Artena, Conti replica all’articolo “mancata scuola di Liuteria”

“Chi doveva seguire il progetto della scuola di Liuteria?”

Riceviamo e Pubblichiamo:

Un articolo come quello pubblicato il 05/04/2016 che si proponga di analizzare, ex abrupto, una storia di pubblico interesse e lo faccia revisionandola da una certa angolatura, evidenziando un'analisi che tralascia alcune notazioni che se fossero riferite cambierebbero il significato dell'intera ricostruzione, risulta quasi una provocazione che quando viziata da un pregiudizio negativo di fondo ha sempre bisogno di chiarimenti e correzioni affinché per i lettori si ristabilisca una certa verità che non sia quella presentata semplicisticamente con una divisione netta di buoni e cattivi. L'impressione è che si leggano pretestuosamente i fatti di ieri con gli occhi di oggi, ricercandone una ricaduta nel presente, ed è chiaro che così facendo la realtà venga descritta strumentalmente per far ricadere responsabilità e colpe su un'unica persona, con una lettura che essendo distante nel tempo risulta per molti aspetti pregiudizievole in quanto viziata da una lontananza anagrafica dell'autore, sociale e politica. Alcuni giovani dovrebbero dimostrare capacità di saper leggere la storia facendo un lavoro di serio recupero del passato, mostrandosi anche critici verso chi li ha preceduti e propositivi per il futuro, ma senza lasciarsi influenzare da chi vuole portarli verso altri obiettivi che si fondano su superficiali conclusioni politiche che mancando di una analisi attenta e completa, si riescono a smascherare in un attimo.

Nell'affrontare la tematica, a me piuttosto familiare, occorre fare subito due premesse, ossia che non si può parlare di un periodo storico che è quello di fine anni '80 e primi anni '90 senza prescindere dalle condizioni politiche di allora, rappresentate ad Artena principalmente dai due grandi partiti  PCI e DC e dai loro direttivi che erano caratterizzati da contrasti ideologici, apparati organizzativi e precisi indirizzi politici. Non tener conto che la politica di allora si svolgeva in questo modo, che è cosa ben diversa dal sistema delle liste civiche di oggi, dove non esistendo un fondo ideologico di coesione si lascia molta più indipendenza d'azione ai singoli, si finisce per decontestualizzare episodi e fuorviarne la ricostruzione storica. 

La seconda premessa riguarda uno spaccato relativo alla mia famiglia ed i rapporti con la Musica, in quanto mio fratello Igor fu uno dei primi studenti della scuola di liuteria  che aveva iniziato i corsi nel 1986-87 e studiava al conservatorio con il Prof. Pani, amico molto stretto del maestro De Lellis citato nell'articolo, con il quale si decise di affiancare il laboratorio di liuteria, che era sito in via Trieste, con una classe distaccata del conservatorio di Frosinone.  Così in poco tempo le lezioni di musica svolte nel locale a fianco la liuteria, avvalorarono quel periodo di attività con il pieno sostegno di mio padre, il quale resosi conto del potenziale che stava emergendo si prodigò a cercare immediatamente dei locali più idonei e meno costosi per il Comune.

Il progetto presentato il 4 dicembre 1988, per sopperire alla necessità dei locali della scuola, invece fu un'opera faraonica, utopica, non alla portata delle risorse disponibili del Comune e divenne quindi oggetto di ampia e lunga discussione tra i cittadini,  proprio in relazione ai costi necessari alla sua realizzazione che ammontavano a 3.628.376.000 di lire, un progetto ampiamente sovradimensionato rispetto alle necessità e privo del piano finanziario, come riconosciuto in una nota del Comune prot. 6747 del 28/07/1989, in cui chiamato a rispondere al Comitato di Controllo Regionale dovette ammettere la mancanza del rispetto di un requisito di legge.

