Renato Centofanti: contributo per un dibattito, dopo la disfatta del PD

“E’ passato più d’un mese, dalle elezioni politiche del 4 marzo e chi come me, ha sempre riflettuto sulla Politica e sul PD, deve dire quello che pensa e proporre delle linee di riflessione”

Riceviamo e Pubblichiamo dal nostro lettore Renato Centofanti:

E’ passato più d’un mese, dalle elezioni politiche del 4 marzo che hanno cambiato la fisionomia della politica italiana, e chi come me, ha sempre riflettuto sulla Politica e sul PD, deve dire quello che pensa e proporre delle linee di riflessione.

Per sommi capi: il M5s dal 25% è passato al 32;  Il PD dal 25 al 19%; FI 14% all’incirca invariata, ma aveva maggiori aspettative; la Lega (non più Nord, ma nazionale e vero partito di destra) passa dal 4% al 18; Fd’I aumenta ma sta al 4,2; Le speranze di LeU, Bersani e altri, al 3,3, sono residuali.

Proviamo a ragionare sulla vittoria o vittorie (già questo plurale è indicativo del problema) e sulle sconfitte o sconfitta, sgombro subito il campo degli sconfitti: vera disfatta è quella del PD e di Renzi.

I risultati degli altri sconfitti o pareggianti, sono contorno e non incidono sulle questioni aperte.

Renzi, nella lettera di dimissioni sembra non capire le cause profonde di tale risultato, ma forse ci vuole tempo per capire, e certamente, adesso non è lui che deve portare il PD a trovare e scegliere una strategia di lungo periodo (5anni). La croce la deve portare un ceto dirigente del partito, che si è dimostrato scarso teoricamente, poco curioso intellettualmente e non pronto  alle sfide e novità del Mondo, finora, chiuso nel ‘Pensiero’  del principio manageriale delle competenze ed eccellenze. Questo ceto dirigente – del PD – è adatto a mettere in questione quel principio? Forse può farlo, ma deve aprire un percorso di costruzione di un ‘Pensiero’ adatto ad affrontare alcuni temi attuali che, le forze produttive e tecnologiche (come Marx le definisce nel ‘Frammento sulle Macchine’) lasciano cadere come polvere tossica, sulle società del ‘villaggio globale’.

Questa polvere si chiama (mi attengo a una descrizione concisa): Paura, reale o inconscia non cambia la sostanza del comportamento umano. Quando si dice: ‘Prima Noi’,  vuol dire che, pensiamo che Altri ci stiano passando avanti, vediamo il mondo come una fila negli uffici pubblici; dove si sgomita per restare dove si è, nell’ipotesi migliore, visto che la Speranza di migliorare è venuta meno.

A questi due elementi, bisognava e bisogna rispondere, il risultato delle elezioni mostra che i cittadini hanno risposto a modo loro, dicendo: vogliamo avere protezione e sicurezza, sia di ordine pubblico che economica. È avvenuta una saldatura tra voglia d’ordine (certezza della pena, sensazione di illegalità diffusa, fastidio per la presenza di immigrati visti come fuori controllo e portatori di inquietudine sociale) e su questo Salvini ha fatto un capolavoro, ma molto insidioso; e protezione sociale.

Il Movimento – per capire la sua trasversalità va chiamato così – 5S, ha dato una risposta – come messaggio – all’insicurezza sociale (lavorativa e di reddito) e anche a una parte di società che non soffre per il lavoro e il reddito, ma pensa che, lo statalismo che si percepisce dalle loro parole d’ordine possa essere utile alla loro condizione di classe media, arroccata a difesa di quello che ha; che sia conciliabile la cosa  in vista del governo possibile, all’analisi qui fatta,  non interessa.

E’ importante tracciare una mappa del perché, i cittadini elettori si muovono su questi bisogni e aspettative: bisogno di protezione dal lato dell’ordine e del reddito, e aspettative di mantenimento della propria posizione media, questo dal lato sociale, ma non va disconosciuta la rivolta contro la corruzione e un sistema politico percepito come inadeguato e privilegiato. Le due cose si aggrovigliano e si tengono insieme, non aver capito la profondità di quest’opinione diffusa contro tale ‘groviglio’, è una grande colpa o errore difficile da rimediare.

Il problema che si pone alle due forze vincenti è: governare con chi? Visto che i numeri non li hanno entrambe. Vedremo cosa succederà, la mia ipotesi è che, hanno interesse a tornare alle urne con questa legge elettorale, con la fiducia di incamerare i voti del PD (i 5stelle) e sperare di arrivare alla maggioranza, praticamente facendo un ballottaggio materiale, in assenza di quello istituzionale (formale).

