Cycling mirabilia Lazio: scoprire il Litorale del Lazio, della Tuscia e della Maremma laziale col turismo sostenibile

La Fondazione Anna Maria Catalano, con il contributo della Regione Lazio, avvia un progetto per valorizzare il territorio e i prodotti del Litorale nord romano, promuovendo il turismo sostenibile

Ceri

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Nella giornata di mercoledì 2 novembre ha avuto inizio il tour dimostrativo sperimentale “Cycling Mirabilia Lazio”, un progetto ideato dalla Fondazione Anna Maria Catalanoe cofinanziato dalla Regione Lazio, nato con lo scopo di valorizzare il territorio attraverso un turismo sostenibile.

Intuibile già dal nome, l’iniziativa propone un itinerario nuovo per cicloturisti amatoriali che vogliono conoscere i beni culturali, naturali ed enogastronomici del Litorale del Lazio, della Tuscia e della Maremma laziale.

Attraverso un percorso suddiviso in diverse tappe i turisti potranno non soltanto vedere le bellezze proliferanti in queste zone, ma anche stimolare il loro palato con la degustazione di prodotti locali come vino, birra, carne, formaggi e ortaggi, provenienti dalle aziende locali.

Inoltre, per un’immersione più sapiente, i ciclisti potranno ascoltare i podcast realizzati da RadioSapienza, che saranno una guida costante lungo tutto il percorso.

Questo percorso apre la via di una co-progettualità tra istituzioni, stakeholder territoriali e mondo della comunicazione, che permetta di illuminare bellezze naturali, culture, tradizioni spesso sconosciute ai molti e di favorire un rinvigorimento economico e lavorativo del territorio. Le opportunità tecnologiche diventano alleati strategici e consentono di mantenere vivo il ricordo dei luoghi e rigenerare l’interesse per il turismo locale, attraverso la condivisione delle “impronte” digitali e spirituali lasciate dalle esperienze del viaggio”, ha sottolineato Mihaela GavrilaVicepresidente della Fondazione Anna Maria Catalano e docente dell’Università di Roma La Sapienza.

Turismo sostenibile: tra i secoli e le bellezze del Lazio

Il punto di partenza è Fiumicino, un comune diventato indipendente dopo il referendum del 1992. Per conoscere a fondo la storia e l’evoluzione di questo territorio non si può non partire dalle Idrovore di Focene. Dopo una pedalata lungo la pista ciclabile Noemi Magni, si arriva all’impianto del Consorzio di Bonifica del Litorale Nord dove scopriremo l’importanza di questo complesso sistema idraulico esito di ben due bonifiche, l’ultima delle quali quasi cento anni fa permise di rendere fruibile una ampia estensione del territorio comunale.

Lasciando Focene e attraversando Fregene si possono ammirare la Pineta monumentale che è la più vetusta del Mediterraneo con alberi di oltre 200 anni di età e la Casa Albero dell’architetto Perugini. Respirando l’aria marina, proveniente dalla vicina costa, il terreno appare a tratti sabbioso per poi colorarsi con vaste distese di verde.

Arrivati al Castello di San Giorgio di Maccarese e accolti da personale altamente qualificato, possiamo scoprire la storia e la ricchezza di questo importante manufatto, del suo giardino e del piccolo borgo artigianale, nonché dell’Archivio ricco di documentazione che testimonia la vita del territorio. Una rilevante e forte presenza sul territorio è quella della Maccarese Spa.

L’azienda pubblica, gestita dall’IRI e dal 1998 acquisita dal Gruppo Benetton, che si estende su oltre 3.600 ha, è di rilevanza europea e da tempo sta adottando soluzioni innovative di agricoltura di precisione e di zootecnia.

La visita ha la sua doverosa conclusione all’EcoMuseo del Litorale Romano, dove  passione e competenza di Giovanni Zorzi hanno fatto confluire modelli, attrezzi, reperti e testimonianze di una esperienza emozionale da non perdere.

