Omicidio Sezze, l’assassino voleva depistare le indagini

Pietro Petrianni voleva far credere di aver visto il cognato a bordo di un’auto in compagnia di un’avvenente donna

Le indagini degli operatori della Squadra Mobile della Questura di Latina sono ancora in pieno svolgimento, finalizzate ad ottenere la certezza assoluta circa le motivazioni che hanno originato il delitto di Maurizio Di Raimo a opera di Pietro Petrianni, persona peraltro già assurta agli onori della cronaca giudiziaria per altri fatti. Gli investigatori della Polizia di Stato, con la collaborazione degli esperti in ricerca tracce della Polizia Scientifica, hanno constatato che la carrozzeria all’interno della quale si è consumato l’omicidio è  stata ripulita con molta cura da Pietro Petrianni, il quale così facendo voleva naturalmente allontanare qualsiasi sospetto dalla sua persona. Il delitto così architettato è poi stato eseguito con diversi accorgimenti.

L’assassino, infatti, per depistare le indagini, ha sapientemente ideato la circostanza di aver visto Maurizio Di Raimo a bordo di un’autovettura di grossa cilindrata in compagnia di una avvenente donna, specificando essere certo di non trattarsi della compagna. Naturalmente tutto ciò esclusivamente allo scopo di infondere il concetto di un allontanamento volontario da parte della malcapitata vittima.

Per rafforzare tale convincimento Petrianni ha anche tentato di nascondere la vettura in uso a Maurizio Di Raimo, conducendola sino a Campoverde, luogo dove è stata invece rinvenuta dagli investigatori della Polizia di Stato della Questura di Latina e, al cui interno, sono stati rilevati indizi di una lite. Altro particolare è legato alle modalità con le quali l’assassino si è liberato del cadavere, gettandolo in un pozzo la cui apertura è stata abilmente celata con pietre e fogliame. Basti pensare solo che per il  recupero della salma da parte della Questura di Latina è stato necessario impiegare due grossi  mezzi escavatori.

Proseguono le indagini della Squadra Mobile per far piena luce sulla vicenda, con il certo contributo degli esiti dell’autopsia, e  per il rinvenimento della pistola utilizzata,  tenuto conto che  Pietro Petrianni ha riferito di averla  lanciata nel lago di Fogliano.

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