Valmontone. Un’oasi di pace deturpata dalla solita inciviltà umana

Avevo bisogno di ordinare i miei pensieri, di allontanarmi dal trambusto dei mercati umani, e ho pensato di raggiungere la campagna

L'uomo di oggi dispone di poco tempo da dedicare a se stesso, alla divagazione. Per chi vive in città, recarsi al parco rappresenta un modo di evadere dal caos urbano; gli abitanti della provincia hanno una possibilità in più, rispetto ai cittadini, di rilassarsi nel verde: passeggiare in campagna. Così, una tiepida mattina di marzo, trovandomi in prossimità de "La Valletta", un sito di pesca e ristoro, ho deciso di incamminarmi nell'omonima via, sapendo di inoltrarmi nella campagna del territorio valmontonese.

Avevo bisogno di ordinare i miei pensieri, di allontanarmi dal trambusto dei mercati umani, e ho pensato di raggiungere la campagna e di camminare in essa, liberandomi dei pesi inutili. A mano a mano che procedevo nella via (via della Valletta) i rumori delle auto in movimento giungevano sempre con minore intensità, mentre più chiari erano i versi degli uccelli.

Il sentiero era disseminato di sassi, sanpietrini, breccia e selci. Allora mi sono ricordato che una volta qui passava il treno, c'erano i binari appoggiati su questi sassi.

Avanzando nella stretta via di campagna, sentivo salire in me un senso di benessere: ovunque mi voltassi vi era verde, scorci di paesaggi di campagna, un terreno coltivato, una macchia, un boschetto, una radura, un declivio, un prato, e poi alberi snelli che danzano al vento, e il soffio del vento sul viso, il canto di un gallo qua e là, la vista di un gregge al pascolo…, tutto contribuiva a  rendere il mio spirito leggero.

Mi trovavo solo, eppure non è difficile raggiungere la zona, forse pochi sanno di questo angolo di pace; non una straordinaria bellezza, ma quanto basta per disintossicarsi dalle tossine che accumuliamo giornalmente nel nostro corpo e nella mente.  

Ad un certo punto, sporgendomi dal margine del sentiero verso l'interno, ho notato la presenza di materiale estraneo alla natura, materiale di scarto, rifiuti abbandonati nella campagna che poco prima ho esaltato per le sue virtù terapeutiche. Pneumatici, secchi di plastica che si confondono con l'ambiente circostante, tanto sono ricoperti di erba (indicativo del tempo trascorso), sanitari, armadi, frigoriferi, calcinacci.

E' incredibile, ma era vero: plastica, vetro, latta, ferro, legno, ceramica, e persino una carcassa di cane, abbandonata sul ciglio della strada, un povero pastore maremmano…, forse non ritenuto degno di sepoltura dal suo "padrone"? Perché un'oasi naturale, come questo luogo, deve essere deturpata dal comportamento incivile di alcuni soggetti? 

Mi viene da pensare che qui l'uomo si fa vivo solo per dare sfoggio della sua arretratezza culturale, della sua irresponsabilità. Vorrei tanto conoscere, incontrare chi si comporta in tale modo, sapere cosa lo muove ad agire così e non nel modo corretto, civile. Ma è consapevole del danno che arreca all'ambiente? I rifiuti giacciono indisturbati per anni, lentamente si decompongono, liberando nell'ambiente sostanze nocive agli animali e all'uomo.

Una lattina d'alluminio per bibite impiega più di 100 anni a decomporsi; una bottiglia di vetro 400 anni; un sacchetto o una bottiglia di plastica fino a 1000 anni; i vasetti e le bottiglie di vetro ci mettono 1 o 2 milioni di anni!  

Quella mattina sono entrato nella campagna con l'intenzione di alleggerire il mio spirito. In verità, dopo una sensazione di benessere, ha prevalso uno scoramento dovuto alla desolante conferma della inciviltà umana. 

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