Vivere nei borghi più belli: Mugnano in Teverina e Palazzo Orsini

Vicino Bomarzo, sulla valle del Tevere, c’è questo gioiello medievale, Mugnano in Teverina, dominato dal rinascimentale Palazzo Orsini

Mugnano in Teverina (Bomarzo)

Mugnano in Teverina (Bomarzo)

A due passi da Bomarzo (Viterbo), su una collina che guarda la valle del Tevere, c’è questo gioiello medievale, a sua volta dominato dal rinascimentale Palazzo Orsini, con una torre cilindrica trecentesca. Ci si sente a proprio agio tra i vicoli e le piazzette del borgo, dove vivono pochi abitanti, in un’oasi di pace.

Mugnano, proprietà dei Mugnani di Orvieto

Non avevo mai sentito nominare la Teverina, valle dalle grandi tradizioni storiche e gastronomiche. Ammetto la mia ignoranza. In verità Mugnano è un borgo grazioso e ricco di tesori da scoprire. Le sue origini si rifanno al periodo etrusco e romano ma è solo nel medioevo che si trovano tracce storiche certe su questo centro del viterbese, anzi della Tuscia. La prima famiglia che aveva la proprietà di questo castrum erano i Mugnani di Orvieto, attorno all’anno 1000.

Dalla meta del XIII secolo il borgo passò ai Colonna e poi ai Farnese. Sono sempre le stesse famiglie nobili, assieme ai Savelli, Barberini, Cesarini, Borghese, Aldobrandini, Ludovisi, Giustiniani, Caetani e i Pamphili che dominavano le terre dello Stato Pontificio, sempre in lotta tra loro per assicurarsi il soglio papale, per gestire territori e ricchezze e mantenere il potere, fino alla nascita del Regno d’Italia nel 1870.

Un borgo medievale in una zona ricca di storia e di tradizioni gastronomiche

Mugnano è frazione di Bomarzo, in provincia di Viterbo, ed ha circa 200 abitanti compresi i residenti stagionali. La maggior parte di essi ha più di 60 anni. In paese non vi sono attività economiche rilevanti. Diciamo che il lavoro si svolge tutto fuori dal borgo. Si trova in una splendida posizione panoramica sulla Valle Teverina, estesa verso est e circondata da campi e boscaglie a ovest, ed anche in una delle zone più integre e ordinate della provincia di Viterbo.

Una perla dove si respira ancora oggi l’atmosfera agreste del passato grazie anche alla presenza della Strada del Vino, importante attrazione turistica ed enogastronomica. Per la sua conformazione in cima alla rocca su cui è costruito, pare una nave in stallo, in un mare verde di boschi e campagne, sospesa nel tempo e nello spazio.

Qui si vive di semplicità, quella di chi è rimasto e ha scelto di viverci

Camminando nei vicoli stretti, tra scale e piccole logge, si ha l’impressione di trovarsi comunque a casa, tanto tutto è raccolto ed intimo. Qui si vive di semplicità, per scelta degli abitanti che sono rimasti e riscoperta da chi, a distanza di anni, ritorna o ha deciso di trasferirsi in questa oasi di pace.

Dista da Viterbo 23,5 km e circa 90 da Roma ed è raggiungibile prendendo la Cassia, poi la SS 675 e infine la provinciale 20 e la 19 fino a Mugnano. Con i mezzi pubblici si prendono i bus delle linee di Cotral regionali in partenza da Bomarzo o Castiglione in Teverina.

Purtroppo non ci sono aree parcheggio nelle vicinanze del paesino. Nel centro abitato ci sono alcuni B&B e l’albergo (nel Palazzo Orsini) ma non sono presenti ristoranti e trattorie. Bisogna arrivare a Bomarzo  (4 km) oppure a Chia (10 km) per gustare i piatti tipici della Tuscia.

Nei dintorni luoghi famosi d’interesse storico

Le località vicine sono tutte rinomate, come Vitorchiano, la Piramide etrusca, Soriano nel Cimino, Villa Lante con i suoi giardini all’italiana e il borgo di Bagnaia, frazione di Viterbo, di cui abbiamo ampiamente parlato in un altro articolo.

