“Ultima Generazione” torna a bloccare le strade di Roma, gli attivisti: ostruire una strada non è niente a confronto del disastro ambientale

Gli attivisti hanno bloccato le strade di Roma sulla Via Salaria, incrocio via Grottazzolina, e su Viale Marco Polo

Attivisti di "Ultima Generazione" bloccano la strada

Attivisti di "Ultima Generazione" bloccano la strada

Le attiviste e gli attivisti di Ultima Generazione questa mattina sono tornate a bloccare le strade della capitale per ottenere azioni immediate dalla politica per arginare la crisi eco-climatica. La dinamica dell’azione: intorno alle h 8:00 gli attivisti hanno bloccato le strade di Roma in due punti: sulla Via Salaria, incrocio via Grottazzolina, e su Viale Marco Polo, in direzione Piramide. Entrati in strada con lunghi striscioni “No gas no carbone”, gli attivisti si sono seduti in centro alle carreggiate bloccando le prime auto. Dietro di queste, lunghe colonne di veicoli.

Decise e immediate le rimostranze e gli insulti degli automobilisti bloccati. Nel giro di mezz’ora in entrambe le localizzazioni sono intervenute le Forze dell’Ordine, portando via gli attivisti. I partecipanti all’azione di questa mattina hanno sempre mantenuto un comportamento non violento, resistendo passivamente alle violenze di alcuni cittadini e all’intervento delle Forze dell’Ordine.

Gli attivisti: Il nostro è un gesto di speranza

“Faccio questo perchè credo sia necessario un gesto dirompente per portare l’attenzione su un problema enorme, che avrà grave impatto sulla vita di ogni persona. Non vorrei essere costretto a fare questo, allo stesso tempo credo che il disagio provocato da un blocco stradale sia minimo in confronto ai disastri che le vite delle persone saranno costrette a subire a causa del collasso climatico imminente. Il nostro è un gesto di speranza”. Filippo questa mattina sulla Via Salaria.

Le premesse

La svolta più decisa di oggi degli attivisti è arrivata dopo 33 giorni totali di sciopero della fame, rimasto inascoltato da parte dei segretari di partito, e dopo due blocchi stradali, a Milano e a Padova, avvenuti settimana scorsa, il 6 ottobre. La dichiarazione di uno scioperante della fame: “Più di un mese di sciopero della fame: nessuna risposta seria e umana da parte della politica. Sit-in sotto Monte Citorio: ancora niente. Lettere e missive consegnate di persona ad ambasciatori sconosciuti come fossimo nell’Ottocento. Silenzio assoluto.

Allora si scende in strada! Per interrompere questa follia, cercando di comunicarla anche a chi va al lavoro, perché la battaglia di Ultima Generazione riguarda tutte le persone su questo pianeta: noi, i politici sordi e irresponsabili, e le persone che oggi arriveranno mezz’ora in ritardo al lavoro. Per cambiare il presente serve la resistenza civile, più saremo e più veloce sarà il cambiamento.

Il mio cuore e la mia gratitudine ora sono sulle strade di Roma”. Con queste parole Alessandro, rimasto per 26 giorni in sciopero della fame, ha commentato la situazione attuale.

Le richieste rimangono le stesse dello sciiopero della fame

Un incontro pubblico con Letta, Salvini, Meloni e Conte in cui parlare apertamente della crisi climatica e sociale; la firma di un accordo che sancisca l’impegno della forza politica a formare un Decreto Legge contro la riapertura di ogni centrale di idrocarburi su suolo nazionale entro un mese dall’eventuale insediamento al governo. (Com/Red/Dire)