Le esigenze di tutela della finanza pubblica erano espressione del partito (DC) e non di un esponente politico, invece  nell'articolo si vuole  colpire  la figura di Emilio Conti come se la mancata realizzazione del progetto, fosse dovuta ad una sua lettera inviata al Co.Re.Co  (Comitato di Controllo), piuttosto che all’incapacità della maggioranza a cercare di ottenere i finanziamenti per un opera che nascendo con presupposti di dimensioni e costi troppo elevati rimase sulla carta. Il giovane autore dell'articolo dovrebbe sapere che a  quell'epoca esisteva il controllo Regionale (Co.Re.Co) sulle delibere di Consiglio Comunale che era un adempimento di legge, non un dispetto dell’opposizione, invece l'esposto di mio padre presentato in data 26/01/1989 prot. 311/1 è stato fatto passare come un'azione personale, distruttiva, che ha impedito la crescita del paese. Si tratta di un errore di valutazione storica e di un'accusa gratuita ad una persona che non può parlare e difendersi. La questione invece è che l’esposto fosse condiviso da tutto il gruppo consiliare della DC e non da una singola persona, lo si evince dalla successiva delibera n. 64 del 20/04/1989 in cui i consiglieri comunali DC non parteciparono alla votazione del progetto, dimostrando un comportamento unanime e compatto proprio perché si trattava di un esposto condiviso, che ribadiva un principio di legge tutt’ora vigente e cioè non si può approvare un progetto senza avere i soldi per realizzarlo. Quindi il progetto non si è realizzato non perché mio padre presentò un esposto al Co.Re.Co ma per incapacità o disinteresse della maggioranza a reperire i finanziamenti.  Infatti l'organo preposto al controllo della legittimità degli Atti, con la nota 1367 del 4/02/1989 in risposta all'esposto, chiese dettagliate contro deduzioni, proprio per non  ostacolare la realizzazione del progetto. La storia delle opere pubbliche nel nostro Paese è storia di opere incompiute spesso a causa di una cattiva impostazione iniziale ed il progetto della scuola di liuteria privo del piano finanziario previsto dalla legge ne è stato un esempio e con tutta evidenza  purtroppo neanche l'unico.
     

Nella  cronologia di ricostruzione storica dell’Iter tecnico Amministrativo della vicenda, inoltre si omette di riportare un particolare che è legato proprio alle scarse risorse economiche del Comune, infatti il professionista accettò di fare il lavoro come riportato nelle Delibere di Consiglio con la clausola che “se il progetto non verrà realizzato, al progettista verranno liquidate solo le spese vive documentate da lui sostenute”, mentre alla fine il professionista fu retribuito come se l’opera fosse stata realizzata. In consiglio comunale sono passati diversi Sindaci e nessuno di questi è stato interessato a portare avanti quel progetto della scuola di liuteria che è rimasto nel cassetto per 16 lunghi anni, e cioè fino al gennaio 2004, quando con la Delibera di Giunta Comunale n. 8 è stato approvato un progetto infrastrutturale Asp, tale iter si è completato nel 2008 e che ha modificato la destinazione proprio di quel terreno dalla sua assegnazione pubblica per la scuola di liuteria e l'Auditorium, a privato. Non ricordo che nessuno si sia lamentato dell’occasione persa, nemmeno da parte dei consiglieri comunali che approvarono il progetto immobiliare sull'area dove era prevista la scuola di liuteria.

Né ci furono da parte dello stesso progettista, azioni incisive a proseguire quel lavoro che mettessero in luce tale occasione mancata, per non parlare poi dell'assoluto silenzio dell'associazione locale che ha la finalità di valorizzare il territorio e la cultura, guidata per numerosi anni da un professore di musica, che ha mostrato sempre completo disinteresse per la questione, malgrado fosse il suo specifico ambito di competenza. Solo dopo essermi presentato come capogruppo d’Impegno civico e cioè nel 2010, la questione è venuta alla luce e il 15/06/2010 fu inviata una nota (prot. 13505) dove si chiedeva: la rilocalizzazione del progetto della scuola di liuteria, la mancata compensazione degli standard urbanistici conseguenti alla realizzazione del progetto immobiliare oppure il rimborso per il danno erariale per i costi di progettazione in contrasto a quanto deliberato in Consiglio Comunale.

Da ultimo si vuole inoltre precisare un particolare errore formulato nell'articolo, ossia che con il legno del bosco della Falascosa si sarebbero potuti costruire i violini, cosa assolutamente non vera. Il tipo di legno utilizzato oggi dai liutai per la costruzione del violino è rimasto identico a quello usato 400 anni fa: l'acero per la parte inferiore e l'abete per quella superiore ed il bosco della Falascosa è noto a tutti che sia di quercia, per cui almeno su questa questione nessuno si rammarichi perché quel bosco può essere valorizzato per altri usi.

Il Consigliere Comunale Armando Conti Impegno Civico per Artena

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