Detti romaneschi: perché si dice “Ma li m……. tua e de tu’ nonno in cariola”

Accanto al portale d’ingresso ridotto in condizioni pietose, vi è un’incisione su marmo che riporta l’immagine di un uomo dentro una carriola

Nonno in cariola, targa Chiesa di Santa Maria Portae Paradisi

Nonno in cariola, targa Chiesa di Santa Maria Portae Paradisi

Ma li mortacci tua e de tu’ nonno in cariola (rigorosamente con una erre). Quante volte l’abbiamo sentita usare, questa tipica frase romanesca, senza mai chiederci perché questo povero nonno debba stare in una cariola e perché sia impietosamente accostato ai defunti.

Se prendiamo la prima parte della frase tralasciando l’anziano parente, la cosa assumerebbe i connotati di una invettiva romana che può avere significati molto diversi a seconda del tono, dell’espressione del viso, perfino dalle posture corporali che ne accompagnano l’espressione: può infatti essere usata per esprimere ammirazione, sorpresa, rabbia, desolazione. Ma quando si completa il detto inserendo il nonno in cariola, ecco che le cose si complicano e l’invettiva ci consegna una storia che non tutti conoscono.

L’ospedale di Santo Spirito in Sassia

Tutto ha origine nel più antico ospedale de Roma, quello di Santo Spirito in Sassia. Ai lati delle famose corsie sistine, lungo i muri, si allineavano i letti degli ammalati. Quando il numero dei ricoverati aumentava per epidemie creando così un problema di carenza posti letto, si aggiungevano sistemazioni di fortuna somiglianti a troni al centro delle corsie chiamati “cariole”. In realtà non erano delle vere e proprie carriole ma sedie, a volte con ruote su cui si adagiavano o si spostavano i corpi vivi o morti degli anziani.

Qui, oltre agli anziani, venivano sistemati i malati più gravi, quelli, insomma, di serie B ovvero quelli che garantivano una presenza transitoria e quindi la disponibilità di ricovero per altri: erano infatti destinati a una morte “veloce”. Da qui deriva l’invettiva in dialetto romanesco “li mortacci tua e de tu’ nonno in cariola”, evidenziando l’inevitabile morte dell’avo in “cariola”, cioè compreso tra quelli in soprannumero.

Chiesa di Santa Maria Portae Paradisi

Il nonno in cariola

Se volete vedere una rappresentazione più che particolareggiata del nonno in cariola, potete andare a via di Ripetta, al civico 61. Lì c’è la cinquecentesca Chiesa di Santa Maria Portae Paradisi che in realtà corrisponde al retro dell’Ospedale San Giacomo, all’epoca Arcispedale degli Incurabili, struttura specializzata nella cura delle malattie veneree.

Targa nonno in cariola, Chiesa di Santa Maria Portae Paradisi
Targa nonno in cariola, Chiesa di Santa Maria Portae Paradisi

Al di là di una cancellata grigia e accanto al portale d’ingresso ridotto in condizioni pietose, vi è un’incisione su marmo che riporta l’immagine di un uomo dentro una carriola presso una cassetta per le elemosine che sono destinate ai malati indigenti. Il poveretto è in una posizione piuttosto scomoda con le gambe ripiegate che sporgono fuori ed è per questo che spesso all’invettiva “Mortacci tua e de tu’ nonno in cariola”, si aggiunge la frase “con le zampe de fora”, proprio per la poco decorosa posizione.