Terremoti, Pirozzi: “Sms per le vittime hanno tradito solidarietà italiani”

Come sono stati spesi quasi 34 milioni di euro donati tramite sms dalla collettività? Non come ci avevano detto

Gli italiani con i loro sms solidali, hanno donato quasi 34 milioni di euro per le popolazioni terremotate di Lazio, Abruzzo e Marche, dimostrando una solidarietà e un senso di comunità straordinario. L’Italia, martoriata dai terremoti, si fa forza della sua umanità verso i connazionali. Questo denaro è stato donato dagli italiani ai quali è stato comunicato che sarebbe arrivato ai comuni colpiti dai sismi. E come è stato speso questo denaro, che, ripetiamo è stato donato dagli italiani con la certezza che arrivasse ai cittadini vittime dei terremoti?

Invece di essere utilizzato per aiutare direttamente le popolazioni, ha finanziato opere pubbliche volute dalle Regioni, come la grotta sudatoria delle terme di Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno. Un esempio lampante di una scelta che lascia davvero sbigottiti e indignati.

Abbiamo parlato con l’onorevole Sergio Pirozzi, ex sindaco di Amatrice e Consigliere Regionale del Lazio, che da anni si batte per denunciare il fatto e per proporre che il denaro degli sms solidali confluisca nelle casse dei comuni, che possono utilizzarli in modo più diretto e trasparente in servizi direttamente utili ai loro cittadini:

“Questa battaglia l’ho iniziata nel luglio del 2017, la presentai anche a ‘Radio radio’, l’ho ribadita a settembre 2017 e l’ho sostenuta anche attraverso una campagna social, e a gennaio 2019 al sottosegretario Crimi ho consegnato tremila foto di persone che hanno dato i loro soldi via sms alle persone terremotate. Ho sempre contestato che i soldi delle donazioni dei cittadini italiani hanno versato non erano stati dati da loro per fare delle opere pubbliche ma per dare sostegno alle popolazioni colpite dal sisma del 2016. Ho sempre proposto che questo denaro dovesse essere dato ai sindaci i quali li avrebbero spesi in provvedimenti per la propria popolazione. Questo non è stato mai fatto; hanno ripartito queste risorse tra le regioni e un comitato di saggi, espressione di una parte politica, i quali hanno deciso di farci delle opere pubbliche. Nelle Marche hanno deciso di rimettere insieme le terme di una grotta sudatoria, scelta legittima ma coi soldi della Regione e non con quelli che la collettività ha donato per i terremotati. Sono tre anni che mi batto perché se si chiede un aiuto ai singoli cittadini bisogna assolutamente rispettare la loro volontà, la loro scelta relativa a quale causa hanno deciso di aderire dando i loro soldi. Se la comunicazione dice ai cittadini che i loro soldi andranno ai terremotati, i cittadini si fidano e mandano il loro sms, ma se invece quei soldi andranno alla Regione questo significa tradire la volontà degli italiani”.

In questo caso la frode è più verso coloro che hanno dato quel denaro che verso coloro che avrebbero dovuto riceverlo…

“Sì, certo. Ho consigliato per le prossime campagne di solidarietà che Dipartimento Protezione Civile e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che le campagne sugli sms devono essere chiare, e lo ridico, chiare e trasparenti. Ciò che è stato fatto ha degli effetti anche più vasti e deleteri come mettere in crisi la fiducia degli italiani nelle istituzioni e anche il mondo della solidarietà. Ho portato anche l’esempio di come dovrebbero essere usati questi fondi raccolti con i messaggi degli utenti, nella mia esperienza di sindaco di Amatrice. Infatti pochi giorni dopo il terremoto aprì un conto corrente del Comune, sul quale gli italiani potevano fare dei versamenti. Con questi fondi sono riuscito a dare sostegno a chi aveva perso il lavoro, a chi aveva avuto una riduzione del proprio volume di affari, a chi doveva compare attrezzature nuove per le attività commerciali e artigianali, un sostegno per chi integrava la pensione con l’affitto di casa. Abbiamo fatto un bonus sull’energia per le case, un bonus bebè per chi decideva di restare a vivere lì e fare figli, abbiamo cercato di incentivare chi voleva restare. Insomma azioni concrete per le case, il lavoro e i bambini”.

Che è anche un atto di resistenza nell’ottica della sopravvivenza culturale, contro lo spopolamento di una località antica e preziosa come Amatrice.

“Sì, esatto e se prima non viene assicurata la permanenza tramite il lavoro e i servizi essenziale, le persone andranno via, ed è comprensibile. A cosa serve un’opera pubblica dopo otto anni se le persone nel frattempo sono andate via perché non avevano elettricità, acqua o lavoro? La tenuta sociale e la permanenza fisica hanno come base le possibilità di base di poter cucinare, lavorare e avere luoghi di aggregazione . E soprattutto, oltre a investire il denaro nelle opere davvero utili, occorre che sia davvero il fine che è stato dichiarato a chi ha donato quei fondi”.

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