europa

L’Antico ospedale restaurato dalla Regione Lazio, nato per accogliere neonati e malati abbandonati

arcispedale di santo spirito a Roma

Arcispedale di Santo Spirito a Roma

Riapre al pubblico l’Arcispedale di Santo Spirito in Saxia: l’Ospedale di Santo Spirito, il più antico d’Europa, che svolge da oltre 800 anni una funzione di accoglienza e di cura nel cuore di Roma. Restaurato dalla Asl Roma 1 con un finanziamento della Regione Lazio, l’edificio contiene un ciclo di affreschi di 1200mq: otto secoli di storia dell’accoglienza.

Questa mattina, alla cerimonia di inaugurazione ha preso parte anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nell’occasione ha firmato il Liber fraternitatis, codice miniato del 1446 che veniva firmato da tutti coloro che entravano a far parte dell’arciconfraternita e diventavano benefattori dell’ospedale.

Arcispedale di Santo Spirito, nato per accogliere malati e neonati abbandonati

“Siamo in un luogo unico in cui si celebra la potenza del nostro passato e la forza del nostro presente. Siamo nel più antico ospedale d’Europa, nato nell’VII secolo d.C. per dare accoglienza a malati e neonati abbandonati. E dentro la missione della cura e della solidarietà di questo ospedale romano credo che possiamo trovare anche un nucleo fondante e attuale della civiltà europea: l’accoglienza, la cura e il rispetto per l’altro”, ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

“E questi valori li abbiamo visti in tutta la loro forza in questi anni di lotta al Covid. E quindi in questo luogo storico ringrazio ancora tutta la sanità di questa bellissima Regione”, ha concluso Zingaretti. Alla mattinata hanno preso parte anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini, il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

“Qui ci sono le radici anche del nostro futuro perché qui, per secoli, generazioni e generazioni di medici hanno salvato migliaia di vite, bambini abbandonati nel Tevere. Oggi è un giorno speciale per Roma, per il sistema sanitario regionale ma anche per il nostro Paese, perché si restituisce alla città uno tra i più prestigiosi edifici di Roma”, ha commentato il direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Locale Roma 1, Angelo Tanese.

“Il presidente della Repubblica si è mostrato davvero interessato e affascinato dalla storia di questo luogo. Oggi questo spazio verrà utilizzato per ricordare la tradizione di accoglienza del nostro Paese”, ha detto il dg dell’Asl Roma 1.

La corsia sistina

Anche per questo, nella corsia storica dell’ospedale è stata allestita una mostra fotografica: 48 scatti delle principali agenzie internazionali realizzati durante le diverse fasi della pandemia. “Questa è una sorta di cappella sistina degli ospedali storici per la stroadinaria bellezza dell’apparato decorativo – ha spiegato Diela Porro, storica dell’arte e soprintendente speciale del comune di Roma – la corsia sistina, realizzata nel 1475 in occasione del giubileo di quell’anno, fu commissionata da Papa Sisto IV e i suoi affreschi raccontano la storia di quegli anni e le imprese volute dal Papa”.

L’Arcispedale sorge al di sopra di quelli che erano i giardini della villa romana di Agrippina Maior, gli Horti Agrippinae. In questa vasta zona, intorno al 727 d.C., Ina, re dei Sassoni, istituì la Schola Saxonum, vera e propria cittadella fortificata che forniva ricovero e assistenza per i pellegrini che giungevano a Roma per visitare la tomba dell’apostolo Pietro. La Schola Saxonum fu la più longeva e prosperò fino alla Guerra Santa.

Ma la sua posizione sul Tevere le donò nuova vita quando nel 1198 Innocenzo III affidò a Marchionne D’Arezzo la costruzione del Complesso per accogliere i bambini indesiderati (esposti o proietti) e i bisognosi. A Guido da Montpellier, cavaliere e fondatore dell’Ordine Ospitaliero del Santo Spirito, fu affidata la gestione dell’istituto.

La regola dell’ordine, riportata nel codice miniato Liber Regulae, individuava come beneficiari dell’attenzione dell’ospedale non solo i malati ma tutti gli indigenti e gli emarginati. In breve tempo il Santo Spirito divenne punto di riferimento, sanitario ed economico-sociale e sul suo modello iniziarono a sorgere ospedali contraddistinti dalla Croce di Lorena, simbolo dell’ordine del Santo Spirito, in tutta Italia e, rapidamente, anche in tutta Europa: alla fine del XV secolo se ne conteranno quasi mille.
(Adi/Dire)