Tra i luoghi d’interesse dei dintorni c’è sicuramente il Parco dei Mostri di Bomarzo. Potrebbe essere visto come una Disneyland rinascimentale. In effetti è una spettacolare interpretazione dei giardini manieristi, fatto costruire da Vicino Orsini. Un uomo romantico e coraggioso condottiero al servizio dello Stato Pontificio. Tornato dalle guerre fece posare nella valle sottostante il castello, in un meraviglioso parco, una serie di sculture fantasiose e grottesche, per questo venne in seguito chiamato Parco dei Mostri. Segue l’esempio dell’architettura rinascimentale aristocratica, ispirandosi al Palazzo Farnese di Caprarola ed in particolare alle sculture dei suoi giardini all’italiana.

Un poco più distanti ma ugualmente vicini troviamo il Lago di Bolsena, Civita di Bagnoregio, Orte, Amelia, Narni e Sangemini.

Il valore degli immobili cresce, segno di una costante richiesta

A novembre 2023, il prezzo medio (Valori OMI) a Mugnano in Teverina è di 965 € /m². Mugnano è al 10.150 posto nella classifica delle città più costose in Italia.Cioè a dire non tanto costosa. Il prezzo è aumentato del 5.95% rispetto all’anno precedente. Molto di più rispetto al 2015 quando il prezzo medio di un appartamento era di 594 € /m².  Abbiamo rilevato dei costi compresi tra i 562€ /m² e i 974€ /m². Ma anche ville lusso, con ampio terreno circostante e 5 locali a 2600€ /m². Dipende cosa si sta cercando. Un appartamento di 4 locali in centro paese costa 62mila euro ossia 659 € /m².  Il borgo tuttavia risulta tra i più convenienti. Nei paesi intorno la media dei prezzi è più alta. I tagli più piccoli sono in rapporto anche i più cari.

Un appartamento di 50 m² al prezzo di 58.383 € è del 23 % più costoso di un appartamento di 90 m² al prezzo di 85.982 euro. A Bomarzo (che include anche Mugnano) la media è più bassa, 720 €/m² mentre per gli affitti siamo a 5,62 €/m² secondo immobiliare.it. I B&B a Mugnano vengono affittati a 45-80 € per notte. Anche questo è un affare in crescita, per via dei tanti turisti, stranieri e italiani, che amano fare vacanze nei borghi come questi. Tra Mugnano e dintorni, i prezzi degli affitti per appartamenti ristrutturati e arredati con 2-3 locali variano attorno ai 350-400€ al mese, ovvero tra i 5,38 €/m² e i 14 €/m².

Il Palazzo Orsini ora è un hotel di lusso e le chiese con reliquie di ben 4 papi

Palazzo Orsini si trova su Piazza Vittorio Emanuele. Sede di un albergo è inserito nella Rete Dimore Storiche del Lazio. Gli interni sfoggiano affreschi originali e tutte le camere regalano vista sul Tevere.Fu edificato nel XIV secolo e ristrutturato nel XVI secolo secondo le volontà di Carlo Orsini. Dello stesso periodo sono gli affreschi interni e la loggia che si affaccia sulla Valle del Tevere offrendo un visione davvero suggestiva. Grazie a recenti lavori di restauro è ritornato ai fasti di un tempo.

Di notevole interesse anche la trecentesca torre cilindrica, anch’essa opera degli Orsini. Domina il paese e si caratterizza per feritoie e finestre per l’avvistamento e l’attacco.

A fianco alla torre si erge la chiesa dei Santi Vincenzo e Liberato, principale luogo di culto del borgo. La Chiesa ha il campanile circolare a base quadrata nella parte superiore, edificato su una delle due torri di guardia della porta medievale del castrum (Porta Antica ). Domina lo stile tardo barocco, compresi trompe l’oeil di media qualità e marmi dipinti tipo marmo. Oltre ad un reliquiario di San Liberato, custodisce le reliquie di quattro papi. (Una pratica davvero orribile e che poco ha a che fare con la spiritualità.

