La Pentecoste e lo Spirito Santo: lo spirito della verità

Il vangelo della domenica di Pentecoste contiene due delle cinque sentenze sullo Spirito Santo disseminate nel discorso di addio di Gesù

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Il Capocordata

Il vangelo della domenica di Pentecoste (Gv. 15, 26-27; 16, 12-15) contiene due delle cinque sentenze sullo Spirito Santo disseminate nel grande discorso di addio di Gesù durante l’ultima Cena. Una delle specificità di questi brani è la riflessione approfondita e sicuramente nuova sulla identità dello Spirito Santo che viene denominato “Paraclito”. Questo termine è stato tradotto con “Consolatore” o con “Avvocato”.

Il primo nome non è molto significativo per il ruolo effettivo che in realtà lo Spirito svolge secondo la teologia di Giovanni, mentre il secondo presuppone una visione giuridica secondo la quale lo Spirito dovrebbe difendere il discepolo dalle accuse del mondo. La migliore interpretazione di questo termine è “Aiutante”, colui che sostiene il credente nella propria esperienza di fede alla sequela di Gesù, in una situazione in cui ormai quest’ultimo non è più presente fisicamente nella chiesa dopo la Pasqua.

Che cos’è la verità

Lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio è denominato lo “Spirito della verità” (v. 26), che si può intendere in due modi: lo Spirito è la verità e, inoltre, ci aiuta a comprendere la verità. Sicuramente questa seconda interpretazione è la più pertinente, ma per rispondere completamente si deve andare a indagare sul termine “verità” che non è comune negli altri vangeli sinottici, mentre è specifico in quello di Giovanni.

Certamente la verità è quella di Dio o meglio è Dio stesso, che coincide con la figura di Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita” (14, 6), ma vi è anche un terzo tipo di verità che si può cogliere dal vangelo di Giovanni ed è quella della vita di ogni persona e più in generale della storia umana. Questo terzo modo di intendere la “verità” non può essere colto senza che si passi attraverso la scoperta e il confronto con la verità che è Gesù stesso. Questo incontro tra verità di Gesù e la vita del discepolo porta alla scoperta della verità della propria esistenza.

Testimoni della verità

La prima funzione veritativa dello Spirito è in ordine alla testimonianza su Gesù. La chiesa ha compreso che dopo la risurrezione di Gesù l’attestazione di lui può avvenire solo grazie alla testimonianza di chi crede in lui. In questo caso è lo Spirito che ha la funzione di creare un collegamento tra Gesù, ormai lontano in quanto asceso al cielo in comunione definitiva con Dio, e la chiesa, che invece vive nel tempo della storia carico di ambiguità e contraddizioni.

Come è possibile in questa vicenda umana recuperare la corretta immagine di Gesù, il Signore risorto? Solo grazie allo Spirito si può mantenere fresco e intatto il suo profilo. Tuttavia questo compito non è solo appannaggio dello Spirito, ma anche dei discepoli, soprattutto di quelli storici, che sono i garanti di una vera trasmissione del Vangelo di Gesù. Senza la loro testimonianza, Gesù correrebbe il rischio di diventare una figura mitica, rovinata e deturpata da innumerevoli proiezioni umane.

Così i discepoli che lo hanno accompagnato nella sua missione terrena sono importantissimi, non semplicemente perché sono stati collocati sugli altari delle chiese come santi, ma perché garanti della testimonianza autorevole e veritiera sulla figura e sulla missione di Gesù.

L’insegnamento definitivo

Nell’altra sentenza sullo Spirito, Gesù annuncia la comunicazione futura di molte cose, che ora i discepoli non sono in grado di capire. Lo saranno quando appunto giungerà lo Spirito di verità. In questa promessa si palesa la concezione interpretativa dell’evangelista Giovanni: i discepoli storici non sono stati in grado, ascoltando quello che Gesù diceva, di capire completamente la sua persona; solo la Pasqua, e poi il dono dello Spirito, renderanno possibile alla comunità credente il salto profondo, facendo comprendere la completezza del suo messaggio e il valore determinante della sua missione.

Tuttavia, in questo caso la funzione veritativa non è limitata soltanto al periodo dopo la Pasqua, ma concerne tutta la storia umana futura, che diventa l’ambito di una continua evoluzione nella comprensione della verità. Il quarto Vangelo, pertanto, sviluppa una concezione della storia che non è un “optional” o una insignificanza, ma è il luogo in cui si sviluppa un’intelligenza sempre più profonda della verità. Essa, già detta in Gesù Cristo, viene sviluppata nel corso della vicenda umana per giungere fino alla sua completezza.

Una manifestazione trinitaria

La funzione dello Spirito è anche quella della glorificazione di Gesù. Questo tema biblico, rimandando alle grandi azioni di Dio come la creazione o l’esodo che sono manifestazioni della gloria divina, ha assunto nel quarto Vangelo una concentrazione cristologica, per cui non solo la vicenda umana di Gesù è manifestazione della gloria di Dio, ma la sua morte e la sua risurrezione ne sono il punto più alto. Tuttavia questo processo di glorificazione continua nel futuro grazie all’azione dello Spirito e alla mediazione della comunità credente che, recependo la novità di Gesù, la incarna nella storia. Pertanto in questo dinamismo di glorificazione è impegnato totalmente anche il Padre, fonte della rivelazione cristologica, attraverso l’invio dello Spirito nella storia, perché la chiesa sia sempre rispondente alla vivacità di questa incessante attualizzazione della rivelazione.

Vieni, Spirito Santo, a portare una ventata d’aria fresca che spazza via le nostre mezze verità, le menzogne costruite ad arte, le falsità che generano consenso, i compromessi per assicurarsi potere, le manovre sporche che consentono di raggiungere obiettivi vergognosi. Vieni, Spirito Santo, a donare ancora una volta un profumo di pulito: il profumo dell’onestà e della competenza, il profumo del rispetto e della stima reciproca, il profumo del sacrificio e della rinuncia. Vieni, Spirito Santo, a restituirci l’immagine autentica di Dio, vieni a distruggere le orribili maschere che coprono attualmente il suo volto e ne deturpano i lineamenti. Vieni, Spirito Santo, a restituirci un rapporto autentico con Gesù.                                                                                                 

Il Capocordata.

Bibliografia consultata: Grasso, 2021; Laurita, 2021.

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