Elezioni 2022: gli astenuti il primo “partito” nel Lazio. Comune per Comune

Mentre il centrodestra proclama la vittoria schiacciante sul centrosinistra, il vero protagonista della tornata elettorale è l’astensionismo

tessera elettorale

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Certo nella battaglia dei voti, il non voto non ha spazio. Nessuno degli astenuti che ieri ha deciso di non recarsi alle urne avrà una rappresentanza in Parlamento.

Il popolo degli astenuti si divide in coloro che non vanno per protestare contro la classe politica e in coloro che semplicemente non vogliono andare. Uno spaccato variegato della popolazione e che certamente va analizzato in dettaglio. Ma il dato che emerge, e preoccupa, è questo. Su una stima del 65% di partecipazione popolare il 26% dei votanti ha scelto Fratelli D’Italia. Oltre il 30% ha disertato le urne.

Vediamo i dati nella Regione Lazio.

Nelle due circoscrizioni (Lazio 1 e Lazio2 ) sono stati chiamati alle urne oltre 4 milioni di cittadini. Da quest’anno anche i diciottenni possono votare il Senato, dunque tutti gli aventi diritto avrebbero potuto scegliere la composizione dell’intero Parlamento.

In generale l’intera regione si colloca tra il 64% e il 65% per percentuali di voto alle 23:00 di ieri sera, a chiusura dei seggi. Circa 15 punti in meno rispetto alla stessa ora della precedente tornata elettorale dove la popolazione era circa il 73%.

I numeri dei Comuni

Andiamo nel dettaglio. Numeri alla mano (fonte Eligendo.gov.it) il Comune con maggior percentuale di astensionismo è Latina (38,95%) seguito da Frosinone (36,75%) Roma (35,56 %) Rieti (33,66 %). Chiude la classifica Viterbo che si ferma a una percentuale di astensione del 31,80%.

Il primo dato che emerge è che tutti i principali Comuni restano sopra la soglia del 30% di astensione. Un segnale, dunque alla Premier in pectore che dovrà tener conto anche di questi cittadini e a tutta la classe politica, il vero primo partito in Italia resta quello dei non votanti.

Schiacciante nelle due circoscrizioni la vittoria del centrodestra che si piazza tra il 53% alla Camera e il 45% al Senato. Con un centrosinistra in affanno che resta sotto la soglia del 30 % in tutti i collegi.

Terzo partito il Movimento Cinque stelle che, dopo la rottura con Di Maio, pare risorgere dalle proprie ceneri e trovare nuovo slancio nella leadership di Giuseppe Conte. Male i partiti dell’area di centro e Italexit di Paragone che non raggiungono la soglia del 3% nemmeno nella Regione.