Roma, smantellato clan a La Rustica: 14 arresti, dagli incendi alle torture

A conferma della caratura criminale di Carlomosti il suo rapporto con il noto Massimo Carminati

Carabinieri

I carabinieri del comando provinciale di Roma hanno smantellato un sodalizio criminale operante nel quartiere La Rustica dedito al traffico di droga, detenzione di armi clandestine, sequestro di persona ed estorsione.

Le indagini che hanno portato al provvedimento odierno disposto dal Gip del tribunale di Roma sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Roma.

Si tratta di 14 arrestati, 6 portati in carcere e 8 agli arresti domiciliari.

Carabinieri arresti

La Rustica, 14 arresti: dallo spaccio alla tortura

I reati contestati vanno a vario titolo dall’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, tentato omicidio, lesioni, tortura, sequestro di persona, estorsione e incendio, nonché detenzione illegale e commercio di armi da sparo.

L’indagine trae origine dal ferimento di un uomo, avvenuto il 17 novembre 2017, attinto da più colpi d’arma da fuoco alle gambe mentre si trovava all’interno del complesso residenziale del quartiere La Rustica.

Il caso Carlomosti e l’inizio delle indagini

Le indagini, coordinate dalla Dda capitolina, hanno consentito di risalire all’autore del fatto di sangue, il pregiudicato Daniele Carlomosti, e di ricondurre l’evento delittuoso agli attriti che erano sorti tra quest’ultimo e il fratello Simone per la gestione delle attività illecite.

Contrasti che sfociavano in ulteriori atti intimidatori, quali gambizzazioni, incendi, esplosione colpi d’arma da fuoco contro appartamenti e veicoli.

Fino al tentato omicidio di Simone allorquando Daniele gli sparava contro, dal balcone della sua abitazione, più colpi d’arma da fuoco con una pistola calibro 7,65 non riuscendo nell’intento di ucciderlo solo per un caso fortuito.

Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di raccogliere ulteriori indizi di reità in ordine alla funzione verticistica ricoperta da Daniele in seno ad un sodalizio finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti.

“Egli, ponendo in essere violenti atti intimidatori al fine di conquistare l’egemonia nello specifico settore illecito, operava con funzioni di raccordo tra i fornitori del narcotico e gli acquirenti dello stesso, dediti alla sua commercializzazione nell’hinterland romano, coordinando le attività illecite dei sodali dal suo domicilio sito nel quartiere La Rustica”.

Il traffico internazionale di stupefacenti

Nello specifico, le investigazioni, condotte mediante intercettazioni e servizi di pedinamento, hanno consentito di documentare diversi aspetti crimali.

Le fasi dell’imminente acquisto di mille chili di hashish dal Marocco da trasportare prima in Spagna e poi in Italia mediante un gommone, pianificazione che non si concretizzava a causa dell’intervento della Polizia marocchina che riusciva ad intercettare il carico al largo delle coste africane.

Le atroci torture

Il sequestro di persona a scopo estorsivo e le torture subite da un soggetto moroso per un debito di 64.000 euro riconducibile ad una partita di stupefacenti non pagata.

Nello specifico il gruppo malavitoso aveva portato la vittima all’interno di un appartamento rivestito con teli in plastica al fine di non lasciare tracce di sangue, legandola, spogliandola e costringendola a subire minacce di morte e gravi violenze fisiche per circa sei ore.

E ancora ulteriori condotte estorsive poste in essere nei confronti di acquirenti, questi ultimi accusati di non aver rispettato i pagamenti secondo le modalità pattuite. In particolare, nel mese di dicembre 2018, si verificava il pestaggio di un debitore. Quest’ultimo era costretto a consegnare due orologi di pregio, nonché a trasferire la titolarità di un veicolo di valore al fine di estinguere il debito.

Importanti ruoli femminili in seno al sodalizio

In seno al sodalizio ricoprivano importanti ruoli anche alcune figure femminili, ovvero la zia e la moglie del promotore Daniele Carlomosti. La moglie si occupava principalmente di gestire problematiche logistiche quali ad esempio la custodia delle chiavi dei locali di stoccaggio degli ingenti quantitativi di droga prima di essere smistati.

A conferma della caratura criminale del Carlomosti, dal contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare “Mondo di Mezzo”, emergeva il rapporto esistente proprio tra il boss e il noto Massimo Carminati. Quest’ultimo, in una circostanza, riferendosi al sodalizio gestito da Carlomosti, riferiva ad un interlocutore la frase: “quelli so’ brutti forti compà”.

Nel corso delle investigazioni svolte dai carabinieri si è proceduto all’arresto in flagranza di reato di 7 persone per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, con il conseguente sequestro di complessivi kg. 11,400 di hashish.