Ignazio Marino: “Se Roma fallisce è colpa della Lega e del M5S”

Il sindaco a Radio Radio: “Se mi dimetto, viene il commissario liquidatore”

Innanzitutto bisogna cancellare il nome del Salva Roma, perché chiamarlo così è da pinocchi. Questo decreto non serve a salvare Roma, ma a restituire ai romani i soldi delle loro tasse, trasferiti al commissario del governo per pagare i debiti accumulati in circa 50 anni”. Così il sindaco di Roma Ignazio Marino ai microfoni di Un Giorno Speciale, la trasmissione di Francesco Vergovich sulle onde di RadioRadio, dopo aver dichiarato a Radio24 di voler bloccare Roma a partire da domenica.

“Il Comune di Roma – continua Marino – deve ancora pagare i terreni espropriati per la costruzione del Villaggio Olimpico. Stiamo parlando, quindi, di un costume che ha portato Roma al dissesto e all’accumulo di miliardi e miliardi di debiti, non possiamo parlare di malagestione degli ultimi 4 o 5 anni. Il governo allora ha chiesto ai romani di farsi carico del dissesto dei conti, dissesto non causato dai cittadini ma da quelli che i cittadini avevano eletto: e allora ecco l’aumento dell’Irpef, ecco la tassa d’imbarco a Fiumicino. Tutto per ripianare i debiti. All’interno di quelle misure di ripianamento, ci sono le risorse che possono essere restituiti a Roma, per poter mettere in pratica una sana amministrazione”.

“Tra pochi giorni – prosegue – a partire dal 1 marzo, dovrò togliere il 90% dai contratti alle società che dipendono da Roma. Questo vorrà dire non poter garantire il trasporto pubblico, la cultura, la pulizia delle strade, la raccolta dei rifiuti, l’illuminazione pubblica, il trasporto scolastico. E ancora, non si potranno pagare gli straordinari, non potremo fronteggiare l’emergenza maltempo. Forse dovrò tagliare gli stipendi dei dipendenti del 40%, io che ho fatto di tutto per evitarlo”.

“A Parigi nessun parlamentare chiederebbe di mandare il commissario Nerone a Roma. E invece, purtroppo, per colpa di Lega e MoVimento 5 Stelle il Salva Roma è saltato. Vi immaginate qualcuno bruciare la bandiera americana a Washington? Se qualcuno lo facesse, verrebbe ammanettato. Noi, invece, lo eleggiamo senatore della Repubblica. Ma lasciamo perdere il diverso senso della Nazione, io devo difendere i romani, orgogliosi di essere i cittadini della Capitale. Da oggi, quelli della Lega e del MoVimento 5 Stelle, quando sentiranno l'Inno di Mameli, faranno meglio a star seduti, visto che non sanno nemmeno cosa sia il valore della Nazione”.

In merito all’ipotesi di dimissioni, Marino dichiara di non arrendersi, per ora: “Se io mi dimetto – dichiara – viene un commissario, che si comporterà da liquidatore, e quindi chiuderà l’azienda. Il che, vorrebbe dire licenziare il 50% del personale Ama e dei dipendenti comunali; vorrebbe dire vendere Atac ai privati, dando loro il potere di licenziare i dipendenti; vorrebbe dire vendere Acea e consegnarla ai privati, contravvenendo, peraltro, alla volontà popolare per cui l’acqua doveva essere pubblica”.

In merito al rapporto con il Partito Democratico, il sindaco Marino si è mostrato sereno e rassicurato dalla presenza di Matteo Renzi al governo. “Sono sicuro che Renzi e Del Rio stiano lavorando per salvare Roma” – ha dichiarato, in controtendenza alle affermazioni del MoVimento 5 Stelle, che invece avevano parlato di una precisa volontà del PD di “fare le scarpe a Marino”. Forse, dopo la minaccia di bloccare Roma, il governo è intervenuto per sedare gli animi.

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