Alla ricerca dei prodotti tipici locali, ancora oggi, realizzati da aziende familiari che tramandano il loro patrimonio alle nuove generazioni, non si può non rifocillarsi alla Cantina di Torre in Pietra. Ricavata scavando il tufo dalla collina del Castello dall’omonimo nome, dal 1500 questa cantina viene utilizzata per produrre e conservare il vino.

Come racconta Filippo Antonelli, proprietario dell’azienda vitivinicola, dal 2000 la coltivazione e la produzione diventano biologiche e nel 2018 partecipa, assieme alla Fondazione Catalano ed altri sei imprenditori agricoli ed ai Comuni di Fiumicino e di Cerveteri, alla costituzione del Biodistretto Etrusco Romano.

Testimoni della cura e dell’attenzione da parte dell’azienda sono la qualità e l’unicità dei prodotti. Dunque, assaporare vini rosé, rossi e bianchi senza l’utilizzo di organismi modificati o di attivi chimici e con un limitato utilizzo di solfiti è una occasione da non perdere.

Dopo aver degustato anche parte dei prodotti tipici del Biodistretto Etrusco Romano proseguiamo verso Nord il viaggio alla scoperta del Lazio attraversando campi arati e coltivati da vigne e uliveti.

Dopo una dolce notte nel borgo dagli scorci romantici e intimi come quello di Tragliata, di proprietà del marchese Andrea Del Gallo di Roccagiovine titolare dell’omonima azienda agrituristica e facente anch’esso parte del Biodistretto Etrusco Romano, la prossima tappa è Ceri. Un piccolo borgo risalente al Medioevo che sorge su un altipiano tufaceo con un incantevole affaccio in un bosco verde e rigoglioso. La guida Paola Salvatori, archeologa, illustra doviziosamente le caratteristiche e la storia del Borgo e il titolare del Ristorante Sora Lella fa visitare una cantina meravigliosamente popolata di splendidi vini.

Giunti alla Necropoli di Banditaccia, a Cerveteri la nostra guida sapientemente descrive i tumuli e le tombe etrusche, patrimonio dell’Unesco dal 2004. Stupefatti lasciamo la Necropoli e attraversiamo distese campagne del litorale per dirigersi sui Monti della Tolfa. Arrivati in località La Bianca, assaporiamo il gusto del ragù di cinghiale e di prodotti vegetariani come la cicoria e i vari ortaggi locali venendo addirittura accolti dal Sindaco di Allumiere Luigi Landi, il quale ci permette di visitare, fuori orario, il Museo Civico Archeologico e naturalistico Adolfo Klitsche de La Gange di Allumiere. Tra i reperti in mostra, oltre ad alcuni preistorici come i numerosi utensili testimoni dell’Etruria Meridionale, è presente anche l’allume, grazie al quale il territorio è rinomato.

Infatti, questa zona caratterizzata da terreni vulcani è ricca di cave a cielo aperto in cui si estraeva l’allume, storicamente utilizzato per lavare le ferite o per la sua funzione emostatica e cicatrizzante e in vari settori produttivi. Le cave sono visibili nel Faggeto di Allumiere, in cui chi vuole può respirare a pieni polmoni l’aria pulita e immergersi totalmente tra i sentieri del bosco e del sottobosco pieno di colori e profumi.

Dai Monti di Tolfa ci dirigiamo verso il comune di Civitavecchia per gustare e cenare con il pesce fresco della costa tirrenica. L’arte della pesca è visibile su tutto il lungomare. Infatti, al porto i pescatori tessono le reti e si preparano a partire alla ricerca del buon pescato.

L’indomani mattina la nostra guida ci fa visitare la parte più significativa di Civitavecchia. Forte è l’impatto della Darsena Romana del Porto di Civitavecchia, dietro le mura dell’Antica Rocca, dove si può ammirare anche l’imponente ricostruzione di una sezione di Liburna, antica nave da guerra della flotta romana. Quest’ultima è testimone della grande potenza raggiunta dall’Impero Romano e delle conquiste ottenute in campo militare da parte dell’Imperatore Traiano. In lontananza tra le imbarcazioni ormeggiate al porto è visibile il Forte Michelangelo, una struttura possente e una delle più importanti tra le strutture architettoniche militari del litorale laziale.

