Umbria: tasse, immigrati e fisco affondano PD e M5S

Il flop di PD-M5S in Umbria ulteriore messaggio del popolo che vuole politiche di governo differenti da quelle attuali. Lavoro, welfare, immigrazione, fisco sono solo alcuni dei temi sui quali il governo deve fare una netta inversione di marcia

I risultati della tornata elettorale riguardante  le elezioni regionali in Umbria parlano chiaro: no a PD e M5S. L'elettorato boccia in modo netto l'alleanza giallo-rossa senza alcuna possibilità di riflessione; la volontà è chiara e non lascia alcun dubbio, la politica nazionale intrapresa viene bocciata senza alcuna esitazone visti i risultati che, ancora una volta, sono plebiscitari e promuovono il centro destra a pieni voti.

Tutta la serie di proposte di governo riguardante immigrazione, fisco e relativa imposizione fiscale, che vede il popolo destinatario di una vessazione tale da far ripensare ai periodi di crisi economica post-bellica, ha indubbiamente fatto scattare la molla di una ribellione democratica espressa con il voto.

Il ribaltone di governo PD-M5S, che ha riportato nuovamente al governo il PD, già precedentemente bocciato dagli italiani, non è passato inosservato ad un elettorato che si è sentito tradito nella sua volontà espressa in modo inconfutabile; nelle elezioni in Umbria quello stesso elettorato ha colto l'occasione per precisare in modo ancor più netto quale sia la propria volontà nell'orientare il governo nazionale e anche quello regionale. A nulla servono le recriminazioni o i velati mea culpa di Di Maio nel prendere atto del crollo del M5S; riflessioni, queste ultime, che hanno il sapore di motivazioni pretestuose da opporre al flop elettorale di cui il movimento è stato oggetto e protagonista.

Riguardo al PD la conferma della scarsa considerazione di cui gode è altrettanto chiara; gli italiani desiderano che si pensi agli italiani, alla loro condizione economica, ad una pressione fiscale che sta uccidendo la loro capacità di vivere in modo dignitoso, ad un lavoro che sempre meno riesce ad offrire possibilità di inserimento, a politiche di welfare sempre più assenti e inesistenti, ad una sicurezza sempre più assente nelle città, ad una tutela dei propri diritti ormai evanescente; un popolo quello italiano che, se da un lato non è capace di scendere in piazza come quello cileno dall'altro è esasperato al punto tale da esprimere la sua insofferenza politica con un voto forte e incontrovertibile.

Non da ultimo ha rivestito il suo non indifferente peso il modo in cui vengono affrontate dal governo le politiche migratorie attraverso la riapertura dei porti e una accoglienza caotica, disorganizzata, illogica, forsennata, senza veri criteri di inclusione sociale e integrazione come avveniva alcuni anni addietro. Una immigrazione a frontiere aperte, totalmente opposta rispetto a quella riservata a chi vuole entrare in italia regolarmente per lavorare veramente, che assume ogni giorno di più i connotati di un disegno di sostituzione etnica comprovata dalle continue affermazioni da parte di politici di sinistra che sembrano avere come solo e unico obiettivo quello di riservare ogni sforzo legislativo, economico-finanziario e pseudo-organizzativo agli sbarchi e all'invasione.

Il popolo italiano è ormai stanco, stremato, affamato, esasperato per essere sottoposto a politiche illogiche dal punto di vista sociale come economico-fiscale; questo risultato elettorale ne è l'estrema prova.

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