La Chiesa di Santa Lucia, situata sulla piazza principale con il suo campanile quadrato in tufo vulcanico, presenta anche un campanile centrale dipinto sopra l’abside e alcuni affreschi non restaurati. L’edificio rimane consacrato. Davanti al Palazzo Orsini, invece, possiamo osservare la Chiesa di Santa Maria Assunta. Continuando a camminare tra i vicoli stretti dalle tipiche casette di tufo, e vediamo le sagome della Chiesa di Santa Lucia e della Chiesa di San Rocco, la quale è invece sconsacrata ma rimane di proprietà diocesana. Nonostante il lento degrado, conserva un affresco del XVII secolo. È forato da finestre a mandorla tipiche dell’epoca. La chiesa potrebbe essere in vendita.

C’è poi l’edificio del Grand Palais Ducal, che risale al XIV secolo e comprende almeno una torre del XII secolo. Ex manifattura tabacchi dal XIX alla prima metà del XX secolo, l’edificio, oggi trasformato in foresteria, è stato oggetto di un completo restauro nel 2010. Il Mastio Gotico di Mugnano, un’alta torre cilindrica costruita dagli Orsini nel XIII o XIV secolo, sovrasta una cisterna romana.  Controlla l’accesso medievale al borgo. Le fontane di epoca moderna o contemporanea, sono scolpite nel tufo vulcanico giallo o grigio (peperino).

Le fornaci della famiglia dei Domitii hanno prodotto mattoni per tutto l’Impero

Nelle vicinanze di Mugnano sono state individuate due fornaci attive dal I al IV-V sec. d.C., luogo di fabbrica di mattoni da costruzione. Dai due insediamenti produttivi provengono circa duecento bolli, impressi sul materiale cotto nelle fornaci. L’analisi di questi marchi, gli stessi rinvenuti nei monumenti dell’antica Roma, ha consentito di stabilire che per i primi 150 anni della loro storia, le fornaci furono proprietà della potente famiglia senatoria dei Domitii, per poi passare in eredità, tra il 155 ed il 161 d.C., al futuro Imperatore Marco Aurelio, quello citato nella vicenda cinematografica de Il Gladiatore, con il generale Massimo Decimo Meridio, interpretato da Russel Crowe.

Marco Aurelio era un discendente dei Domitii per parte di madre: Domitia Lucilla Minor. Oltre che nella fabbricazione di materiale edilizio le fornaci erano specializzate nella produzione di due diversi tipi di contenitori di cui si sono ritrovati numerosi esemplari: i doli, utilizzati per il trasporto e la conservazione dei prodotti agricoli e delle derrate alimentari ed i mortai impiegati nella triturazione delle sostanze e preparazione dei cibi. Doli e mortai timbrati con il nome dei Domitii e fabbricati a Mugnano si ritrovano in tutto il bacino del Mediterraneo, prevalentemente in Francia, Spagna e Nord Africa, dove giungevano grazie ai traffici che seguivano vie terrestri e marittime.

Sfruttando la corrente del Tevere, i prodotti delle fornaci, impilati su chiatte e barconi, venivano trasportati fino a Roma, da cui poi partivano per le altre destinazioni commerciali.

L’Alzamaggio è una festa popolare di origine pagana trasformata in cristiana

Ogni anno, il 30 aprile, il paese si anima con la festa in onore del patrono San Liberato Martire.  L’elevazione dell’albero, scelto per la sua altezza e finezza, è una festa antica, di origine pagana, che celebra il rito propiziatorio della fertilità e della rinascita della terra. Il pioppo più bello viene scelto nelle anse del Tevere e trasportato a spalla in paese. Qui viene sollevato a mano, senza carrucole, con corde e scale, nello spazio antistante la loggia del Palazzo Ducale e alloggiato in una base profonda per resistere ai venti. Sono piante di 27 metri circa che pesano circa 750 quintali. L’elevazione del pioppo viene eseguita da una confraternita in onore del Santo. Ma le sue origini pagane sono evidenti.

Foto di Maurizio Vecchi