Corpo Forestale dello Stato e la riforma Renzi-Madia un anno dopo

“Personale demotivato, dispersione di professionalità, confusione tra istituzioni e sovrapposizione di competenze, difficoltà nella gestione delle emergenze”

Riceviamo e Pubblichiamo dalla Segreteria Federazione Rinascita Forestale e Ambientale:

E’ passato poco più di un anno dall’entrata in vigore del Decreto legislativo 177/16 (Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche), per effetto del quale il Corpo Forestale dello Stato, prima forza di polizia italiana a ordinamento civile fin dal 1948, è stato soppresso e, come di peggio non si poteva fare, assorbito dall’Arma dei Carabinieri.

Dal 1 Gennaio 2017, la maggior parte dei quasi 7.800 Forestali del C.F.S. si è ritrovata “militare” per forza, da un giorno all’altro e senza una reale alternativa percorribile, mentre piccole aliquote, sono state disperse tra Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Ministero delle Politiche Agricole e Pubblica Amministrazione. I risultati di tale pessima “riforma” ideata dall’accoppiata Renzi – Madia, sono sotto gli occhi di tutti: personale demotivato, dispersione di professionalità, confusione tra istituzioni e sovrapposizione di competenze, difficoltà nella gestione delle emergenze (un esempio tra tutti, i gravissimi incendi boschivi che nel corso del 2017 hanno devastato e mandato in cenere migliaia di ettari dei nostri boschi) e contestuale aumento delle spese ammesso anche dallo stesso Ministero delle Finanze.

Risulta oltremodo avvilente prendere atto che la “riforma” della P.A. sia stata applicata quasi esclusivamente al Corpo Forestale dello Stato, unica forza di polizia specializzata nella difesa dell’ambiente e del territorio, dell’ecosistema e nella lotta attiva contro la piaga degli incendi boschivi, senza peraltro alcun coinvolgimento delle parti sociali e in assenza di qualsiasi possibilità di confronto. Migliaia di ricorsi del personale ex Forestale stanno seguendo l’iter previsto, e nel breve periodo si profilano due date decisive per scardinare gli effetti di questa insensata “riforma”: il 10 Aprile ed il 5 giugno 2018, date in cui la Corte Costituzionale sarà chiamata ad esprimersi rispettivamente:

▪ sul diritto per i militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali (in modo da non discriminare i cittadini in divisa, ora “rappresentati” solo dall’organismo denominato “Rappresentanza Militare”, decisamente costoso ma poco utile stante le pressoché nulle possibilità di intervento, in quanto organo esclusivamente consultivo su materie molto limitate);

▪ sulla soppressione e militarizzazione del Corpo Forestale dello Stato.

La “Politica Responsabile”, in questo periodo che ci separa dalle decisioni della Corte Costituzionale, potrebbe fare la differenza in modo sostanziale, mettendo riparo all’errore grossolano commesso, ripristinando e riordinando l’ex Corpo Forestale dello Stato, così come prevedeva la legge delega sulla riforma della P.A., maldestramente utilizzata, con palese eccesso di delega, per eliminare una forza di polizia indispensabile per il controllo del territorio rurale e montano e delle nostre foreste, che aveva un ruolo chiave nel sistema di protezione civile, nel quale, grazie alla capillarità sul territorio e la generosità dei Forestali, faceva da apripista alle operazioni di soccorso e sostegno delle popolazioni colpite da calamità.

Ammettere gli errori è da responsabili, continuare a ignorarli è da incoscienti! Si interrompa subito il declino ambientale che ha subito il territorio a causa della soppressione del Corpo Forestale dello Stato, si eviti un disastro peggiore; il nostro già martoriato patrimonio ambientale oggi ha estrema necessità di essere tutelato da professionisti del settore.

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