Trovandosi in queste zone, la pista ciclabile giunge fino alla Riserva naturale delle Saline di Tarquinia, un sito naturalistico di estrema importanza poiché è anche l’unica salina nel Lazio. Lungo la laguna costiera si possono ammirare numerose specie di fauna e flora. Tuttavia, gli animali che vanitosamente attirano più lo sguardo su di loro sono gli esemplari di fenicotteri rosa.

Una volta giunti a Tarquinia è quasi obbligatoria la tappa all’Agriturismo Casale Poggio Nebbia, circondato da lunghe distese di vigne e campi coltivati, facente parte del Biodistretto della Maremma Etrusca e Monti della Tolfa (MET), in questo luogo i sensi possono abbandonarsi gustando la genuinità dei prodotti realizzati dallo stesso Agriturismo. Assaggiando uno dei cavalli di battaglia come il vino del Kaliscele, un Sangiovese laziale, la proprietaria Anna Cedrini, Presidente del Biodistretto MET, ci racconta la storia dell’Agriturismo e ci indica la provenienza di tutti i prodotti con cui ha imbandito la tavola.

Da quando faccio questo mestiere ho l’abitudine di mettere a tavola i nostri prodotti, ma dove non arriviamo noi utilizziamo quelli delle aziende del territorio”, sottolinea Cedrini. Per far ciò il Biodistretto è una risorsa fondamentale. “L’idea è nata nel 2019 insieme l’agricoltore Roberto Ercolani, quando ci siamo accorti che in corrispondenza dell’uscita della normativa sui biodistretti il nostro territorio, che comprende i comuni di Tarquinia, Tolfa, Allumiere e Monte Romano, avevano già insite le caratteristiche di un Biodistretto poiché le aziende presenti hanno una grossa superficie di coltivazione biologica e una valenza alla biodiversità, oltre che ad utilizzare per la produzione tecnologie molto innovative”, sottolinea Cedrini.

È fondamentale sottolineare che l’obiettivo dei biodistretti è anche quello di creare un legame con la politica, in modo che si possa creare una sinergia non solo tra le aziende, ma anche con le istituzioni. È importante che si comprenda l’importanza di questa sinergia e si lavori affinché possa valorizzare il territorio per un turismo e uno sviluppo sostenibile.

Estasiati dalle delizie, dopo un buon dolce continua il viaggio. Lungo il litorale etrusco-romano, tra riserve e scorci urbani non si può non visitare il famoso Castello di Santa Severa. Accolti dai gatti, abitanti stabili del Castello, dalle finestre del Museo si scorge il mare che si scaraventa sugli scogli come in un quadro. Dato che il Castello fu costruito nei pressi dell’antico porto etrusco di Pyrgi, dove ancora oggi nelle vicinanze sono aperti gli scavi in collaborazione con l’Università di Roma La Sapienza, al suo interno si possono trovare alcuni reperti archeologici, oltre a numerose ricostruzioni storiche.

In combinazione con quello storico e culturale, anche il tour gastronomico non smette di sorprendere. Dirigendosi verso il nostro punto di partenza una tappa imprescindibile per un ristoro piacevole è il Podere 676 Birrificio Agricolo. Un’azienda anch’essa a gestione familiare e appartenente al Biodistretto Etrusco Romano che vanta birre artigianali di grande qualità, prodotte da 700 piante di luppolo e 4 ettari di orzo.

Come racconta Marco, uno dei giovani che hanno voluto investire in questo progetto insieme ai suoi cugini e fratelli, “dopo la pandemia sperimentando a casa la birra abbiamo deciso di coltivare il luppolo in questo podere appartenente al nonno, da lì poi è nato il birrificio“. Avendo una produzione contenuta, anche loro hanno scelto di rispettare le norme della coltivazione e produzione biologica, garantendo una qualità e una genuinità del prodotto unica.

La diversità delle aziende all’interno dei Biodistretti fa comprendere anche la varietà di prodotti biologici e di alta qualità presenti sul nostro territorio”, sottolinea Sergio Estivi del comitato scientifico della Fondazione Anna Maria Catalano e ideatore del progetto.