La Lega (Cx) pensa di arrivare facilmente alla maggioranza, visto che mancano pochi punti % alla soglia del 40%. Ma, l’obiettivo ancora più succulento, per i due vincitori (uno più dell’altro, ovviamente), è lo smembramento del corpo dell’avversario (PD), detestato  da entrambi perché vogliono sostituirlo in potenza, ma per farlo hanno bisogno di cibarsene, ovviamente elettoralmente. Questo è l’obiettivo, creare un nuovo bipolarismo, non a caso entrambi dicono: ‘non c’è destra ne sinistra siamo oltre le categorie novecentesche’, questo è il loro orizzonte, a me sembra senza memoria e la cosa è pericolosa.

Dal lato dello sconfitto sul terreno – il PD -,  in un angolo della sua anima  ha ancora la voglia di riprovarci e sfidare i vincenti? Vuole provare ad allenarsi bene? Allenarsi bene, significa tornare ai classici del movimento operaio, socialista e libertario, coniugandolo con le esperienze teoriche e pratiche che mettono in questione la ‘cecità di una forma di produzione incapace di riformarsi e rendersi accettabile’,  e quindi  avere una possibilità? Pensa il PD, che la sua tradizione possa confrontarsi con le nuove sfide? Ecco, se a questi quesiti risponde affermativamente, allora deve evitare di farsi sbranare definitivamente, e lo può fare solo sapendo che prima di tutto deve Vivere e Ricostituirsi.

Fuor di metafora, deve trovare subito una tattica per l’Oggi, e una strategia per il Futuro.

Una difesa intelligente e sostenibile, deve essere vista come un’apertura al vincente e agli elettori che l’hanno votato,  ma non una resa ne abdicare alle proprie idee fondanti.

Aprire ad un governo (5S), non votandogli contro per farlo insediare, poi dicendo e decidendo punto per punto come la si pensa e come si vota, legare pensiero e voto in modo esemplare e approfondito con divulgazione efficace.  Proporre una legge elettorale basata sul doppio turno alla francese per semplificare il sistema di legittimazione del governo. Aprire un Congresso, come si faceva una volta, al quale invitare a partecipare attivamente il corpo vivo della società nella sua ricchezza, (operai, studenti, poeti, economisti, scienziati, filosofi e altri..) perché solo da una partecipazione straordinaria e di piena dignità dei soggetti sociali menzionati, può emergere una ‘ Visione del Mondo ’ dalla quale far derivare una strategia di lungo periodo che affronti la Mondializzazione e i suoi problemi, le paure secolari e le sfide delle diseguaglianze. Insomma, non subire una rivoluzione passiva di un ‘pensiero razionale e semplice’ qual è quello ‘manageriale’, che ha un lato oscuro e violento,  ma portare la sfida a un livello superiore e mettere in ‘questione anche il capitalismo’ e le sue aberrazioni. La sinistra riformista ha una tradizione a cui attingere, ha anche una tradizione ‘eretica’ che dovrebbe essere ripresa e valorizzata, penso ai vari movimenti di contestazione sulle diseguaglianze, che inevitabilmente vanno associate a una critica della forma di produzione capitalistica.  Perché tutti i più grandi capitalisti delle nuove tecnologie, Bill Gates e altri sanno,  che la forma di produzione capitalistica combinata con la tecno-scienza, produce effetti che nel medio termine non saranno assorbiti dalle Democrazie Occidentali, come le abbiamo vissute; e non è detto che nel lungo termine le cose migliorino se continuiamo a stare dentro quegli argini.  Il PD deve rilanciare, capire e interpretare il presente verso il futuro, se lo saprà fare avrà un ruolo importante, altrimenti dovrà accontentarsi di quello che faceva il partito Socialista nella prima repubblica, giocare da ‘ago della bilancia’ in un sistema proporzionale dove i due poli del sistema politico erano la DC e il PCI; una modesta realtà.

Il PD non è nato per fare ‘l’ago della bilancia’, ne si deve rassegnare ad esserlo senza giocarsela, fino in fondo. Questa è la partita che attende il PD, ed è una partita della cui riuscita è difficile prevedere.

N.B

Alla destra di Salvini, nemmeno si deve pensare visto che il PD si ritiene di sinistra e alternativo alla destra.

Renato Centofanti

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