Mattia Feltri: “Se solo avessero voluto, oggi ci sarebbe un governo”

“Pensare che tutta la politica di un governo poggi sulle spalle di Savona è ridicolo. Salvini non ha voluto che nascesse”

Oggi Mattia Feltri, editorialista de "La Stampa" è stato intervistato da Francesco Vergovich durante la trasmissione "Un Giorno Speciale", su Radio Radio. A seguire l'intervista:

I temi di oggi sono il Governo e la ricerca di quei motivi che non hanno portato alla sua formazione. Cosa ne pensa?

Mi piacerebbe sottolineare alcuni punti. Il mio punto di partenza è abbastanza drastico, è una "galleria sotterranea". Hanno colpa tutti e hanno sbagliato tutti. E, mi dispiace dirlo perché forse è il meno colpevole, ma ha sbagliato anche il Presidente della Repubblica. Perché ha fatto un muro contro un muro per il nome di un ministro che non è, a differenza di tanti altri, un signor nessuno, ma era uno che il ministro l'aveva già fatto: conosciuto in Europa, parla più o meno lo stesso linguaggio delle cancellerie, e tra l'altro conosce pure lo stesso Mattarella… Poi parlare di alto tradimento, di impeachment, dà soltanto la dimensione del nulla da cui siamo circondati e da cui saremo governati a partire dal prossimo autunno. Purtroppo, dico io, perché Mattarella credo abbia commesso un errore politico. Però se il governo non è nato, bisogna dirlo, è Salvini che non ha voluto che nascesse. Perché pensare che tutta la politica di un governo, poggi sulle spalle di un signore, Paolo Savona, di cui gli elettori del Movimento 5 Stelle e della Lega non sapevano dell'esistenza fino a una settimana fa, è addirittura ridicolo. Quindi se il governo doveva partire, sarebbe partito. Così non è stato perché Salvini non ha voluto che nascesse. Nessuna persona sana di mente può pensare che un governo non parta se c'è o non c'è Savona.

E per quale motivo Salvini non ha voluto che il governo partisse? 

Questo non lo so. Posso fare solo qualche illazione: è evidente che i dati dei sondaggi lo vedono in una ulteriore formidabile crescita. Penso che se si andasse a votare a ottobre, e il Movimento 5 Stelle dovesse confermare l'alleanza o il contratto, arriverebbero intorno al 60% insieme. Chi non ha votato Lega e 5 Stelle credo non possa dire "scampato pericolo". Il pericolo c'è ancora ed è in arrivo. 

Interviene Marco Guidi: tutto vero quello che dice. Ciò che mi interessa della sua nota di oggi è l'atteggiamento cambiato di Di Maio nei riguardi di Cottarelli. 

Non solo di Maio, anche la Lega. Sono stati grandi estimatori di Cottarelli perché tutti ricordano che fece la famosa spending review, dicendo dove i soldi venivano sprecati, dove potevano venire recuperati e dove meglio reimpiegati. Di Maio disse "il nostro governo dovrà ripartire dal lavoro di Cottarelli". Quindi c'era un generale apprezzamento. Ora io capisco che non per questo loro debbano delinearlo come Presidente del Consiglio, fatto sta che due ore dopo lo hanno trasformato nell'evidente strumento delle lobby, delle banche, dei poteri forti. Queste sono state le testuali parole. Quindi si passa dall'essere il migliore, scartato dai governi precedenti perché andava a toccare la casta, al diventare lo strumento dei poteri forti. Questo fa parte di una specie di patologia di Alzheimer di massa, che ha quindi colpito tutti quanti, per cui uno può dire una cosa tutto il contrario dell'altra e non succede nulla. L'incoerenza non è un problema in politica. L'incoerenza viaggia insieme alla dissimulazione. Qui il problema è la sfacciataggine, la totale noncuranza dell'incoerenza che diventa una furia di pugni battuti sul tavolo, in cui basta un gran bel tono di voce e tutto passa. E così tutti i giorni, non solo con Cottarelli. Ma anche con il Presidente della Repubblica. Fino a pochi giorni fa, Salvini e Di Maio dicevano "i ministri li decidono Conte e Mattarella", poi tutto questo è diventato impeachment. Vorrei ricordare una cosa: giovedì il Quirinale si è alterato con Salvini perché fai dei diktat sui ministri. Savini si accorge che ha esagerato e dice "no ma che diktat, erano dei suggerimenti, delle proposte". Poi Savona non passa, per un errore politico, e quei suggerimenti diventano un colpo di stato. Ricordo un'altra cosa: il governo Renzi nacque nonostante Renzi volesse mettere al ministero dell'Economia Delrio. Napolitano gli impose Padoan. Era un errore politico anche quello forse, ma era già successo. 

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