DDL Zan, Maiorino: “L’affossamento era inatteso. Lo riproporremo con una novità”

Pochi giorni fa in Senato è andato in scena a sorpresa l’affossamento del DDL Zan. “Inaspettato” ha commentato la Maiorino, firma del DDL

Alessandra Maiorino

Alessandra Maiorino

Il 27 ottobre scorso il DDL Zan, di cui si discuteva ormai da mesi, è stato affossato in Senato. La vittoria della “tagliola”, su una legge già passata in Camera dei Deputati, ha colto molti di sorpresa. Un DDL che sin dalla sua prima stesura, sembrava vedere favorevole gran parte del popolo italiano. Per parlare di quel che è successo in Senato il 27 ottobre, della situazione a livello sociale e di una possibile riproposizione di un nuovo DDL in futuro, abbiamo intervistato la senatrice pentastellata e co-autrice del DDL Zan, Alessandra Maiorino.

Cosa è successo nel giorno dell’affossamento? Ve lo aspettavate?

No, è sciocco e folle affermare che ce lo aspettassimo. Pensavamo di riuscire a superare un ostacolo pericoloso, ma non fatale. Anche perché Italia Viva aveva dato rassicurazioni sul fatto che avrebbero votato contro la tagliola. Purtroppo così non è stato, anche a causa di alcune defezioni, ma è sterile andare ad attribuire a chi possa aver votato a favore. I numeri sono comunque crudeli.

Cosa pensa delle immagini diffuse dopo lo stop al DDL, con i senatori che esultano?

Io sono rimasta attonita. Nel video si vede per un attimo anche me che rimango ghiacciata. Immagino che sia di fronte ai numeri che dinanzi ai colleghi del centrodestra che saltavano e gridavano come se l’Italia avesse vinto i mondiali. Penso che la sensazione di gelo che ho avuto io sia stata quella della maggioranza degli italiani. La politica ha dato veramente uno spettacolo pessimo di sé, di spregio. Sebbene potessero pensare che il DDL dovesse essere rivisto e migliorato, quella reazione è di spregio rispetto a tutte quelle persone che vivono sulla pelle queste discriminazioni.

Ma anche a tutti gli italiani. Quello è un espediente tecnico-regolamentare per affossare una legge, non una discussione nel merito. Non è un bello spettacolo affossarla in questo modo dopo esser passata già in un’ala del Parlamento. Farlo a volto coperto senza assumersi la responsabilità è una scelta vigliacca. Ammettere che il risultato sarebbe stato diverso se il voto fosse stato palese è ulteriormente conferma di una scelta vigliacca. Ma alla luce di questo io vedo un Paese che ha voglia di riscatto, uguaglianza e rispetto. Questo non sarà certo fermato da un espediente regolamentare.

In futuro c’è la possibilità di riproporre un nuovo DDL Zan?

In Italia contro la discriminazione esiste il 604 bis e ter, ex legge Mancino, che contrasta l’odio fondato su razza, religione ed etnia. Questo è l’articolo su cui agire. Ogni altra cosa sarebbe un palliativo. La proposta della destra, a prima firma Ronzulli, è un insulto, perché le discriminazioni non sono un aggravante generico quando sono mirate a specifiche categorie. Non c’è quindi alternativa che lavorare su un’estensione del 604 bis, ciò su cui lavorerò. Questa volta compresa la propaganda di idee, che era stata eliminata ma che, a quanto pare, era meglio tenere completo. Questa reintegrazione era stata esclusa dal DDL Zan, ma io punterò per farla ricomprendere.

Si può parlare di tradimento?

Credo che il tradimento ci sia stato quando, già ad Aprile, Faraone (presidente del gruppo Italia Viva al Senato) disse che la legge così come era non andava bene e bisognava mediare e ascoltare anche Ostellari e la Lega, rompendo quell’asse che aveva garantito i numeri alla Camera. Lì è iniziato lo smottamento che ha portato a quel risultato il 27 ottobre. Un continuo cercare di mediare con chi ha sempre negato che esistesse un problema di omotransfobia in questo Paese, portando proposte non idonee a contrastare il fenomeno. Perché la Lega, nella sua linea ufficiale, nega che esista una discriminazione contro le persone gay, lesbiche, transgender e quant’altro.

E’ preoccupata per il messaggio che è arrivato a chi ha visto una parte dei senatori che esultavano e, più un generale, della decisione di affossare una proposta che parlava di diritti?

Io sono preoccupata principalmente per il mio Paese. Abbiamo fatto una figura barbina di fronte all’intera comunità internazionale. Alcuni giornali internazionali hanno intitolato “Vergogna” in riferimento a quanto successo quel giorno in Senato. E il fatto che l’Italia rimanda ancora una volta senza una legge a tutela delle persone LGBT+ dopo 25 anni che ci si prova è una sconfitta per tutti, non per il Movimento o per il Pd.

Questo ci mette in una posizione difficile anche di fronte al contesto internazionale, perché ci avvicina a Ungheria o Polonia piuttosto che altri Paesi che guardiamo come modello. Ma a livello sociale non sono preoccupata, perché vedo che questo dibattito nato intorno al DDL Zan, o ddl Zan-Maiorino come lo vogliamo chiamare, ha sicuramente contribuito a far crescere le coscienze, portando una gran fetta della popolazione a volere questa legge. Il risultato del Senato non rispecchia il volere popolare, le mura quel giorno li hanno protetti e gli hanno consentito di ottenere un risultato che nella realtà non c’è.

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